La conclusione della vertenza Volkswagen può essere salutata con soddisfazione dall’opinione pubblica, soprattutto alla luce del salvataggio delle fabbriche tedesche minacciata di chiusura dall’azienda. Se permangono alcuni dubbi relativi ai licenziamenti, che secondo il sindacato IG Metall non ci sarebbero, contrariamente a quanto annunciato dall’azienda, che parla di 35mila posti di lavoro in meno, resta comunque il fatto che si è evitato un muro contro muro poco produttivo.
A quanto sembra, però, non saranno solo i sindacati a dover concedere qualcosa. Anche i manager, i principali responsabili della situazione ancora problematica in cui versa il gruppo tedesco, dovranno lasciare alcune prerogative sul tavolo della trattativa. Anche se, naturalmente, per loro sarà più facile attutire gli esiti delle concessioni. Andiamo a vedere cosa è accaduto su questo versante.
Volkswagen, i manager vedranno tagliati i loro stipendi nell’ordine del 10% solo nel primo biennio
I manager del gruppo Volkswagen vedranno i loro ricchi emolumenti ridursi nell’ordine del 10%, nel corso del prossimo biennio. A riferirlo è il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, in un articolo dedicato al conseguimento dell’accordo che ha permesso di evitare la chiusura di alcune fabbriche tedesche, tagliando comunque i costi. Tutti, di conseguenza, dovranno concorrere, nell’ambito delle proprie possibilità, a riportare i conti in ordine, in modo da aiutare il gruppo a superare una crisi che sembrava irrimediabile.
Il giornale ha anche fornito i dettagli relativi al versante manageriale. Si parla, infatti, di una riduzione che sarà applicata ai pagamenti dei bonus di maggio, cui farà seguito il taglio del 10% degli stipendi nel 2025 e nel 2026 per 4mila dirigenti. Nei tre anni successivi, i loro stipendi subiranno ulteriori sforbiciate dell’8%, del 6% e del 5%.
Per il momento mancano i commenti delle parti coinvolte nella trattativa, che si è rivelata estenuante. Né l’azienda, né IG Metall hanno voluto rilasciare dichiarazioni al proposito. Sembra però difficile che la Sueddeutsche Zeitung possa spacciare semplici indiscrezioni per una notizia reale, come ha invece fatto. È comunque probabile che nei prossimi giorni le controparti rendano noto il proprio punto di vista.
L’accordo raggiunto assume l’aspetto di un compromesso
Volkswagen ha annunciato nella nottata di venerdì il conseguimento dell’accordo con IG Metall che pure sembrava lontano, alla luce delle pretese delle famiglie Porsche e Piech, intenzionate a chiudere stabilimenti pur di continuare a portare a casa pingui dividendi, facendo in tal modo pagare la crisi del gruppo ai soli lavoratori.
Nell’ambito di tale accordo sono previsti 35mila posti di lavoro in meno e un ridimensionamento significativo della capacità produttiva. L’accordo tra le controparti è stato annunciato al termine del quinto round di negoziati, protrattosi sino alla tarda notte di venerdì in un hotel di Hannover. Naturalmente in molti si stanno chiedendo se l’accordo sia un compromesso, come chiesto da IG Metall, o se invece l’azienda abbia portato a casa ciò che si prefiggeva.
Se è vero che decine di migliaia di posti di lavoro saranno comunque eliminati, occorre però sottolineare che sono state evitate chiusure viste come il fumo negli occhi dal sindacato. Il motivo è in fondo molto semplice: la loro eliminazione avrebbe assunto il sapore dell’inizio di un processo di deindustrializzazione in Germania. Andandosi a sommare alle conseguenze per un indotto che dipende proprio da Wolfsburg.
Ora, però, resta molto lavoro da fare, per riuscire a resistere in una fase di mercato che non è assolutamente propizia. In particolare, a preoccupare è il cedimento in atto in Cina, sotto l’offensiva dei produttori locali. Cui si va ad aggiungere il pericolo rappresentato dalle politiche annunciate da Trump. Proprio Volkswagen, insieme a Stellantis, è considerato il gruppo che più potrebbe rimetterci dall’apposizione di dazi annunciata dal nuovo (e vecchio) inquilino della Casa Bianca.