Ad oltre 10 mesi dal 24 Giugno 2015, 105esimo anniversario dell’Alfa Romeo, giorno in cui si tolsero i veli alla Giulia, abbiamo finalmente avuto modo di vederla dal vivo in concessionaria, sebbene fosse un evento dedicato a pochi e per pochissimo tempo, prima che la macchina fosse portata via per le anteprime nei vari concessionari italiani.
Dinamismo compatto
Quello che salta subito all’occhio, nonostante l’esemplare in questione fosse bianco, sono le dimensioni. La vettura sembra molto più compatta di quel che è in realtà: i 464 cm sono perfettamente “mascherati” da una linea filante e raccolta. Le linee non sono tese, tutt’altro: le forme sono arrotondate. Nulla a che vedere con le sue progenitrici più recenti. I cerchi a turbina da 18 pollici conferiscono un dinamismo veramente marcato, nonostante ciò la vettura è un perfetto mix fra eleganza e sportività.
Osservata lateralmente la Giulia sfoggia un profilo pulito, palesemente disegnato per risultare poco resistente all’aria, tant’è che il coefficiente aerodinamico della vettura è pari a 0,25: un valore eccellente. Il cofano è lungo e basso, l’abitacolo arretrato, per ottenere una perfetta ripartizione dei pesi fra l’asse anteriore e quello posteriore. Lo sbalzo anteriore, praticamente inesistente, ne è un’ulteriore prova. Sia il parabrezza che il lunotto sono molto spioventi, conferendole una vaga aria da coupè.
La coda è meno ricercata del frontale, le linee sono molto pulite e non si è cerato l’eccesso. I fari, in puro stile alfa colpiscono per il profilo disegnato dai led senza diodi singoli. L’estrattore nero, a contrasto con la carrozzeria bianca, ospita i due grossi terminali di scarico che contraddistinguono la versione 2.2 180 cavalli e sono perfettamente alloggiati nella parte bassa del paraurti.
Interni magnifici
Ma è all’interno della Giulia che si è compiuto il miracolo. Le finiture sono di altissimo livello e sebbene qualche dettaglio sottotono non manchi, nel complesso la fattura degli interni è a livelli mai visti su un’Alfa Romeo. Il design della plancia è perfettamente in linea con le linee esterne: pulite e senza eccessi. L’impressione è di essere al cospetto di una plancia molto moderna, che ci metterà parecchio ad invecchiare. L’enorme palpebra che troneggia al centro della consolle è realizzata in plastica morbida e sovrasta lo splendido schermo da 6,6 pollici (a richiesta da 8,8 pollici) dell’infotainement. I comandi non sono troppi e ovunque si mettano le dita si ha l’impressione di avere tra le mani dei materiali di alta qualità. Il rotore fisico e il manettino circolare del DNA sono realizzati in maniera impeccabile.
Il volante rappresenta la perfezione, è realizzato in pelle, le cuciture sono rfinite a meraviglia ed il diametro ridotto dello stesso fanno si che l’ergonomia generale sia ottima. Il tunnel centrale, particolarmente ingombrante per via della trazione posteriore, è imbottito lateralmente per permettere al guidatore di appoggiarsi senza problemi e sull’esemplare in questione aveva una splendida finitura in vero alluminio.
Poche le economie
I dettagli sottotono sono pochi, quello che salta più all’occhio però è la plastica che contiene le bocchette posteriori di aerazione: è dura e di aspetto economico. La parte superiore del baule è verniciata ma senza lucido, poco male considerando la magnifica fattura della moquette del vano.
Nel complesso si può dire che la vettura sia veramente ben riuscita. Lo stacco col passato è netto e la scelta di progettarla a partire da un foglio bianco ha dato i suoi frutti. La strettissima parentela della versione “normale” con la versione Quadrifoglio è marcata: sia fuori che dentro la macchina è molto sportiva, ma con i giusti abbinamenti può essere elegante quanto basta per una vettura che sul cofano ha il marchio del biscione.
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