Sono passati già quarant’anni da quando la Fiat Panda venne presentata al Quirinale di fronte all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Una storia lunga e costellata di successi, una vettura venduta contando su numeri di immatricolazione elevatissimi nota a tutti un po’ come l’arzilla 500 del boom economico. La Panda presentata nel 1980 è una vettura per tutti, se si considera che la possedevano operai, giovani alle prime armi o gente di campagna ma anche l’Avvocato Agnelli.
Proprio tra qualche giorno, il 25 febbraio prossimo, è già previsto un evento che la festeggerà presso lo stabilimento FCA di Pomigliano d’Arco. Proprio a Pomigliano viene attualmente prodotta (ormai da nove anni) l’attuale versione della Panda, anche nella sua ultima variante ibrida. La Panda è oggi una vettura mitica apprezzata da un pubblico che l’ha pienamente rivalutata e mai dimenticata. Ripercorriamone la storia.
Nasce per sostituire la 126
Con gli Anni ’70 giunti ormai al capolinea, in casa Fiat c’è il bisogno di sostituire la 126 per dire addio a soluzioni ormai più che superate. La piccola vettura del marchio torinese possedeva ancora diversi retaggi di un passato che vedeva nella 600 un’espressione tecnologica ormai parecchio lontana. Si desiderava infatti abbandonare il tradizionale motore raffreddato ad aria e la trazione posteriore.
A guidare le file del cambiamento fu chiamato Giorgetto Giugiaro. Il noto designer ha il compito di realizzare una vettura moderna con trazione e motorizzazione posta davanti. La prima Panda modello 141 vede la luce nel 1980 e si presenta fortemente squadrata, caratteristica che gli permette di garantire un notevole spazio interno agli occupanti. Da subito la Panda si dimostra pratica e accogliente più di qualsiasi utilitaria della sua epoca.
I prezzi all’epoca partivano da meno di 4 milioni di lire. La vettura era dotata del bicilindrico raffreddato ancora ad aria da 652 cc e 30 cavalli di potenza. C’era poi un nuovo quattro cilindri da 903 cc e 45 cavalli di potenza, stavolta raffreddato a liquido: è subito un successo. Le motorizzazioni presentano la classica distribuzione aste e bilancieri. La Panda vince addirittura il Compasso d’Oro nel 1981, c’è una variante 4×4 molto apprezzata da chi vive la montagna e la campagna. Poi viene introdotta pure una variante con una copertura in plastica scura sul portellone che la faceva diventare un minivan molto apprezzato ad esempio dalla SIP.
Furono apprezzati gli interni
Gli interni della Fiat Panda furono subito apprezzati dal pubblico per lo spazio abbondante messo a disposizione, ma anche per una disposizione molto moderna. Giugiaro aveva rivolto grande attenzione alla progettazione degli interni. La strumentazione risultava tutta raccolta alle spalle del volante con vani portaoggetti che abbondavano. Di grande impatto risultò subito la grande tasca che percorreva tutta la larghezza all’interno della vettura. La tasca a marsupio diventa quindi un elemento caratterizzante dell’abitacolo della Panda come all’esterno lo sono gli ampi fascioni in plastica sulla linea inferiore che proteggono le lamiere dagli urti cittadini.
Ma la Panda poteva trasformare i suoi sedili in un letto di fortuna. I due sedili anteriori si potevano sdraiare, mentre il divano posteriore mediante diversi incastri poteva essere completamente abbattuto. Si veniva a formare quindi una superfice ampia e orizzontale che occupava tutto l’abitacolo. Molto interessanti divennero anche le aperture vetrate che presentavano tutte elementi piatti. Erano piatti il parabrezza e il lunotto e anche i quattro vetri laterali.
Nel 1981 debutta anche la Fiat Panda 45 Tetto Apribile, dotata proprio di un tetto apribile in due differenti porzioni. Una anteriore da 92×44 centimetri e una posteriore da 92×67 centimetri. Nel marzo 1982 la possibilità venne offerta anche a chi acquistava una Panda 30.
Le altre varianti
Al Salone di Parigi del 1982 trova la sua collocazione ideale la nuova Fiat Panda 45 Super. La nuova variante disponeva di alcuni miglioramenti, a cominciare da un nuovo cambio a cinque rapporti e nuove finiture. Viene introdotta anche una nuova calandra in plastica nera che ospitava per la prima volta le cinque barre oblique in finitura cromata. Nel 1983 è la volta della Panda 4×4 che veniva dotata di un sistema in grado di introdurre sulle quattro ruote la trazione integrale, di matrice Steyr-Puch. La 4×4 veniva equipaggiata con un motore da 965 cc e 48 cavalli di potenza, propulsore che derivava dal medesimo installato sull’Autobianchi A112. Si trattava della prima volta in cui una piccola utilitaria con motore trasversale possedeva la trazione sulle quattro ruote.
