Chiude Volkswagen, ma per adesso solo in Cina. Il colosso tedesco ha preso una decisione significativa cancellando l’investimento dal suo stabilimento situato a Urumqi, nella regione cinese dello Xinjiang, un’area al centro di controversie internazionali. Si parla di repressione della popolazione uigura, di abusi sui diritti umani e di lavoro forzato. Un contesto da incubo dal quale il marchio tedesco vuole slegarsi in ogni modo.
In collaborazione con il partner cinese di lunga data Saic, Volkswagen cederà l’impianto alla Shanghai Motor Vehicle Inspection Certification (Smvic), una controllata della Shanghai Lingang Development Group, di proprietà statale. Questa decisione rappresenta un cambiamento strategico per il colosso automobilistico di Wolfsburg, sotto pressione da parte di investitori e organizzazioni per i diritti umani che chiedevano di lasciare la regione.
La vendita segna la prima cessione di un sito produttivo per l’azienda, mentre in Germania proseguono complesse trattative sindacali per un ambizioso piano di riduzione dei costi. Le prossime settimane potrebbero rivelare se altri stabilimenti tedeschi subiranno un destino simile.
A Urumqi, in Cina, Volkswagen, attraverso la joint venture con Saic, produceva principalmente modelli destinati al mercato locale, come la Passat. Tuttavia, la produzione era già stata drasticamente ridotta e negli ultimi anni si limitava alla preparazione di circa 10.000 veicoli annui. L’uscita dalla regione, inoltre, avviene in un periodo particolarmente sfidante per Volkswagen in Cina, dove il marchio affronta una dura competizione da parte di BYD, che ha recentemente superato Volkswagen come brand più venduto nel Paese.
Volkswagen, correndo ai ripari, sta collaborando con partner come Xpeng, con l’obiettivo di sviluppare oltre 30 nuovi modelli elettrici e ibridi entro il 2030. La partnership con Saic, invece, è estesa fino al 2040, con piani per introdurre 18 nuovi modelli entro il 2030, inclusi due veicoli a gamma estesa previsti per il 2026. L’addio allo Xinjiang comprende anche la cessione delle piste di prova a Turpan e ad Anting, vicino Shanghai, segnando così la fine della presenza diretta del marchio nella regione.