Quella dei dazi doganali imposti dall’Unione Europea alle elettriche made in China rappresenta una questione molto controversa. se l’Unione Europea pensa di sbarrare la strada ad esse e approvvigionarsi presso i fornitori del vecchio continente, con ogni probabilità si tratta di un calcolo assolutamente errato. Ma a rendere il quadro ancora peggiore, è un’altra constatazione: non solo i marchi cinesi non risentiranno minimamente delle nuove barriere commerciali, ma saranno in grado di bypassarle esportando auto termiche o ibridi, al posto degli EV. E a risentirne sarà l’ambiente, facendo dei dazi un vero e proprio boomerang. Ma Von der Leyen e colleghi sono abituati a non ascoltare nessuno, per poi ritrovarsi di fronte a fallimenti epocali, come quello relativo alle sanzioni contro la Russia che dovevano piegare il gigante eurasiatico e hanno invece massacrato l’economia europea. Coi dazi si rischia un clamoroso bis, ma tanto a pagare saremo noi sudditi europei, come al solito.
Uno studio pubblicato da Bloomberg è molto eloquente: i dazi stanno ostacolando le auto elettriche cinesi, ma non i marchi del Dragone
A testimoniare quanto sta accadendo è un recente studio di Dataforce, pubblicato da Bloomberg. Dal quale si evince che nel mese di novembre le case cinesi si sono viste contrarre la loro di mercato in Europa, con un calo del 12% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Nel periodo preso in considerazione, infatti, il dato che si attestava a una quota dell’8,2%, a novembre si è ridotta al 7,4%, ovvero il livello più basso da marzo.
Occorre ricordare che le nuove tariffe di importazione, che si aggiungono all’aliquota del 10% già in vigore, si applicano a tutte le auto prodotte in Cina (anche dalle Case europee). Non sono però uguali, in quanto la penalizzazione viene parametrata sulla base della collaborazione fornita dai costruttori all’indagine dell’Unione Europea.
Ne consegue che i dazi a carico di BYD si attestano al 17%, contro il 18,8% del gruppo Geely e il 35,3% di quello che fa capo a SAIC. Anche Tesla, però, deve caricarsi una tariffa pari al 7,7%.
Il marchio che ha risentito maggiormente di quanto sta accadendo è comunque MG (gravitante nell’orbita del gruppo SAIC, che ha lasciato sul campo il 58% delle immatricolazioni che riusciva a collezionare nel novembre del 2023, stando ai dati di Jato Dynamics. Mentre BYD ha più che raddoppiato la propria quota, collezionando un memorabile +127% nello stesso arco temporale.
Il paradosso: cresce l’export cinese, calano le vendite di elettriche provenienti dal gigante asiatico…
A livello globale, le esportazioni di auto elettriche cinesi sono calate del 19% rispetto a novembre 2023, con una flessione del 23% nella sola Europa. Un trend che si può notare soprattutto in Germania e Francia, ove secondo Julian Litzinger, analista di Dataforce, le immatricolazioni di auto prodotte all’ombra della Grande Muraglia sono più che dimezzate rispetto ad un anno prima. Una parziale eccezione è invece rappresentata dal Regno Unito, ove è da registrare un +17% spiegato dal fatto che dopo la Brexit il Paese non fa più parte dell’UE. Senza dazi, quindi, le EV made in China continuano a crescere.
Così come è destinata a crescere all’interno dell’eurozona la percentuale di auto provenienti dal gigante asiatico. In pratica si avranno molte più auto termiche e ibride prodotte in Cina e molte meno auto elettriche da essa provenienti. Un bel controsenso per chi agita il Green Deal come una bandiera agli occhi di un’opinione pubblica sempre più confusa.
A conti fatti, quindi, con la sua ormai evidente sinofobia, l’UE si sta facendo le scarpe da sola, anche da quel punto di vista ambientale che afferma di voler preservare ad ogni costo. In questa situazione, c’è solo da augurarsi che Von der Leyen e soci si avvedano del burrone che si sta avvicinando pericolosamente. Ma non c’è alcuna garanzia in tal senso.