Il sistema poteva essere messo in funzione selezionando manualmente la prima marcia ridotta. Normalmente infatti la Panda 4×4 partiva con la seconda e la quinta invece possedeva il medesimo rapporto della quarta marcia delle Panda non 4×4. La scocca rinforzata prevedeva quindi l’installazione dell’intero sistema di trazione integrale prodotto da Steyr-Puch, passaggio che veniva interamente effettuato nello stabilimento di Termini Imerese. Già nel 1984 veniva prodotta la milionesima Panda mentre a fine 1985 le vetture prodotte erano già 1 milione e 400mila.
Anche il 1984 introdusse modifiche con agli allestimenti L, CL ed S che venivano interessati dalla nuova calandra con l’elemento a cinque listelli obliqui. Nel 1985 debutta la nota Panda 30 College che presentava una carrozzeria metallizzata bicolore a scelta tra Grigio Chiaro-Grigio Scuro e Visone-Marrone. Ci sono poi coppe per le ruote di disegno specifico, interni in ciniglia blu per la prima variante di carrozzeria o ciniglia marrone per la seconda. Anche gli pneumatici vengono maggiorati.
La Supernova del 1986
Nel 1986 debutta invece la Panda Supernova. La vettura presenta piccoli ritocchi concentrati principalmente sulla sezione frontale e sul portellone. Tutto ciò sebbene la Panda presenta sempre le medesime proporzioni, le stesse forme e uguali interni alle versioni precedente. Debuttano anche il cambio automatico, il 1.0 Fire, il 1.1 da 54 cavalli e un 1.3 diesel. Quest’ultima variante rimane in produzione fino al 2003, rappresentando la variante più longeva della Panda.
Proprio con la Supernova debuttano le serie speciali più apprezzate della variante Panda 4×4. Arrivano infatti la bella Sisley e la Country Club.
Le edizioni speciali
Ma la Panda è stata una vera rappresentante delle edizioni speciali. Tutti ricordano le già citate College, Sisley e poi la Jolly, la Freeride, la Alessi e la Cross. Sulla base di una Panda prima serie debutta la Panda Rock che rappresenta una torpedo da campagna realizzata da Moretti. C’è poi la Panda Elettra del 1990 che comunque non si diffuse mai visto l’alto costo di acquisto e le prestazioni ridotte. Era dotata di batterie al piombo.
La Panda Italia ’90, che festeggiava il mondiale di calcio svoltosi in Italia, è stata l’unica a possedere una versione cabrio. La seconda serie, di cui parliamo qui sotto, vede anche la variante sperimentale Panda Hydrogen in risposta ad un progetto della Comunità Europea. Sempre rimanendo sulla seconda serie, dal 2007 viene realizzata una variante da corsa della Panda che gli permette di concorrere al raid della Dakar senza comunque ottenere risultati di rilievo: il nome dice tutto, PanDakar.
Sebbene non sia una serie speciale ma una vera e propria gemella prodotta da Seat, tutti si ricorderanno della Seat Marbella che inizialmente era anche chiamata Seat Panda.
Nel 2003 la nuova versione
Se ne parlava già da un po’, ma la seconda generazione della Panda (169) arriverà soltanto nel 2003 e viene prodotta in Polonia. La nuova Panda inizialmente si chiamerà Gingo, salvo poi ritrattare a causa di un’accusa proveniente da Renault che in quel nome ci vedeva qualcosa di molto simile alla sua Twingo. Il pubblico inizialmente non si rivela entusiasta accusando persino Fiat di aver realizzato una vettura che non ha alcun legame col passato nella denominazione. In Fiat decidono quindi di chiamarla Panda e risolvono i malumori della prima ora.
La nuova Panda non ha nulla in comune con la precedente, il salto è notevole sia dal punto di vista del telaio, della qualità generale, delle motorizzazioni e delle dotazioni. La concorrenza si è fatta più agguerrita e bisogna fronteggiarla. La nuova Panda ha ora 5 porte ed è subito Auto dell’Anno in Europa (2004), possiede poi nuovi propulsori a benzina e i moderni MultiJet (ma ci sono anche varianti a metano e GPL), non manca la 4×4. Comincia anche a vendere molto bene, vince il Compasso d’Oro e possiede la prima versione sportiva della sua storia: la 100 HP in grado di raggiungere i 185 km/h di velocità massima.
Con l’arrivo di Marchionne la Panda torna ad essere prodotta in Italia proprio a Pomigliano d’Arco. Dal 2012 il mercato gode della terza generazione della Panda che rappresenta quella più evoluta di sempre. Ci sono motori più moderni e uno stile più moderno. Torna il bicilindrico, stavolta il TwinAir, e in queste settimane è stata lanciata la variante mild hybrid. C’è sempre la 4×4.
Una vettura iconica
C’è poco da dire. La Panda è una vera e propria icona. E comincia a farsi spazio anche nel mondo del collezionismo. Proprio la Panda rappresenta il primo punto di approdo per i collezionisti di domani, visti i prezzi tutto sommato ancora bassi e i ricambi che si trovano facilmente. Le 4×4 più recenti sono quelle che costano di più, con punte che possono sfiorare anche i 7mila euro.
Ne sono state prodotto 7 milioni e 600mila unità, 4 milioni della prima generazione e 2 milioni dalla seconda in poi. Chissà quale sarà il futuro della Panda, che forse potrebbe pure passare attraverso l’interessante Concept Centoventi.