La notizia era nell’aria ormai da qualche ora. La notte di Melbourne ha prodotto uno e un solo risultato: il Gran Premio di Australia è stato ufficialmente annullato, domani non si svolgerà alcuna attività e poi nemmeno sabato e domenica. La decisione è stata presa in considerazione al termine di un incontro notturno svoltosi tra i team principal dei team del Circus. Questi si erano riuniti con Andrew Westacott, ovvero il responsabile dell’Australian Gran Prix Corporation, e con i responsabili della FIA oltre ai rappresentanti dello stato di Victoria.
La riunione dei team principal
L’incontro fra i team principal, in quello che da subito è apparso come un vero e proprio meeting straordinario, è cominciato intorno alla mezzanotte ora locale di Melbourne. La riunione si era resa necessaria dopo che in casa McLaren avevano deciso di ritirarsi dal Gran Premio di Australia. La decisione del team di Woking derivava dalla positività ai test sul Coronavirus di uno dei suoi tecnici presenti nel circuito.
Si era capito quindi che il Gran Premio di Australia viaggiava sulla via dell’annullamento. Un’ulteriore ipotesi parlava già di un annullamento contestuale anche del Gran Premio del Bahrain e di quello del Vietnam, con certezza quindi l’idea era quella di realizzare il Gran Premio di Zandvoort il prossimo 3 di maggio. Possiamo poi ricordare che negli ultimi due giorni già otto membri dei team di Formula 1 sono stati sottoposti ai test sul Coronavirus, sebbene sette di questi abbiano indicato un valore negativo.
Il ritiro della McLaren ha condizionato la decisione
L’annuncio del ritiro della McLaren ha quindi condizionato la scelta di cancellare l’evento in Australia. La decisione è stata ufficializzata dai rappresentanti dello stato di Victoria, dove ha sede la città di Melbourne, che hanno valutato l’effettiva mancanza delle condizioni di sicurezza. Non si poteva quindi prevenire l’insorgenza di nuovi contagi sia nel paddock della Formula 1, sia per quanto riguarda il pubblico che avrebbe riempito le tribune. Il Gran Premio di Australia era stato infatti dichiarato già “a porte aperte”.
Sebbene dicevamo della possibilità che anche il Bahrain subisca la stessa fine, in questo momento non è nota la posizione a riguardo della FIA e dei rispettivi team. Ma il rischio che venga annullata appare concreto. Sicuramente domani si saprà già molto di più, in accordo anche col primo Gran Premio del Vietnam. L’idea di cominciare a Zandvoort appare sempre più concreta.
Voci dal coro
In merito alla situazione che avrebbe poi condotto alla cancellazione del primo Gran Premio della nuova stagione di Formula 1, le voci dei piloti sono state pressoché tutte dello stesso parere. Lo stesso Sebastian Vettel aveva da subito ammesso che se la situazione avrebbe subito una tendenza in netto peggioramento, i piloti avrebbero trovato la forza per imporsi affinché il Gran Premio venisse fermato. “Spero che tutti siano d’accordo. Se dovesse succedere qualcosa di negativo tireremo il freno a mano” aveva detto Vettel già prima della notizia che annunciava il ritiro della McLaren. D’accordo con Vettel sia Raikkonen che Hamilton: i due avevano proferito parole molto dure a riguardo.
Chi non era strettamente d’accordo con Sebastian era invece Charles Leclerc (che si è dovuto ricredere). Il monegasco aveva infatti detto “Non è una vigilia come le altre. Abbiamo preso tutte le precauzioni ma non abbiamo certezze in questo contesto. Io mi fido della FIA, hanno più informazioni di ognuno di noi sulla situazione, ma anche del Governo australiano che ha la responsabilità sul Gran Premio. Spero vada tutto bene. La speranza è di fare meglio rispetto allo scorso anno, ma vedremo da domani come andranno le cose”.
La GPDA, Gran Prix Driver Association, aveva invece annunciato di fidarsi dell’operato delle autorità locali, della FIA e di Liberty Media poi ha aggiunto “siamo uniti e nessuno sta sottovalutando la situazione. Lavoriamo per salvaguardare la salute e la sicurezza degli addetti ai lavori e dei tifosi presenti”.
Dubbi e stranezze
Giunti a questo punto si può forse anche dire che forse la Formula 1 aveva sottovalutato l’emergenza Coronavirus. Si può persino supporre che l’esito registratosi in queste ore poteva persino essere previsto, ma la Formula 1 ha deciso di partire, arrivare in Australia, montare tutto e credere che il mondo fosse ancora pronto per la normalità.
Possiamo pure dire che è come se si fosse percepito un certo disinteresse del Circus nei confronti di una situazione che in giro per il mondo (tutto il mondo) diventava sempre più grave. Forse per una volta aveva ragione Lewis Hamilton quando ha ammesso che in Formula 1 ci si muove per via del Dio Denaro. La situazione è chiaramente sfuggita di mano a tutti, non c’è dubbio. Piuttosto si è preferito concentrarsi su eventi e fatti di faide e ricorsi. Un risultato ora c’è: il rischio che chiunque si trova ancora a Melbourne e dovrà smontare ogni cosa per poi tornare, rischia una quarantena di circa 14 giorni. Un dato che mette in serio rischio anche il successivo Gran Premio del Bahrain dove la volontà di poter realizzare due gare in un sol colpo diventa persino sempre più remota. Forse ha pure ragione una maestro come Pino Allievi ad aver definito questa brutta situazione “un quadro desolante, da dilettanti allo sbaraglio”.
In effetti così è apparso stavolta il Circus della Formula 1, quello che al ritorno da Melbourne parrebbe più simile ad un carrozzone sgangherato. Purtroppo.