La crisi del Gruppo Volkswagen è ormai nota e sta preoccupando non poco il potere politico tedesco. Si tratta infatti del più grande gruppo tedesco, dal punto di vista occupazionale e una sua tenuta è da considerare fondamentale in un momento in cui le ali estreme di destra (AFD) e di sinistra (BSW) mietono consensi elettorali.
Ora, però, sembra proprio che si stia avvicinando la definitiva resa dei conti tra vertici aziendali e centrali sindacali. Almeno stando a quanto riportato da Automotive News Europe e Bloomberg News, infatti, i primi avrebbero individuato i tre siti produttivi da chiudere o vendere. Le cui maestranze, quindi, si avviano verso un Natale pieno di preoccupazione.
Volkswagen: quali sono i tre stabilimenti in pericolo?
L’ex stabilimento Karmann di Osnabrück, l’ormai celebre “Fabbrica di vetro” di Dresda e l’impianto di Emden. Questi sono gli impianti che VW intende sacrificare sull’altare del risanamento dei conti. Se i primi due sono destinati alla chiusura o venduti, il terzo andrà invece a lavorare conto terzi.
Le indiscrezioni dei media sono giunte proprio alla vigilia di un nuovo round di negoziati tra il Gruppo Volkswagen e l’IG Metall, il combattivo e potente sindacato dei metalmeccanici tedesco. Andandosi quindi ad accavallare alla proposta avanzata da Daniela Cavallo, la popolare direttrice del Consiglio di fabbrica generale di Volkswagen, che prevede tagli per un miliardo e mezzo di euro, ma non la chiusura degli stabilimenti.
Stando a quanto riportato da Automobilwoche, alla riduzione del costo del lavoro in questi termini, si andrebbe però ad aggiungere un corposo taglio degli stipendi per management e Consiglio di gestione, oltre a un dividendo inferiore alle attese per tutti gli azionisti, famiglia Porsche inclusa. Non stupisce quindi che il management del gruppo preferisca chiudere siti produttivi, facendo pagare la crisi esclusivamente ai lavoratori.
Su questa strada, però, si prospetta lo scontro frontale. Le rappresentanze dei lavoratori, infatti, hanno formalmente votato per scioperi limitati in Germania, che avranno luogo a partire dall’inizio di dicembre. Il comitato negoziale della VW AG, filiale tedesca della più grande casa automobilistica europea, ha espresso il proprio consenso all’unanimità per l’azione sindacale. Lo stesso IG Metall ha corredato la decisione con questi bellicosi intenti: “Di conseguenza, si verificherà una vertenza sindacale che metterà l’azienda sotto una pressione enorme”.
Le origini della crisi di VW
La crisi attraversata dal gruppo tedesco, affonda le sue radici nella strategia tesa all’elettrificazione della gamma e ad un ruolo sempre più marginale sul mercato automobilistico cinese. Tanto da far sembrare lunari le parole espresse dal CEO, Oliver Blume, pochi mesi, nel corso della presentazione del bilancio 2023.
Ecco quanto affermato all’epoca dal numero uno del gruppo: “Nel 2023 abbiamo creato una buona base. Sappiamo cosa stiamo facendo e stiamo affrontando tutto con coerenza per realizzare l’enorme potenziale del Gruppo Volkswagen. Grazie a prodotti stimolanti, a una strategia coerente e a una chiara attenzione all’implementazione, guardiamo con fiducia all’esercizio 2024. Il Gruppo Volkswagen sta entrando nella corsa a lungo raggio della trasformazione da una posizione di forza”.
Mentre il CFO Arno Antlitz aveva aggiunto: “”In un contesto difficile, il Gruppo Volkswagen ha ottenuto risultati solidi nel 2023. Quest’anno vogliamo continuare su questa strada. Per garantire il successo a lungo termine, nel 2024 ci concentreremo sulla messa a regime dei nuovi veicoli, sulla riduzione dei costi, su un maggiore utilizzo delle sinergie all’interno del Gruppo e sul raggiungimento di una posizione regionale più solida, anche attraverso una continua crescita redditizia in Nord America.”
L’automotive tedesco sta letteralmente franando
La crisi del gruppo di Wolfsberg, avviene in un contesto sempre più preoccupante, quello di un automotive tedesco che sta letteralmente franando. Alle indiscrezioni sulle probabili chiusure dei tre stabilimenti tedeschi da parte di Volkswagen, vanno infatti aggiunti altri due annunci tali da testimoniare quanto sta accadendo.
Il primo è quello relativo al taglio di 4mila posti in lavoro in Europa da parte di Ford. Una misura la quale andrà a riguardare principalmente Inghilterra e Germania. Mentre il secondo è quello relativo ai tagli annunciati da Mercedes, per miliardi di euro.
Un panorama sempre più desolante, che riguarda anche molte aziende dell’indotto, tale da spingere più di un osservatore a prefigurare un’ipotesi drammatica, quello della deindustrializzazione del Paese. Con effetti che andrebbero a propagarsi ai Paesi che lavorano per le aziende teutoniche, a partire proprio dall’Italia.