Al termine della crisi energetica del 1973, i progetti Fiat erano concentrati quasi esclusivamente su affidabilità, sicurezza e costi. La Fiat 131, lanciata nel 1974, incarnava tale strategia e le sue caratteristiche degne di nota erano sicuramente il consumo ridotto di carburante e le emissioni di gas di scarico: un’auto ideale per soddisfare le esigenze di chi cercava una vettura spaziosa ma economica.
La Fiat 131 era l’auto per tutta la famiglia della metà degli Anni ’70. Era spaziosa e confortevole, aveva l’aria condizionata e una forte protezione contro la corrosione, tutte caratteristiche che all’epoca appartenevano a macchine con un prezzo di acquisto molto più alto. La 131 introdusse anche una pietra miliare nella produzione automobilistica; nel 1976 la Fiat inaugurò il primo sistema robotico al mondo per l’assemblaggio di parti meccaniche proprio per la realizzazione della nuova 131, nello storico stabilimento di Mirafiori.
Le corse? Lontane dalla 131, almeno inizialmente
Era sicuramente una vettura molto interessante, ma la 131 difficilmente avrebbe fatto pensare alle corse. Non solo i suoi motori non possedevano una potenza sostanziale, erano dei quattro cilindri da 1300 e 1600 cc che erogavano rispettivamente 65 e 75 CV, ma anche la trasmissione era ad appena quattro rapporti mentre i freni a disco erano presenti solo sull’asse anteriore. Naturalmente la vettura non era fiacca, ma niente di particolarmente sportivo. Anche il suo aspetto era abbastanza tradizionale, e tutt’altro che tipico per una aspirante macchina da corsa.
Con grande sorpresa da parte dei fan tuttavia, il Gruppo Fiat decise di ritirare la Lancia Stratos dal Mondiale Rally puntando al nuovo titolo mondiale proprio utilizzando la Fiat 131. L’idea immediata fu che la 131 non avrebbe fornito alcun risultato, e non era un valido rimpiazzo rispetto alle potenti Stratos.
Ma la 131 nella sua veste da rally era sorprendente, e la versatilità e l’affidabilità complessiva della 131 sarebbero diventate fattori cruciali per il suo successo lungo le strade del Mondiale. La berlina di famiglia ottenne tre titoli Mondiali Rally, assicurando il titolo Marche (costruttori) nel 1977 dietro alla vittoria del Titolo Piloti di Sandro Munari sulla Lancia Stratos HF, così come i titoli Marche e Piloti nel 1978 e nel 1980.
Nel 1975, Agnelli e la Fiat si rivolsero ad Abarth per dare avvio alla fase progettuale e per programmare lo sviluppo della 131 in vista della stagione. Il risultato fu una bestia scatenata denominata Fiat Abarth SE031. Sviluppata da Abarth e Bertone modificando la carrozzeria della Fiat 131 e aggiungendo una serie di parti prelevate e modificate da una delle due Fiat Abarth SE030: l’auto fu un successo.
Guidata magistralmente da Giorgio Pianta, ha partecipato alla terza edizione del Giro Automobilistico d’Italia nell’ottobre del 1975, battendo importanti rivali come la Lancia Stratos, l’Alfa Romeo 33, la Porsche Carrera RSR e la De Tomaso Pantera. Fondamentalmente, le prestazioni della vettura al “Giro” hanno convinto i fan che avevano precedentemente criticato il progetto incoraggiando i dirigenti della Fiat ad andare avanti con il programma rally.
Interventi mirati
Il telaio della 131, che era già molto robusto, fu rinforzato da Bertone per resistere alle ulteriori sollecitazioni che la vettura avrebbe dovuto sopportare, e altre modifiche includevano l’alleggerimento della carrozzeria con l’adozione di fibra di vetro e alluminio, nonché parafanghi allargati e l’aggiunta di altri appendici aerodinamiche. Mentre la 131 Abarth Rally ora aveva un aspetto decisamente aggressivo, allo stesso tempo non era così diversa dalla vettura per la famiglia da cui derivava.
Per i test e le gare iniziali, venne mantenuto il motore a 16 valvole 1840 cc della 124 Abarth Rally in quanto prevedeva un blocco speciale da due litri, denominato 131 AR. Nondimeno, nell’ottobre del 1975, pre-serie di Fiat 131 Abarth Rally con carrozzeria non definitiva e motore da 1840 cc si rese protagonista di una buona prestazione con Pianta e Scabini, classificandosi undicesima nel Rally di Saluzzo. Nel frattempo cominciava la costruzione dei 400 esemplari di produzione necessari per ottenere l’omologazione FIA di Gruppo 4. Costruire 400 auto sarebbe stato troppo dispendioso per Abarth, ma troppo pochi perché lo stabilimento Fiat di Mirafiori potesse subentrare, così fu scelta la vicina fabbrica Bertone, visto che aveva la giusta capacità produttiva per gestire in autonomia l’intero processo produttivo.
