Volendo essere sinceri, a differenze della Alfetta, l’Alfa Romeo Giulietta (quella di fine Anni ’70) non era proprio percepita come una vettura sportiva. È in questo clima di lontananza dalla sportività che ad Arese cominciano a pensare che può essere realizzata una interessante evoluzione capace di soddisfare quella fetta di pubblico che desiderava una Alfa Romeo maggiormente votata alla sportività.
Da lì a poco viene presentata, nel 1982, l’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta. Si trattava di una specialissima variante ad alte prestazioni della berlina media del Biscione. Gli esemplari realizzati sono frutto di una produzione limitatissima in soli 361 esemplari. Il 1982 è anche un’annata molto particolare per gli italiani del pallone che vincono la Coppa del Mondo. Ma nel frattempo ad Arese si lavora ad una vettura leggera in termini di peso e dotata di un prestante 2.0 bialbero sovralimentato dotato di due carburatori a doppio corpo, un mix perfetto per assicurare prestazioni di ottimo livello e una guida dinamica. Elementi che in casa Alfa Romeo sanno ben concepire. Il prezzo di acquisto, quando nel 1983 viene avviata la commercializzazione, è di 27 milioni di lire.
Grande aggressività e genesi perfetta
Per risalire ad un propulsore turbo a bordo di un’Alfa Romeo bisogna fare un passo indietro. Nel 1974 debutta la Alfetta GT, si tratta di una coupé dotata di una linea filante, con impostazione e a cuneo e la classica coda tronca. Il frontale lungo aumenta l’aggressività ben espressa dal design di realizzazione Giugiaro. Adotta un bialbero 1.8 da 122 cavalli. Nel 1976, con le 33 biturbo che conquistano glorie nel Mondiale Marche, prende vita una GTV particolarmente sportiva dotata di un motore turbo che rappresenta la prima applicazione di un propulsore dotato di tale tecnologia utilizzato su un’Alfa Romeo stradale. È il 1978 l’anno dell’Alfetta GTV Turbodelta.
L’esperienza maturata con l’Alfetta GTV Turbodelta serve per sviluppare quindi una variante turbo della classica Giulietta che godeva della consueta ottima tecnologia Alfa dell’epoca, ma rappresentava appunto una berlina poco associata al piglio sportivo del marchio. Per provare a scontrarsi con le tedesche, e per assecondare il gusto degli Alfisti più ferrati, nasce la Giulietta Turbodelta. Una variante che potremmo associare alla Giulia Quadrifoglio dei nostri giorni.
La variante si pone quindi al vertice dell’intera gamma della Giulietta. La caratterizzazione sportiveggiante era ben visibile. La vernice utilizzata era nera e veniva attraversata da una striscia rossa che correva lungo tutta la carrozzeria della vettura. Lo scarico maggiorato chiariva quelle che erano le intenzioni della Turbodelta. Nel frontale veniva adottato uno spoiler di generose dimensioni dotato di fendinebbia integrati. In tinta con la carrozzeria i cerchi in lega (gli stessi utilizzati sulla GTV6) montati quindi su pneumatici di dimensioni maggiori. Dentro c’è abbondanza di rosso per tutti i rivestimenti mentre al centro della plancia spicca il manometro per tenere sotto controllo la pressione del turbo. Cambia anche il volante con l’adozione di un elemento “Momo” nero mentre il tessuto dei sedili è il Texalfa con poggiatesta a retina. Immancabile la pregevole targhetta Autodelta sul posteriore.
Tecnicamente valida
Colpiva decisamente la tecnica applicata sulla Giulietta Turbodelta. Proprio il logo dell’atelier Autodelta testimonia che la struttura capitanata da Carlo Chiti si occupò di una perfetta elaborazione del 2.0 bialbero di Alfa Romeo. La motorizzazione bialbero di serie possedeva ora un valido abbinamento con una turbina Avio in modo da realizzare un rapporto di compressione pari a 7,5:175. Il motore rimaneva comunque montato davanti in posizione longitudinale mentre la trazione era destinata a muovere l’assale posteriore.
Davanti la Giulietta Turbodelta sfruttava un quadrilatero trasversale con biella obliqua e ammortizzatori idraulici. Al posteriore non veniva abbandonato il classico schema con ponte De Dion e architettura transaxle per la trasmissione. Decisamente peculiare rimaneva l’impostazione che combinava turbo e motore con carburatori Dell’Orto DHLA40G di provenienza Alfetta GTV. Un elemento in controtendenza visto che a quel tempo molti costruttori adottavano la più moderna iniezione.
Le prime Giulietta Turbodelta possedevano elementi di provenienza GTV 2000, a cominciare dal cambio abbinato alla medesima frizione monodisco a secca. L’utilizzo della turbina Avio lasciò comunque il posto ad una più valida KKK. Pare che le Giulietta Turbodelta avevano già la turbina KKK nel baule per sostituirla alla Avio una volta giunte in concessionaria prima della consegna al cliente finale.
Ottimi dati
I dati che l’Alfa Romeo Giulietta Turbodelta riesce ad esprimere sono decisamente interessanti. Il motore, interamente realizzato in alluminio disponeva di 4 cilindri in linea e cilindrata pari a 1962 cc. Grazie all’adozione della turbina la potenza raggiungeva l’interessante valore di 175 cavalli. Il peso che superava di poco i 1000 chilogrammi permetteva il raggiungimento di valori di performance decisamente eccezionali. Lo 0-100 km/h si poteva mettere in pratica in circa 7 secondi e la velocità massima raggiungibile era di oltre 205 km/h. sotto i 4000 giri la Giulietta Turbodelta poteva anche apparire tranquilla e pacifica, superata questa soglia il bialbero sfruttava al meglio la sua potenza visto che la cavalleria massima si raggiungeva proprio intorno ai 5000 giri.
Forse un po’ sottotono il cambio manuale a cinque marce che nell’utilizzo più spinto si impuntava facilmente. L’esperienza di guida era comunque eccellente grazie all’ottima tenuta di strada e all’elevata dinamicità complessiva. La tenuta di strada, come per tutte le Alfa Romeo, è di livello altissimo.
Molto apprezzata in Germania
All’inizio il numerico totale doveva garantire almeno 500 unità, ma forse per le scarse attenzioni da parte della stessa Alfa Romeo che doveva fare al solito i conti con i bilanci non proprio felici e con l’introduzione dell’Alfa 90, tra il 1983 e il 1984 vengono realizzate soltanto 361 vetture. Un dato poco confortante. Le prime varianti di pre serie furono essenzialmente due mentre le restanti 359 unità differivano per uno scarico dotato di andamento conico, sospensioni Koni e turbina KKK che come dicevamo era risultata molto più affidabile. Aumentava quindi il peso di circa 100 chilogrammi mentre la potenza scendeva a 170 cavalli per gli esemplari definitivi. Tutti fattori che comunque non pregiudicavano il risultato.
Veniva ridimensionata anche la striscia rossa che percorreva la carrozzeria e la sezione inferiore della vettura era ora colorata in grigio chiaro. I cerchi in lega di derivazione GTV6 erano rimpiazzati dagli Speedline abbinati a pneumatici Michelin TRX 200/60 da quattordici pollici. Il fascione posteriore ospitava i retronebbia che sostituivano il singolo fanalino della pre serie. La metà della produzione della Giulietta Turbodelta venne destinata ad un pubblico estero, con particolare compiacimento di acquirenti provenienti dalla Germania.
Di questi tempi una Giulietta Turbodelta, vista anche la produzione risicatissima, rappresenta una vettura rarissima con quotazioni che crescono costantemente. Un valido investimento.