Il futuro nel mondo dei motori è roseo, con accentuate sfumature verso il rosso: se fossimo esperti di cromatologia potremmo esordire così. Rosso come la Ferrari, che mentre prepara l’ultima stagione della Formula 1 ante rivoluzione tecnica, coltiva i giovani nell’Academy. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando della Ferrari Driver Academy ed è il vivaio dove nascono i campioni del domani. Il progetto, attivo già da qualche anno, ha dato ottimi frutti.
Esempio più eclatante, of course, Charles Leclerc, capace di farsi eleggere driver ufficiale dopo appena un anno di “apprendistato” all’Alfa Romeo-Sauber. Lui è però solo la punta della piramide: un gradino sotto Antonio Giovinazzi, confermato nella scuderia italo-elvetica malgrado la poca costanza. Sotto la superficie germogliano infine splendidi fiori, compresi figli (Mick Schumacher e Giuliano Alesi) e fratelli d’arte (Arthur Leclerc). Ognuno con una storia da raccontare, li lega l’ambizione. Per scoprirne di più il Corriere dello Sport ha scambiato quattro chiacchiere insieme a Laurent Mekies, responsabile del progetto.
Ferrari Driver Academy: gli ultimi approdi
Gli ultimi approdi si chiamano Arthur Leclerc e Dino Beganovic. Il primo ha un cognome molto familiare, essendo il fratello più giovane di Charles, promosso in prima squadra con esiti stratosferici, ad esattamente dieci anni dalla costituzione del progetto che ha visto in qualità di primo esponente Jules Bianchi.
Il secondo, ex kartista, è il prospetto più giovane dell’intera Ferrari Driver Academy e presto disputerà le prime gare nella Formula 4 italiana, oltre ad alcune corse nella serie tedesca ADAC Formel 4. Superata l’impasse iniziale, quando andavano necessariamente prese le misure, oggi il metodo di lavoro sviluppato è il migliore in assoluto, un sogno per qualsiasi ragazzo desideri affacciarsi nel motorsport.
La conoscenza tramandata, abbinata alle notevoli risorse, mette il baby pilota nelle condizioni di performare al meglio. Quest’anno la FDA ha sotto la sua ala protettrice nove ragazzi, dei quali ben 5 saranno protagonisti nel FIA Formula 2 Championship, l’anticamera del paradiso. Proposito condiviso da Mekies e i suoi fidati collaboratori, tra cui il responsabile della divisione tecnica Marco Matassa (che monitora i progressi della next gen), è di portarne almeno uno nella classe regina, possibilmente in un team cliente, così da avviarlo alla nuova e alquanto ostica categoria, sulle orme del caso Leclerc.
Mick Schumacher: pronto per il grande salto
In pole per il grande salto Mick Schumacher. Puntare alle stelle è d’obbligo se porti il cognome del più titolato campione in F1. Non è perà (non solo, almeno) questione di credenziali, bensì di eccellenti performance sui circuiti. Lo scorso anno ha debuttato nella seconda serie aggiudicandosi una corsa a Budapest, in Ungheria.
Il 20enne è stato autore di una stagione in linea con quella del proprio debutto in Formula 3, nel 2017, poi dominata al secondo tentativo grazie a ben 8 successi complessivi, tutti arrivati nella seconda metà. Acquisita dimestichezza, Mick diventa un carrarmato: travolge chiunque si trovi lungo il suo cammino. L’auspicio di Mekies e dell’intera Ferrari Driver Academy è che il tedesco confermi il trend già evidenziato in F3, guadagnandosi “la” chiamata, dopo aver già testato lo scorso aprile in Bahrain sia la Ferrari SF90 sia l’Alfa Romeo C38.
Le matricole
Occhio poi alle matricole, Robert Shwartzman e Marcus Armstrong, due diamanti grezzi che aspettano solamente l’occasione giusta per affinare il talento. Il duo ha portato a Maranello la prima e la seconda posizione lo scorso anno nel nuovo e ultra-competitivo campionato FIA Formula 3. Lontani dalla platea principale, ha dato le risposte auspicate dall’organo dirigenziale. Ora con una certezza in più: tra le mani hanno i migliori prospetti in ottica futura.
Shwartzman e Armstrong, rispettivamente classe 1999 e 2000, si caleranno nella realtà della F2 con due compagini di elevatissimo rango quale Prema Racing e ART Grand Prix, regine dell’epoca attuale. Un andamento al top potrebbe consentire loro di bruciare ulteriormente le tappe e accedere magari all’università, passando preferibilmente da scuderie motorizzate Ferrari, anche se non si sbarrano i cancelli a compagini dalla power unit differente. Sulla bilancia metteranno la loro vasta conoscenza della categoria, un elemento non marginale in una serie complessa.
Le strategie favoriranno qualcuno? No, almeno non subito. Difatti il quintetto partirà rigorosamente alla pari. Seguirli in contemporanea richiederà un tangibile impegno, tuttavia sarà l’occasione di effettuare un confronto diretto. Del resto c’è unicamente spazio per i numeri uno, chi non terrà il passo degli altri rischierà seriamente il posto.