La Fiat 131 Abarth Rally ottenne l’omologazione per il Gruppo 4 il 1° aprile 1976 e il 10 aprile iniziò immediatamente a vincere, con Alen-Kivimaki nel Rally dell’Isola d’Elba (ad agosto dello stesso anno, lo stesso equipaggio ottenne la prima vittoria nel Rally dei 1000 Laghi in Finlandia). In autunno la 131 aveva confermato già il suo pieno potenziale come contendente per l’imminente stagione 1977 con la vittoria di ottobre per Bacchelli-Rossetti al termine della stagione. Nel 1977, la vittoria in cinque eventi del Mondiale Rally in Portogallo, Sud Pacifico, Quebec, Sanremo e Corsica assicurò il titolo Marche alla Fiat proprio grazie alla Fiat 131.
I risultati erano dovuti non solo alla qualità della vettura, ma anche al forte investimento della Fiat, alla sua intenzione di concentrarsi sulla vittoria e alla cura dei dettagli. Daniele Audetto, responsabile delle attività automobilistiche della Fiat, si era unito al team ufficiale con i nuovi piloti supportati dalle filiali Fiat europee, come Jean-Claude Andruet (Fiat Francia) e Timo Salonen (Autonovo Oy), al fine di avere i conducenti specializzati più adatti alle differenti condizioni di ogni manifestazione. Per quanto riguarda la preparazione, Giorgio Pianta, pilota e grande collaudatore, sottoponeva ogni vettura da rally a severi test prima di consegnarla ai singoli equipaggi.
Concorrenza in casa
Sebbene Lancia, che aveva vinto i Mondiali Rally con la Stratos nel 1972, 1974, 1975 e 1976, Fiat appartenessero entrambi allo stesso gruppo commerciale, fino al 1978 si erano affrontati entrambi come concorrenti. Nel 1978, tuttavia, venne creata una squadra di corse unificata, ASA (Automotive Sports Activity), un nuovo dipartimento con sede in Corso Marche nella sede Abarth di Torino. I dipartimenti sportivi di Lancia e Fiat vennero quindi uniti, essendo incaricati di sfruttare il massimo potenziale. La creazione della ASA portò il marchio Lancia sui circuiti e lasciò la 131 Abarth a competere nel Mondiale Rally. A cominciare dalla stagione 1978 la 131 Abarth corse nella livrea Alitalia ereditata dalla Stratos.
In Portogallo, con Alén al volante, la prima vittoria della stagione arrivava grazie alla Fiat 131 di Fulvio Bacchelli (in livrea Olio Fiat, gialla e blu) che ha giocato un ruolo decisivo, costringendo gli altri concorrenti a un ritmo insostenibile. Nel Rally dell’Acropoli Röhrl vinse con Alén secondo, e la Fiat 131 vinse anche al Rally 1000 Laghi con Alén primo e Vatanen secondo. Il terzo successo uno-due arrivò più tardi in Canada, con Röhrl e Alén di nuovo. Il Titolo Marche divenne una certezza dopo il Safari in Africa Orientale, dove la Fiat non gareggiava ma dove i suoi rivali più vicini, Ford e Opel, non riuscivano a segnare punti. La conferma che la 131 era l’auto da battere arrivò in Corsica con la Fiat dominante, con quattro 131 nelle prime cinque posizioni al termine.
La 131 Racing per il grande pubblico
Parallelamente nel 1978 Fiat lanciò la 131 Racing, una variante che enfatizzava le caratteristiche sportive, con un motore 1995cc che produceva 115 CV. In questo periodo, la seconda serie della 131 rappresentava ora un modello fondamentale per l’intera produzione Fiat e veniva prodotta in più versioni, dalla 1300cc a due porte alla quattro porte Supermirafiori col 1600cc. A seguito di una drastica riduzione del budget destinato ai rally, i risultati del 1979 non corrispondevano a quelli degli anni precedenti, ma la partecipazione a soli tre eventi del Mondiale ha comunque prodotto buoni risultati. A Montecarlo con Alén al terzo posto, al 1000 Laghi con la vittoria di Alén, e a Sanremo con Röhrl secondo e Bettega terzo. Nello stesso anno fu creato anche il campionato Fiat Alitalia, in cui tutti i piloti delle discipline di rally, circuito e salita potevano partecipare con la 131 (sia i modelli Abarth che Racing), la 127 (modelli 1050cc e Sport), e la Ritmo (i 60, 65 e 75).
Nel 1980 la Fiat riacquistò la sua convinzione di vincere nel Mondiale Rally e tornò ai vertici con una doppia vittoria nei campionati costruttori e piloti. La stagione era iniziata con il trionfo a Montecarlo per la 131 di Röhrl con la nuova livrea blu e bianca. La Fiat vinse anche in Portogallo e in Argentina sempre con Röhrl, mentre in Finlandia fu la volta di Markku Alén che ottenne l’ennesima vittoria al 1000 laghi. La certezza del titolo costruttori arrivava a Sanremo con un’altra vittoria di Röhrl, che ha dovuto attendere la conferma come pilota campione del mondo fino al suo secondo posto ottenuto in Corsica.
Tuttavia, non furono solo i piloti e i team manager a essere responsabili del successo della 131. I meccanici spesso operavano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in ogni differente condizione atmosferica, affrontando carichi di lavoro sbalorditivi per mantenere e riparare le auto e riportarle in gara, e spesso a tempo di record. Ma i tecnici adoravano la 131 perché funzionava sempre alla grande. E nel frattempo le adorate 131 li hanno ripagati per il loro impegno con grande affidabilità, prestazioni eccellenti e, soprattutto, vittorie. Tante.