Alzi la mano chi per un attimo non ha sognato di ritrovare una vettura molto particolare di cui si conosce poco o nulla, meglio ancora se un’Alfa Romeo. Ricostruire la storia di una vettura rimasta allo stadio di prototipo, e nulla più, non è mai semplice. Ma la sfida non ammette deviazioni; quando il noto collezionista Corrado Lopresto si trovò di fronte una splendida Alfa Romeo Giulia Spider Prototipo decise che bisognava conoscere tutto di quella Spider misteriosa, prima di affrontare un meticoloso restauro.
Se sappiamo qualche cosa in più dell’Alfa Romeo Giulia Spider Prototipo è proprio merito del buon Lopresto che con la meticolosità che lo contraddistingue ha fornito dettagli e spunti storici di una vettura sconosciuta ai più.
Di provenienza Alfa Romeo
Quando, subito dopo il restauro completo, Lopresto cominciò a diffondere la Giulia Spider Prototipo presso differenti concorsi di eleganza ammettendo che la vettura proveniva dal Centro Stile Alfa Romeo fu guardato con occhi storti. Il collezionista aggiungeva che la vettura era rimasta ad Arese allo stato di prototipo utile ad un primordiale studio di fattibilità.
Ma volendo essere sinceri il ritrovamento della vettura va a braccetto con un magazzino di un demolitore-conservatore molto noto agli appassionati e ai collezionisti di vetture storiche. Ma fino al momento in cui era passata nelle sue mani, la Giulia Spider Prototipo era realmente rimasta sotto le coperture dell’Alfa Romeo di Arese. La conferma giungeva da una successiva perizia dello storico Maurizio Tabucchi (conoscitore sopraffino della storia di Alfa Romeo).
La perizia affermava che a metà degli Anni ’80, per liberare spazio al Portello dove la Spider era custodita, si decise di offrirla al Registro Storico Alfa Romeo con possibilità di acquisto. Ma l’affare non andò mai in porto; piuttosto la Spider, in accordo con diversi altri ricambi e altre vetture, venne consegnata ad un commerciante di auto storiche. La vettura, con telaio AR*10503*00002*, non risultava tra quelle riconducibili ad un modello Alfa destinato alla produzione di serie.
Perfetta ricostruzione
Posto quindi che la Spider non apparteneva ad una serie di vetture a marchio Alfa Romeo ben precisa, Tabucchi trova i corretti indizi per fornire un riscatto ad una vettura dalle linee a dir poco affascinanti. Queste le sue parole provenienti dalla medesima perizia: “L’identità si può desumere dallo stesso numero di telaio da interpretare in questo modo: AR significa Alfa Romeo, 10503 è la sigla di progetto, il numero progressivo, 00002 indica invece l’esemplare numero due. Poiché la sigla 105 distingue le Giulia e sue derivate, le ulteriori due cifre ne indicano il modello”.
Pare quindi evidente che la Alfa Romeo ritrovata è una Giulia e anche la conformazione generale ne fornisce alcuni tratti caratteristici. Sempre in base alla ricostruzione di Tabucchi si evince che il pianale utilizzato per la Spider è il medesimo visto sotto la veste della Giulia. “Si conferma la fabbricazione artigianale del prototipo” continua Tabucchi “il prototipo di indagine non può ritenersi l’antesignano della Giulia Spider del 1962 affidata alla realizzazione di Pininfarina, su pianale Giulietta Spider. Ma non può nemmeno considerarsi il prototipo della Giulia Sprint GTC perché avrebbe dovuto essere contraddistinto dal prefisso 105.25. Non può inoltre essere il prototipo della 1600 Spider Duetto”. Chiari segni della matrice unica assoluta di questa Spider del Portello.
Il prototipo di Bertone
Lopresto aveva quindi fissato alla base del progetto di restauro una perfetta conoscenza delle radici di quella Giulia Spider Prototipo di cui si conosceva poco o nulla. C’era però un’immagine proveniente da alcune fotografie rappresentanti una spider prototipo di realizzazione Bertone. La vettura possedeva proporzioni del tutto simili, medesima tipologia delle portiere ma il frontale e i fanali posteriori erano stati presi in prestito dalla Sprint GT. Un buon punto di partenza comunque.
