Forse il marchio GTI ha ancora un futuro in Volkswagen. Lo lasciano quantomeno sperare dei documenti segreti “rubati” all’ufficio brevetti tedesco da Carbuzz nelle scorse ore. La Casa automobilistica di Wolfsburg ha depositato un nuovo logo, dove al posto della “I” di Injection (ossia di iniezione diretta del carburante), figura un fulmine. In proposito, la compagnia avrebbe intenzione di mantenere il mitico sotto-brand capace di fare presa su un bacino di pubblico piuttosto ristretto, ma molto affezionato.
Volkswagen: i piani sulle sportive a trazione elettrica
Ora in tanti potranno chiedersi ciò cosa comporterà in futuro, se vi saranno delle novità degne di nota o meno per quanto riguarda la GTX. Quest’ultima identifica i modelli green della gamma e vanta, senza ombra di dubbio, meno storia rispetto alla controparte. Ecco perché un suo eventuale ritiro è una strada percorribile. Lo scrive Carbuzz stessa, in un pezzo di approfondimento dove prova a immaginare quali siano le mosse tenute in serbo da Volkswagen. La tesi meno di rottura consisterebbe nel confermare la nomenclatura GTX solo con le vetture a trazione 100 per cento elettrica e nell’assegnare quella GTI pure alle proposte ibride, oltre che endotermiche. Il nome, lo ricordiamo, identifica i modelli più “pepati” presenti nel portafoglio prodotti, capaci di offrire tanta adrenalina al volante ai conducenti.
Comunque, anche laddove GTX trovasse conferma, probabilmente avrà i giorni contati (o quasi). Servirà giusto all’inizio, quando vi sarà la possibilità di immettere in commercio pure le proposte endotermiche e ibride. Dal 2035 in avanti queste ultime dovrebbero sparire in Europa, stando almeno alle direttive emanate dalla Commissione Europea, in favore dell’ambiente.
L’unica “scappatoia” certa è rappresentata, al momento, dai carburanti sintetici, noti anche con l’espressione di matrice anglosassone eFuel. Reclamata a gran voce dalla Germania, la deroga è giunta negli scorsi mesi, dopo un logorante braccio di ferro con le istituzioni comunitarie. Il cancellierato di Olaf Scholz ha saputo far valere il suo notevole peso politico, a tal punto da scavalcare nelle preferenze i biocarburanti. Che l’Italia non ha avuto il modo di vederseli accettare in seguito allo stop delle termiche. Il tutto malgrado lo stato dei lavori sia in uno stadio più avanzato, come attesta l’installazione delle stazioni di servizio da parte di compagnie leader lungo la nostra penisola quali Eni e Q8.
Le auto elettriche del futuro di Volkswagen dovrebbero non avere più un aspetto avveniristico. In passato l’obiettivo era di scaturire attenzione, ma ormai le bev costituiscono una realtà consolidata. Ecco perché Schäffer avrebbe in mente di rievocare le stesse sensazioni della Golf degli anni Novanta.