Se guardi la Lancia Aurelia capisci bene quant’è bella questa Italia. Già durante la guerra, Gianni Lancia comincia a meditare su quelli che dovranno essere modelli e progetti del futuro di un marchio che porta il suo nome. Nell’intento di Gianni Lancia vige la convinzione che la trazione sull’asse anteriore non fa al caso della Lancia, meglio puntare su una più interessante trazione posteriore. Nel 1948 i tempi sono già maturi per formalizzare un prototipo (A10) sul quale veniva installato un propulsore V8 con bancate a 90° di 2.0 litri.
Proprio questa prima vettura con carrozzeria coupé, carrozzata da Ghia, dotata di tre posti anteriori col guidatore destinato al posto centrale darà i natali alla Lancia Aurelia.
La genesi
L’avvio del processo di progettazione della nuova Lancia Aurelia coinvolge la Direzione Tecnica di Lancia, con l’ingegnere Giuseppe Vaccarino ai comandi, la Direzione Esperienze con a capo Vittorio Jano e l’ingegnere Francesco De Virgilio. I tre sono chiamati ad elaborare studi e progetti sulle caratteristiche tecniche della Lancia B10 che diventerà ben presto l’Aurelia. L’idea di ragionare sull’utilizzo di un motore a 6 cilindri con disposizione delle bancate a V pare sia venuta in mette all’ingegnere Francesco De Virgilio. Quest’ultimo, dopo diversi studi preliminari intuì che l’equilibrio perfetto poteva raggiungersi angolando le sedi dei cilindri all’interno di un range compreso tra i 40° e gli 80°. L’idea si tramuta in test veri e propri che sfruttavano un V8 dei primi Anni ’40 privato di due cilindri con angolatura delle bancate portata da 40° a 60°. Sarà proprio questo propulsore la base del motore della futura Aurelia sulla quale instaurare studi di fattibilità, già alla fine della guerra. Inizialmente infatti non c’era la volontà di realizzare un propulsore ex novo.
I collaudi su strada del propulsore durano dal 1945 al 1948 sfruttando l’installazione sull’Aprilia. L’unità, tipo 538, ha bancate angolate a 45° e cilindrata di 1568,89 cc; è quello che produce le soddisfazioni maggiori (tra gli altri testati nel medesimo arco temporale), erogando ben 62 cavalli a 4500 giri. Arriviamo quindi al 1948; Gianni Lancia, divenuto nel frattempo direttore generale del marchio, decide che la sola Aprilia non può contribuire al rilancio aziendale della Lancia. C’è bisogno di un modello tutto nuovo.
Si parte dal motore
La realizzazione del propulsore definitivo per la Lancia Aurelia è datata 1949. L’angolatura prevede ora una V da 60° con cilindrata portata a 1754,90 cc; viene aumentato l’alesaggio, da 68 mm a 70 mm e anche la corsa che passa da 72 mm a 76 mm. Il blocco motore adotta la lega leggera come materiale principale, con canne dei cilindri realizzati in ghisa. C’è un unico albero di distribuzione gestito da una doppia catena. L’impianto di raffreddamento è ad acqua con pompa gestita da due termostati. Se la cilindrata sale, scende però la potenza ora di soli 56 cavalli.
Il nuovo propulsore porta sulla B10 anche una meccanica fortemente rinnovata e una carrozzeria inedita. Rispetto alla Aprilia le dimensioni salgono, con un passo incrementato di 11 centimetri. Ne beneficia chiaramente l’abitabilità interna ma soprattutto l’alloggiamento per il propulsore di dimensioni maggiori. Un’idea innovativa si ravvisa nel gruppo trasmissione: la frizione, il cambio e in differenziale sono realizzati in un gruppo unico ancorato al telaio sulla sezione retrostante della vettura. Per ridurre le masse non sospese, i tamburi dei freni posteriori vengono istallati in posizione centrale. L’impianto sospensivo mantiene lo schema Lancia classico dotato di ruote indipendenti, molle elicoidali intubate e ammortizzatori idraulici. Anche al retrotreno c’è uno schema a ruote indipendenti.
L’equilibrio di De Virgilio
Uno dei grandi protagonisti della storia dell’Aurelia è sicuramente l’ingegnere Francesco De Virgilio. Il giovane, nonostante fosse arrivato in Lancia con poca esperienza sulle spalle, può contare su un forte talento. Lo stesso talento che gli consente di definire la migliore equilibratura possibile per le bancate a V del propulsore che risiederà sotto al cofano della Lancia Aurelia. È sua l’idea di preferire la soluzione che include il valore di 60° interposto tra le due bancate da 3 cilindri per lato. Nasce così il primo V6 della storia, un prodotto motoristico eccezionale che chiarisce (se ce ne fosse bisogno) le capacità innovative di cui disponeva Lancia già negli Anni ’40.
È di Lancia quindi la prima definizione in grande serie per un V6, quello che si vedrà sulla Lancia Aurelia del 1951. L’ingegnere Francesco De Virgilio col suo V6 con bancate a 60° ha lanciato una soluzione costruttiva adottata negli anni successivi da un numero impressionante di costruttori automobilistici. Fino all’Aurelia i motori a sei cilindri venivano intesi con architettura standard, in linea. D’altronde il V6 Lancia prefigurava notevoli vantaggi, a cominciare dalla compattezza dell’intero blocco che ora in direzione longitudinale risultava molto più “corto” rispetto ad una configurazione in linea con lo stesso numero di cilindri. L’albero motore, inoltre, può anche misurare meno in lunghezza risultando anche maggiormente rigido.
Con l’inclinazione a 60° si produce anche un’eguale distanza tra le fasi di scoppio e le forze di inerzia si equilibrano. Elementi che facevano della Lancia Aurelia una vettura altamente raffinata, sicuramente la migliore della sua categoria per l’epoca.