Ma i tempi erano maturi per fornire un’ulteriore ipotesi: poteva esserci stato un intervento di Giovanni Michelotti della OSI che aveva mutato il frontale della nuova Spider. Il frontale in effetti forniva elementi che potevano ricondurre al Michelotti grazie ad una calandra molto simile a quella della 2600 De Luxe prodotta dalla OSI per conto di Alfa Romeo ma disegnata dallo stesso Michelotti.
Fu quindi chiesto a Edgardo Michelotti, figlio di Giovanni, di provare a trovare qualche corrispondenza all’interno del personale archivio di famiglia. Ma fu un nulla di fatto. Meglio quindi tenere bene in considerazione il giudizio di Tabucchi sul quale Lopresto aveva riposto massima fiducia.
I consigli di Tabucchi
A restauro già cominciato Tabucchi consigliò a Lopresto di non cambiare tutti quegli elementi che potevano essere mantenuti o recuperati. A questo proposito venne mantenuta la tappezzeria che sarebbe risultata difficile da riprodurre. Ma soprattutto non fu intaccata l’elegantissima colorazione bronzo metallizzato che venne riscontrata al di sotto di un sottile strato di bianco che copriva la vernice metallizzata originale. Giunti a questo punto si riuscirono a riscontrare delle somiglianze ulteriori proprio con la Spider di Bertone delle fotografie precedenti; anche quella vettura aveva la stessa vernice color bronzo. Si può riprendere a questo punto un ulteriore stralcio della perizia di Tabucchi: “le fiancate mostrano l’origine Bertone e la mano di Giorgetto Giugiaro che all’epoca militava proprio in Bertone. Lo stesso non si può dire per il frontale, la parte posteriore e il parabrezza. Può quindi ritenersi ragionevole l’attribuzione a Bertone della vettura analizzata dalla perizia. Elementi come la foggia del cofano motore e del bagagliaio posteriore, oltre all’andamento della stessa fiancata e il disegno della plancia e del volante, della strumentazione, delle portiere sono tutti elementi che ricalcano elementi delle Giulia Sprint GT e GTC”.
Da ulteriori elementi come i cerchi dotati di finestrelle ovali e i freni a tamburo suggerivano una datazione antecedente al 1962. La perizia di Tabucchi ammette poi che le differenze nel frontale e nel posteriore rispetto alla spider di Bertone delle immagini potevano essere opera del Centro Stile Alfa Romeo.
Il Centro Stile c’entra
L’ipotesi divenne certezza quando intervenne Wolfgang Egger. Il responsabile del settore design del Biscione poteva aiutare nella redazione della corretta genesi della vettura tanto da coinvolgere anche lo stesso Centro Stile Alfa Romeo nel progetto di ricerca. Sentiti diversi ex collaboratori del marchio si riuscì a risalire alla corretta identità del progettista di quel frontale così diverso da altre varianti e della coda di nuova concezione: si trattava di Ernesto Cattoni che per più di 35 anni era stato designer in casa Alfa Romeo.
Venne persino ritrovato un disegno originale che chiariva la gestione del design di derivazione Cattoni. Il designer aveva seguito le richieste dell’Alfa che voleva realizzare una vettura facilmente producibile e quindi meno onerosa da mettere in pratica. Volendo anche mantenere un corretto family feeling con l’Alfa Romeo 2600 De Luxe, Cattoni abbandonò l’idea dei fari a scomparsa.
A questo punto non si può fare altro che ipotizzare in tema di spiegazioni sulla nascita della Alfa Romeo Giulia Spider Prototipo. Con l’aumento della produttività derivante dal rinnovato stabilimento di Arese, rivolto alla produzione della Giulia, probabilmente in Alfa si erano resi conto che potevano produrre in autonomia anche le vetture derivate dai modelli più noti. Quello della Giulia Spider Prototipo potrebbe quindi essere inteso come un tentativo, una prova per comprendere le reali potenzialità.
Ma da lì a poco il notevole successo delle Giulia e GT finì per saturare lo stabilimento. Tutto ritornò alla normalità: la spider venne affidata nuovamente a Pininfarina. E la Giulia Spider rimase un Prototipo, dalla storia straordinaria.