Vinfast, il produttore vietnamita di veicoli elettrici che si propone di ripercorrere le orme di Tesla, continua a far parlare molto di sé. Se sino a lunedì lo aveva fatto per l’ennesimo clamoroso rally a Wall Street che gli aveva consentito di quadruplicare la sua quotazione in Borsa, nella giornata successiva ha invece improvvisamente, ma non troppo sorprendentemente innescato la marcia indietro.
Nell’arco di appena 24 ore il suo titolo ha infatti lasciato sul terreno ben 83 miliardi di dollari, in pratica il 44% della sua capitalizzazione di mercato. Un andamento che ha bruciato gran parte dei guadagni collezionati sino a quel momento. Occorre sottolineare come dal giorno del suo debutto in una quotazione SPAC, risalente al passato 15 di agosto, Vinfast fosse riuscita a crescere del 688%. Un boom che ha naturalmente catalizzato l’attenzione di un gran numero di investitori in cerca di occasioni.
Vinfast: i motivi del crollo
Vinfast è stata fondata da Pham Nhat Vuong, miliardario considerato l’uomo più ricco del Vietnam. Ovvero, il fondatore di Vingroup JSC, un conglomerato che vede la presenza al suo interno di immobili, hotel, ospedali e centri commerciali. Proprio il gruppo ha sostenuto con forza la casa costruttrice, impiegando 8,2 miliardi di dollari al fine di finanziare le spese operative e in conto capitale di VinFast nel corso degli ultimi sei anni.
Pham Nhat Vuong controlla quasi interamente l’azienda, detenendone il 99,7%. Proprio la scarsità del flottante, però, sembra costituire al momento il vero e proprio tallone d’Achille del brand. Tanto da indurre gli analisti allo scomodo paragone con AMTD Digital Inc., altra società asiatica che ha deciso di quotarsi negli Stati Uniti, un anno fa.
Dopo aver fatto il suo esordio a Wall Street, infatti, nell’arco di poche settimane AMTD ha messo a segno una crescita clamorosa, pari al 32.000. Per effetto della stessa ha raggiunto un valore di circa 400 miliardi di dollari, tale da fargli superare quello di un colosso bancario come JP Morgan Chase & Co. Da quel momento, però, è iniziata una ritirata che si è rivelata una vera e propria rotta, con la perdita di oltre il 99% del proprio valore, che è ora pari ad appena 1,1 miliardi di dollari.
A spiegare quanto sta accadendo al titolo di Vinfast è stato David Blennerhassett, un analista che pubblica sulla piattaforma Smartkarma. Secondo lui, proprio la disponibilità di un numero minimo di azioni spinge chi ne ha molte a spostarle, favorendone la volatilità.
Le ambizioni della casa asiatica
Se l’andamento borsistico di Vinfast si sta trasformando in un vero e proprio caso, occorre anche ricordare come all’atto pratico si tratti di un’azienda assolutamente diversa da AMTD. Quest’ultima è infatti una società di servizi finanziari con sede a Hong Kong che non gode di grandissima popolarità neanche nel suo mercato interno.
Vinfast, al contrario, rappresenta un vero e proprio gioiello in Vietnam e sta cercando di posizionarsi con estrema forza sul mercato degli Stati Uniti,. Un mercato fondamentale per la sua strategia, ove però è ancora estremamente debole. Dando una rapida occhiata ai dati pubblicati da S&P Standard Mobility, sino al passato mese di giugno il produttore asiatico ha immatricolato lungo il territorio federale appena 137 veicoli.
Proprio per cercare di bypassare le difficoltà, Vinfast ha di conseguenza optato per una strategia fondata su due direttrici: da un lato sta cercando di allestire un circuito di concessionarie in modo da andare a coprire in maniera decisiva il territorio, mentre dall’altro ha investito circa 4 miliardi di dollari nella costruzione di uno stabilimento all’interno della Carolina de Nord.
Uno sforzo che dovrebbe però dare risultati sul medio termine, mentre per l’anno in corso la casa prevede di riuscire a immatricolare circa 50mila veicoli, dopo i circa 20mila collezionati nel corso del 2022 . Una inezia se raffrontata agli 1,8 milioni che dovrebbero invece essere consegnati da Tesla. Per quanto riguarda il risultato finanziario, il marchio ha invece cumulato perdite pari a circa 600 milioni di dollari nel corso del primo trimestre dell’anno. Perdite che dovrebbero peraltro amplificarsi nel breve termine, stando alle previsioni degli analisti. Dati i quali, comunque, non sembrano scoraggiare eccessivamente Pham Nhat Vuong.