Nell’articolo pubblicato su Autosprint il numero uno della FDA e Direttore Sportivo della Scuderia Ferrari, Laurent Mekies spiega subito l’importanza per il team impegnato in Formula 1 di contare su uno junior program efficace. La FDA è un progetto davvero tenuto in alta considerazione da Maranello, sul quale stanno spingendo sempre di più.
Leclerc e la promozione in prima squadra
La scelta di porre sulla monoposto Charles Leclerc lo scorso anno è testimonianza chiara di quanto conti e quanta attenzione venga posta sul programma. Il fatto che il monegasco abbia chiuso il cerchio e sia diventato il primo pilota del vivaio a diventare titolare dopo dieci anni è emblematico. E suggella gli sforzi profusi nel corso del tempo, che in precedenza non aveva ancora condotto un proprio esponente alla Scuderia. I risultati eccezionali conseguiti da Charles, una volta gettato tra gli squali, spinge a maturare ulteriore fiducia nel progetto e spendersi in tale direzione.
La Driver Academy costituisce un asset importante e strategico. Senza discostarsi da Leclerc, il monegasco incarna l’esempio per ogni ragazzo. Oltre a lanciarlo in prima squadra, ha dimostrato di che pasta è fatto, abituandosi piuttosto agevolmente alla divisione. Inoltre, l’ha spesso e volentieri spuntata nel testa-a-testa con il quattro volte iridato Sebastian Vettel. Ad avvalorare un assioma: ruotare anzitempo nel sistema Ferrari sveltisce l’inserimento in prima squadra e genererà fin dal principio benefici
Questo soddisfa i piani alti e diventa un forte elemento motivazionali per gli altri ragazzi del vivaio. All’interno la sensazione si sente, Leclerc rappresenta per chiunque un esempio. Il suo ruolo di titolare alla Scuderia Ferrari – aggiunge Mekies – è stato qualcosa di naturale, inevitabile. Metro di ispirazione, dati due fattori determinanti: la macchina e sta ottimamente figurando.
Non ha pagato alcuno scotto e fra pochi mesi, forte della conoscenza accumulata durante il primo campionato, partirà nettamente avvantaggiato. In definitiva, quella di Leclerc è una storia da imitare e trasmette grossi stimoli. I ragazzi danno sempre il 100 per cento. Avendo compiuto percorso analogo, Leclerc ama stare al fianco dei più giovani e molto spesso passa a salutarli, motivarli e spronarli. Si vedono sempre tutti, pure nei week-end di gara: un bel gruppo e una bella famiglia.
L’opinione generale vuole che la Ferrari disponga attualmente del migliore vivaio in circolazione. Alla domanda se si sentano un passo avanti agli altri, Mekies vuota il sacco. La realtà dei fatti è che l’Academy è stata formato esclusivamente allo scopo di scovare driver in grado di vincere per la Scuderia Ferrari. Altrimenti perderebbe significato. Dunque, desiderano altri Leclerc che possano centrare grossi obiettivi con loro.
In definitiva, Mekies pensa che disporre del miglior vivaio equivalga a maggiori successo. Questo è il parametro principale per analizzare in maniera oggettiva la qualità dello junior program. Non contano i complimenti, non conta se gli addetti ai lavori li considerino il miglior vivaio. È essenziale che i ragazzi abbiano spirito vincente e portino in alto la Scuderia Ferrari. Si stanno organizzando per accaparrarsi la crème de la crème, però evitano paragoni con i propri competitor. Ciò che importa è chi poi taglia il traguardo per primo la domenica.
Il futuro è dei giovani
Dalla Mercedes alla Ferrari, fino alla Red Bull alla politica di investimento nei giovani viene apposta notevole enfasi. Come racconta Mekies, i 3 o 4 top team, per un motivo o per l’altro, hanno operato tutti la stessa scelta e sviluppato internamente i loro junior program. Ciò perché chi è privo di un vivaio, il mercato oggigiorno offre opportunità troppo limitate. A piede libero restano infatti esclusivamente i piloti tagliati fuori dai vari junior team e che probabilmente non costituirebbero in nessuna circostanza la decisione ottimale. Tornando a Leclerc, la velocità di adattamento ha lasciato sbalorditi, essendosi espresso sui medesimi livelli qualitativi di Vettel.
A ben ricordare, lo stesso è valso per Lewis Hamilton, che aveva fatto la stessa cosa in McLaren con Fernando Alonso, e Max Verstappen in Red Bull con Daniel Ricciardo. Dunque, perché il processo di ambientamento è tanto veloce? Facendo riferimento a Hamilton, Verstappen e Leclerc il responsabile della Ferrari Driver Academy sottolinea i meriti personali: ciascuno è un pilota eccezionale, straordinario per l’impatto avuto.
Ma se il trio denota una tendenza, stando alla quale l’ultimo arrivato va subito forte, questo non lo sa. Nel loro caso, sicuramente sì. Gli piacerebbe credere che hanno ben figurato perché sono stati adeguatamente preparati, ma in realtà – conclude umilmente – stanno semplicemente discutendo di tre talenti fuori dal comune.