Alfa Romeo Giulia DTM: i fan delle corse farebbero bene a prepararsi perché forse ne vedremo davvero delle belle. Come gli storici ben sapranno, il Biscione vanta una longeva e gloriosa storia pure nelle competizioni e il ritorno alla Formula 1 viaggia verso tale direzione.
Quest’ultima stagione i risultati hanno lasciato abbastanza a desiderare, sicuramente ci si poteva aspettare qualcosa in più da Kimi Raikkonen, partito a razzo e man mano eclissatosi, anche per responsabilità non sue. Accanto al veterano ha debuttato da driver ufficiale l’italianissimo Antonio Giovinazzi, giovane cresciuto nella prestigiosa Ferrari Driver Academy. Spesso migliore del compagno durante le qualifiche, il giovane alfiere di Martina Franca si è frequentemente perso in gara.
Oltre all’esperienza nella competizione regina del motorsport, gli appassionati potranno forse ammirare l’Alfa Romeo nel campionato DTM, rievocando il brillante passato, quando dominava la concorrenza a metà degli anni Novanta. Dopo aver già visto alcune interpretazioni in precedenza, per esempio quella diffusa lo scorso agosto, LP Design scatena ulteriormente la fantasia. Ci offre un’altra visione speciale dell’Alfa Romeo Giulia DTM con colorazione Bosch.
Alfa Romeo Giulia DTM: le caratteristiche estetiche principali del rendering di LP Design
Come si presenta dunque l’auto nel rendering ultimamente proposto? Al primo sguardo trasmette subito una certa adrenalina, diciamo che fa tutto fuorché passare inosservata. La colorazione grigio accostata all’abbinamento rosso-nero è già uno stuzzicante richiamo. Una curiosità alimentata ulteriormente dalle appendici aerodinamiche integrate in serie, senza dimenticare l’imponente alettone posteriore. Insomma, tanta roba.
Chiaro, almeno per ora si tratta esclusivamente di un’idea, un sogno e tale magari resterà. Tuttavia, la reazione degli utenti in rete, qualora fosse entusiasta, alimenterebbe le speranze nella produzione in commercio. Spesso i designer raccolgono gli spunti da terzi. Qui sotto riportiamo l’interpretazione stilistica dell’ipotetica Alfa Romeo Giulia DTM.
Alfa Romeo Giulia DTM Bosch Different Livery💪🏻
Pubblicato da LP Design su Sabato 4 gennaio 2020
Che ne dite? Pensate onori adeguatamente il luminoso passato della Casa di Arese oppure avete qualche riserva a proposito? Ad occuparsene è LP Design, nella fattispecie Lorenzo Prati. Il canale Facebook del progetto del giovane artista veneto svela un inedito bozzetto della vettura del costruttore per il campionato DTM, che l’Alfa Romeo conquistò nel 1993 con la 155 V6 guidata da Nicola Larini e al quale manca da oltre 20 anni.
Bosch in veste di sponsor: ecco perché
La scelta di Bosch in qualità di sponsor ha valide ragioni, infatti da anni è il brand numero uno della serie turismo tedesca, che nell’era odierna tenta di allargare gli orizzonti raggiungendo un comune accordo con il Super GT, sfociato poi nella Dream Race andata di scena al Fuji a novembre. Condizioni probabilmente allettanti in ottica Alfa, attualmente solo impegnata in F1 e (in forma non ufficiale) nel WTCR, nonostante Romeo Ferraris abbia annunciato il ritiro, così da focalizzarsi sullo sviluppo della Giulia ETCR nell’apposito torneo elettrico.
Gerhard Benger, ex ferrarista ora boss del DTM, aveva lanciato due anni fa un appello ad Hockenheim, raccontato in anteprima sulle pagine di Autosprint. Auspicava un ritorno del nostro Paese in calendario e avere l’Alfa Romeo a bordo costituiva un sogno: restava “solo” da convincerla. Una presa di posizione successivamente confermata dall’austriaco a La Gazzetta dello Sport.
Gli appassionati reclamano a gran voce il ritorno del brand. Una volta riportata ai massimi livelli la Ferrari, apprezzerebbero se sul tracciato partecipasse l’Alfa Romeo Giulia DTM, in quanto una berlina prestigiosa con tali tratti distintivi troverebbe il suo habitat naturale. Fosse Marchionne ci avrebbe fatto un pensierino. Iniziata la carriera di drive con l’Alfasud, Benger è legato ad entrambe le società italiane.
L’ex amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles aveva, inoltre, espresso in più occasioni che il dna sportivo Alfa meriterebbe di avventurarsi nella propria area abituale, pure se non era chiaro né quando né dove. Mike Manley renderà la suggestione realtà?
Alfa Romeo Giulia DTM: i successi negli anni ‘90
Nel 1991 Lancia ha già messo in bacheca ben 6 titoli iridati rally, ma nelle concessionarie sta per approdare l’Alfa Romeo 155. La stessa divisione artefice dei leggendari trionfi negli sterrati viene dirottata verso il nuovo ambizioso piano. La parte meccanica della Delta Integrale finisce nella scocca della 155 GTA: la berlina sostitutiva della 75 spadroneggiava nel Campionato Italiano Superturismo 1992, concludendo prima con Nicola Larini e occupando i primi 4 piazzamenti con 17 successi su 20.
Corre il 1993 e la FIA passa dalle Gruppo A alle D1. Sono veicoli in teoria derivati dalla stessa “madre”, in pratica le analogie non vanno però oltre alla silhouette, realizzata in fibra di carbonio. Difatti, il propulsore può raggiungere una cilindrata massima di 2,5 l e 6 cilindri, il telaio è tubolare, mentre i progettisti hanno vasto potere decisionale.
Per l’agguerrito campionato DTM nasce l’Alfa Romeo V6 TI, in grado di sprigionare 420 Cv (poi incrementati a 500) a 12mila giri. Copre lo 0-100 in 2,5 secondi e sfiora i 300 km/h. Man mano le tecniche evolveranno: si mormora che il costo dell’elettronica tocca di per sé 900 milioni di lire. Nell’edizione Audi e BMW dicono addio e rimane unicamente la Mercedes, padre della 190 DTM.
Al campionato partecipano celebri nomi: Uwe Alzen, Roland Asch, Keke Rosberg, Bernd Schneider e molti altri senatori del turismo dell’epoca. Il debutto a Zolder è esplosivo: il duo del team è Nicola Larini e Alessandro Nannini, andatosene dalla F1 successivamente ad un grave incidente in elicottero. Larini, proveniente da Maranello, si era aggiudicato l’anno prima l’Italiano Superturismo. A fine stagione Alfa Romeo brucia la concorrenza in 12 delle 20 manche: 10 di Larini e 2 di Nannini.
Le conseguenze sono il Mondiale piloti e costruttori, beffando le potenza tedesche, convinte di accogliere un gruppo comprimario. Presunzione pagata cara.
I record non valgono il big prize
Il record di vittorie viene eguagliato nel 1994 e nel 1996, senza però mai bissare l’exploit in classifica generale. A causa del regolamento tecnico, ancora meno restrittivo, le spese lievitano enormemente rispetto alla Formula 1, dalla quale provengono o alla quale finiscono diversi assi del volante, come Fisichella, Lehto, Montoya, Zonta, Wurz, Bartels, Stuck, Suzuki e la vecchia generazione. La serie scomparirà già nel 1997 e risorgerà nel 2000.