Volkswagen: per risanare 300 milioni di tagli su stipendi dirigenti

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Ad assicurarlo ai media locali è Gunnar Kilian, membro del consiglio delle risorse umane della Volkswagen
Volkswagen Tiguan

Procedono i lavori all’interno di Volkswagen per cercare di riportare sulla giusta strada un’azienda entrata in grande difficoltà nel corso del 2024. Difficoltà causate in particolare da una serie di scelte sbagliate, a partire da un’adesione all’auto elettrica che è stata condotta in maniera abbastanza superficiale. Cui si aggiungono la crisi della componentistica e i costi molto elevati di materie prime ed energia.

Un mix che ha visto approssimarsi dalle parti di Wolfsburg quella tempesta perfetta evocata da Daniela Cavallo, che per il momento sembra essere stata allontanata dall’accordo giunto nel passato mese di dicembre, tra azienda e sindacati. Un accordo che prevede il taglio delle spese, in modo da salvare stabilimenti che sembravano ormai sul punto di chiudere.

Ora anche i dirigenti partecipano al risanamento: 300 milioni di euro in meno sui loro ricchi emolumenti

Il piano sui tagli su cui si sono accordati Volkswagen e sindacati, prevede una lunga serie di risparmi. E per poterli rendere più digeribili alle maestranze, anche i dirigenti sono stati chiamati a partecipare al risanamento dell’azienda. In particolare, gli appartenenti al consiglio di amministrazione, che dovranno lasciare 300 milioni di euro dei loro stipendi, da qui al 2030.

Volkswagen Golf

È stato Gunnar Kilian, membro del consiglio delle risorse umane della Volkswagen, ad assicurarlo ai media locali. Si tratta in effetti di un dato di grande rilievo, considerato come si tratti in pratica di un miliardo e mezzo di euro, nei cinque anni in questione. In proporzione il taglio salariale è maggiore rispetto a quello che grava sul resto della forza lavoro o del management, anche se Kilian si è rifiutato di fornire ulteriori dettagli.

Se era lecito attendersi che tutti contribuissero al tentativo di rimettere in carreggiata i conti della casa tedesca, più di un osservatore aveva espresso forti dubbi che i manager sarebbero stati toccati in maniera realmente significativa. Le cifre esplicitate da Kilian sembrano invece andare nella direzione opposta. Quella giusta, peraltro.

I prossimi anni saranno decisivi, per Volkswagen

Il taglio riguardante gli stipendi dei manager vanno a confermare il momento estremamente critico attraversato dal più grande produttore automobilistico tedesco. In pratica, con questa mossa VW provvede a mettere le carte in tavola e ad esplicitare una realtà sottovalutata da molti.

A condurre la casa in una vera e propria strettoia, tale da comportarne un dimagrimento soprattutto a livello di costi, il crollo della redditività. Talmente pronunciato da spingere il management a prospettare per la prima volta nella storia aziendale la chiusura di stabilimenti tedeschi.

Un’ipotesi che ha naturalmente messo in fibrillazione politica e sindacati. Soprattutto in un momento in cui il Paese si avvia verso elezioni politiche che si prospettano molto delicate, per effetto dell’avanzata delle ali estreme dello schieramento, AfD a destra e BWD a sinistra. La chiusura di siti produttivi prospettata dal gruppo era un’ipotesi da allontanare ad ogni costo. E così è stato, al termine di una trattativa in cui tutte le parti coinvolte hanno dovuto lasciare qualcosa per arrivare ad un compromesso. Se i sindacati si sono dovuti rassegnare alla perdita di 35mila addetti, in ogni parte del globo, per i dirigenti è ora arrivato il redde rationem delle scelte sbagliate operate nel passato.

I risparmi previsti per il 2025 ammontano a quattro miliardi di euro

Alla riduzione della forza lavoro, faranno comprensibilmente seguito mutamenti importanti a livello produttivo. In particolare, il fiore all’occhiello del gruppo, la Golf, sarà ora prodotta in Messico. A consigliarlo il costo ridotto del lavoro locale, rispetto a quello tedesco. Mentre più in generale, i tempi di sviluppo dei singoli veicoli saranno ridotti, nel preciso intento di ottimizzare i costi.

Volkswagen T-Roc

Nonostante la situazione, l’amministratore delegato Oliver Blume si è detto fiducioso di fare i passi giusti per raggiungere l’equilibrio agognato. Per farlo è però necessario cambiare quasi tutto. Se resta la scommessa sull’elettrico, ora la roadmap per arrivarci sarà più improntata alla necessaria flessibilità. Resa necessaria da un progresso molto rallentato del processo di elettrificazione a livello globale.

Mentre è destinato a restare centrale il mercato automobilistico cinese. Come è del resto ovvio, trattandosi del più grande mercato globale, da cui Volkswagen dipende molto, non solo in termini di volumi, ma anche di immagine.

Immagine cui dovranno contribuire anche i nuovi modelli. In particolare la Volkswagen ID.2, destinata a segnare un cambiamento nelle regole del gioco, almeno stando alle dichiarazioni rese dal direttore delle vendite, Martin Sander. Il veicolo, che potrebbe comunque cambiare il suo nome nel frattempo, debutterà sul mercato il prossimo anno e per il suo posizionamento è destinato a diventare l’auto più importante degli ultimi anni.

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