La prima della gestione Gianni Lancia
Viene presentata al Salone dell’Automobile di Torino del maggio 1950 la prima variante della Lancia Aurelia, la B10. Si tratta della prima vettura nata sotto la gestione di Gianni Lancia. Gianni approda in azienda a soli 23 anni, nel 1937, dopo l’improvvisa scomparsa del padre. Giovane laureato in ingegneria, a differenza del blasonato padre (tra i piloti più veloci del tempo) che una volta dato vita al marchio automobilistico aveva abbandonato i campi di gara, capisce che bisogna credere nelle corse.
Non è un caso se proprio la Aurelia B20 GT del 1951, la variante più sportiva, sarà la vettura di punta della Lancia lungo i tracciati di gara internazionali. D’altronde il mito delle corse in casa Lancia era da sempre imperante. Ma con Gianni Lancia il marchio dà vita alla sua prima squadra corse, ed è tutta un’altra storia. Proprio nel 1951 quattro Lancia B20 GT partecipano alla Mille Miglia: una di queste è seconda, con Giovanni Bracco e Umberto Maglioli alla guida, davanti c’è solo una Ferrari sicuramente più performante. Cominciano ad arrivare i successi a livello internazionale; tra il 1951 e il 1953 sono diverse le Aurelia B20 Coupé a vincere in ogni dove portando la Lancia a intensificare gli sforzi per meglio gestire il programma agonistico fino a giungere alla Formula 1. Ma con la morte di Alberto Ascari, pilota Lancia in quel momento, il sogno delle competizioni si interrompe.
Stile da vendere
La Lancia Aurelia B10 presentata a Torino nel 1950 possiede una linea fortemente ispirata ad una precedente Aprilia carrozzata da Pininfarina nel 1946. Il disegno però è stavolta Made in Lancia, la struttura è portante, e si caratterizza per un’eleganza proverbiale con curve dolci e affascinanti. Caratteristica imprescindibile la grande mascherina a forma di scudetto, ora più arrotondata rispetto all’Aprilia. Anche la coda si presenta fortemente arrotondata con un raccordo ampio che congiunge abitacolo e bagagliaio. Le dimensioni sono molto interessanti: la Aurelia misura 442 centimetri in lunghezza, 156 in larghezza e possiede un passo di 286 centimetri. Il motore è il 1.8 litri di De Virgilio, V60 a 60°, e permette una velocità di punta fissata a 135 km/h.
La denominazione Aurelia, che chiudeva il ciclo delle denominazioni di città del Lazio (Ardea e Aprilia), fissa più in alto il valore della vettura. Proprio la via Aurelia rappresenta una delle strade romane di maggiore importanza: quella che unisce Roma ad Arles passando per Civitavecchia, Pisa e Genova. Proprio con la Lancia Aurelia il costruttore avvia un ciclo di denominazioni che ricalcano le principali vie consolari romane. Seguiranno infatti l’Appia, nel 1953, e la Flaminia nel 1957.
Diverse declinazioni
Già al Salone di Torino del 1950, quando viene presentata la Lancia Aurelia B10 vengono esposti anche due autotelai destinati ai carrozzieri: si tratta del B50 e del B51, quest’ultimo utile per ospitare carrozzerie più pesanti. Le differenze in ogni caso sono davvero minime visto che l’autotelaio B51 possiede pneumatici di dimensioni maggiori e un rapporto al ponte inferiore. Il motore è invece il solito V6. Da questi, ad opera di Pininfarina, Stabilimenti Farina e Viotti, nasceranno delle bellissime varianti Cabriolet, Coupé e Giardinetta inserite ben presto nella gamma ufficiale Lancia. Le prime due sfruttano il telaio B50 mentre la Giardinetta il B51.
L’Aurelia B20 del 1951 è invece un modello tra i più gloriosi della storia di Lancia. Si tratta di una coupé carrozzata da Pininfarina secondo uno stile elegante e seducente e caratterizzata da prestazioni di tutto rispetto. Montava infatti un motore da 2.5 litri con prestazioni interessantissime in grado di condurre l’Aurelia B20 a 185 km/h di velocità massima. Oltre al secondo posto citato in precedenza, la B20 si aggiudica anche la vittoria di classe alla 24 Ore di Le Mans nel 1951, al Rallye del Sestriere vince invece nel 1952 stesso anno in cui trionfa pure alla Targa Florio. Nel 1954 vince anche al Rallye di Montecarlo. La vettura introduceva inoltre un concetto fino ad allora praticamente sconosciuto: è la prima GT dotata di 2 posti più 2.
Proprio nel 1954 arriva la seconda serie dell’Aurelia berlina, ora dotata di un più potente motore da 2.3 litri. Perde un po’ di sportività rispetto alle precedenti B21 e B22 ma guadagna finiture ancora più lussuose e comfort ai vertici della categoria. L’Aurelia diventa così una vera e propria ammiraglia. Nello stesso tempo alcune modifiche vengono introdotte anche sulla B20 coupé.
Per vedere l’ultima versione della Lancia Aurelia bisogna attendere un solo anno, il 1955. Arriva in questa occasione la mitica spider B24 di Pininfarina, una delle più belle spider di sempre. Nel 1956 è il turno della B24 Convertibile, vista nel celebre film Il Sorpasso. La berlina seconda serie termina nel 1955 mentre la B20 coupé e la B24 convertibile rimarranno nel listino Lancia fino al 1959.
Si conclude qui l’epopea della Lancia Aurelia, la prima vettura al mondo ad installare un V6 con architettura a 60°. La stessa architettura ragionata da Lancia che sarà poi installata anche sulla successiva Flaminia.