La storia dell’auto è caratterizzata da vetture iconiche divenute indimenticabili per svariati motivi. Senza dubbio la Lancia Fulvia Coupé è un oggetto del desiderio per molti, una vettura indimenticabile per tanti. La berlinetta a marchio Lancia rappresenta infatti una delle piccole sportive più amate dal pubblico forte di una tradizione rallystica ben configurata ad opera del mitico Sandro Munari.
Gli anni passano ma la Fulvia Coupé rimane fissa nell’immaginario collettivo, forse perché protagonista di un mondo che non c’è più. Era bellissima la Fulvia Coupé e con i suoi successi nelle corse trascinava anche quelli commerciali, in termini di vetture vendute. È stata l’indiscussa protagonista degli Anni Settanta e di quel boom economico che prendeva piede proprio in quegli anni.
Pianale accorciato
La Fulvia Coupé derivava dalla variante berlina già vista nel 1963, poi aggiornata due anni dopo di cui rappresenta la naturale evoluzione. La Coupé prende vita partendo da un pianale accorciato di 15 centimetri che permette comunque di impostare la conformazione interna in uno schema 2+2. La trazione è applicata sull’asse anteriore e il motore che la spinge è un quattro cilindri da 1.2 litri capace comunque di erogare 80 cavalli. Il propulsore ideato dall’ingegnere Ettore Zaccone Minà era abbinato ad una trasmissione manuale a 4 marce che coadiuvava il propulsore nel raggiungimento della velocità massima fissata in 160 km/h. Ottimi valori ottenibili anche grazie ad un peso che non superava i 950 chilogrammi alla bilancia.
Ma nel 1966 la cavalleria subisce già il primo incremento raggiungendo il valore di 88 cavalli della versione HF (High Fidelity) che rappresenterà la sigla della squadra corse di Lancia. La HF si caratterizza per la vernice Amaranto di Montebello con banda giallo-blu che copre i cofani e il tettuccio. In questo caso i cofani sono realizzati in Peraluman, ovvero una lega di alluminio e magnesio che permette di contenere il peso, mentre i finestrini sono in plexiglass e per guadagnare ulteriori dati alla bilancia vengono anche eliminati i paraurti.
L’anno successivo debutta il motore da 1.3 litri con una variante declinata anche nell’allestimento HF che possiede notevoli aggiornamenti meccanici a cominciare da teste dei cilindri rinnovate, condotti di aspirazione e scarico maggiorati e carburatori modificati.
Design particolarmente interessante
La linea della Lancia Fulvia Coupé è opera del centro stile Lancia guidato da Piero Castagnero che prese ispirazione dagli straordinari motoscafi Riva per realizzare il bellissimo frontale slanciato e la coda caratterizzata dal taglio netto. Anche l’abitacolo possiede un andamento a torretta, elemento che deriva strettamente dalle imbarcazioni citate. Decisamente raffinati i rivestimenti in legno e ottima la visibilità, elementi che rendono particolarmente interessante anche agli occhi delle donne la Fulvia Coupé.
A dire il vero la linea della Lancia Fulvia Coupé sembra pure molto simile ad una serie di esemplari unici già realizzati tra il ’59 e il ’62 ad opera di Giovanni Michelotti. Quest’ultimo, dopo la presentazione della Fulvia disegnata da Castagnero, ebbe un momento di risentimento tanto che anche il loro rapporto accusò qualche problema. I prototipi in oggetto erano la Osca 1500 Coupé e la Fiat 1300 Coupé Sportinia entrambe con frontale allungato e coda caratterizzata dal taglio netto oltre che dai fari anteriori con due coppie di proiettori raccolte in una cornice, così come venne poi ripreso sulla Fulvia Coupé seconda serie.
Nel frattempo la Fulvia cominciava a diventare un successo, anche grazie alle apparizioni al cinema all’interno di pellicole come Ordine di uccidere o Poliziotto Sprint.
Arrivano i successi
I successi della Fulvia Coupé, consolidati da un numerico eccezionale in termini di vendita, diventano ancora più interessanti grazie alla variante sportiva della vettura che arriva all’indomani dell’introduzione della Rallye 1.3 HF. La potenza viene incrementata fino al valore di 101 cavalli utili per permettere a Sandro Munari di vincere il Tour de Corse nel 1967. Ma l’obiettivo di Cesare Fiorio e della gente di Lancia è quello di vincere il Campionato Mondiale Costruttori. La vittoria arriva e non tarda nel 1972 ad opera del solito Sandro Munari. Ma la Fulvia Coupé nel frattempo subisce ulteriori modifiche divenendo 1.6 HF e possiede fari interni di dimensioni maggiori rispetto a quelli esterni che gli conferiscono la nota denominazione di Fanalone. Col successo di quell’anno in casa Lancia si aggiudicano il primo degli undici titoli costruttori nel Campionato del Mondo Rally confermando un dominio che durerà quasi fino all’inizio degli Anni Novanta.
La vettura è accreditata di 160 cavalli (mentre la variante da strada ne possedeva 120) ma possiede anche un cambio a cinque marce e un peso ulteriormente ridotto fino a 850 chilogrammi. I cerchi sono in lega e lo sterzo diretto.
La Fulvia 3
La Lancia nel frattempo si accasa in Fiat. Il costruttore torinese comincia quindi a realizzare i primi restyling cominciando da tre modelli, la 1.3 S che ora possiede un allestimento più semplificato, la 1.6 HF e la 1.6 HF Lusso che diventano più curate e sportive. Nel 1973 viene presentata al Salone di Londra la Fulvia 3 che rimane l’ultimo esemplar in produzione della Fulvia. Si tratta di una 1.3 da 90 cavalli dotata di piccoli aggiornamenti in modo da non produrre una valida concorrenza alla nuova gamma della Beta presentata proprio in quello stesso anno. Ora la griglia e le cornici dei fari sono verniciati in nero opaco mentre per quanto riguarda la meccanica e le prestazioni non cambia quasi nulla rispetto alla 1.3 S.
L’epopea della Lancia Fulvia Coupé termina nel 1976. Ma nel cuore degli appassionati è rimasta sempre viva e presente.