I dati del secondo trimestre 2023 verranno annunciati giovedì 27 luglio. Intanto, gli investitori del gruppo Volkswagen manifestano preoccupazione, per quanto riguarda lo sviluppo strategico. Difatti, se la crescita e la redditività a breve termine risulta essere soddisfacente, il valore in Borsa lascia a desiderare. Le performance di inizio anno si sono rivelati piuttosto deludente delusi, con un incremento del 4,7 per cento di valore, misero se rapportato al 24 per cento della Stellantis o al 20 per cento della Renault.
Musk punta a umiliare la Volkswagen in casa sua
L’amministratore delegato del gruppo, Thomas Schafer, ha ammesso di essere preoccupato dalla situazione attuale. Ricevuta la candidatura undici mesi fa, l’amministratore delegato di Volkswagen ha delle grosse sfide da vincere, uno su tutti il taglio delle spese. In collegamento con i manager, il numero uno del marchio ha fissato il target di risparmio a 11 miliardi di euro. Altrimenti, le prospettive rischiano di diventare parecchio nebulosa. Nel recente periodo l’intero conglomerato ha dato dei grossi segnali di sofferenza, come dimostra l’uscita di scena di Markus Duessman, destituito dalla carica di ceo di Audi. Una scelta dettata dalla volontà di dare lo slancio alle vendite nel comparto elettrico. Inoltre, giusto per rinfrescarci un po’ la memoria, l’attuale lider maximo del VW Group, Oliver Blume, è salito al potere soltanto negli scorsi mesi, in sostituzione di Herbert Diess.
In questo periodo tanto delicato, la Volkswagen è forse attesa all’ennesimo sgarbo, potenzialmente in grado di peggiorarne la già precaria immagine. La “colpa” sarebbe della Tesla, la quale, secondo il New York Times, avrebbe in mente di raddoppiare la capacità produttiva dello stabilimento di Berlino, portandola a un milione di veicoli l’anno. Elon Musk è convinto vi siano i presupposti al raggiungimento di un traguardo tanto ambizioso. Anche se non sempre indovina nelle previsioni (del resto, nessuno è infallibile), spesso il tycoon sudafricano ha avuto l’ultima parola.
Tagliare il traguardo avrebbe delle implicazioni sull’immagine proiettata da Volkswagen all’esterno. Non il miglior biglietto da visita da presentare ai negoziati con i sindacati tedeschi, relativi al ridimensionamento e allo sfoltimento del personale. Per farla breve, vi è un preoccupante bollino rosso e fa ancora più male pensando all’importanza storica di VW nell’industria dei motori. Ormai i tempi sono cambiati, sia per la transizione elettrica sia per la competitività delle realtà cinesi. Che arrecano ulteriore fastidio, alla luce dell’eccellente rapporto tra qualità e prezzo che contraddistingue gli esemplari della terra dei dragoni.