L’Alfetta è un auto del marchio Alfa Romeo presentata a Torino nel 1972. Nata per accomodare le scelte stilistiche del mercato vende 250.000 esemplari.
Come prima Alfa Romeo da raccontare ho deciso di scegliere l’Alfa Romeo Alfetta, il motivo vero di questa scelta non esiste, essendo all’inizio la gamma di modelli è ampia però non volevo iniziare con un modello stratosferico dove rischiavo di inciampare nelle critiche di voi utenti, dall’altro lato però non volevo nemmeno partire con un modello mediocre. Quindi mi è venuta in mente l’Alfetta.
La storia
Ma veniamo all’auto: l’Alfetta fu concepita già nel 1969 dai progettisti dello studio Centro Stile Alfa, guidato da Giuseppe Scarnati, che disegnò così un autovettura che si potesse adeguare ai canoni stilistici dell’epoca mantenendo però lo stile classico del’Alfa. Però per la paura di segare le gambe ai modelli Giulietta e 2000 che erano già in produzione dal biscione i dirigenti rimandarono la presentazione dell’auto fino al 1972. Anche se per molti l’Alfetta fu uno di quei modelli che contribui al periodo di crisi dell’Alfa e la successiva acquisizione di Fiat, questo modello rimase in produzione per ben 12 anni e venne venne prodotta per 250.000.000 esemplari di cui almeno 15.000 finirono negli USA.
Come ho detto prima l’Alfetta viene vista da alcuni cultori di questo marchio una delle cause della sua crisi, questo è dovuto a una serie di motivi. Riassumendo con una frase l’Alfetta fu l’auto giusta nel momento sbagliato. Infatti in quel momento storico in Italia come nel resto del mondo si stava attraversando una rivoluzione culturale che portò a far cambiare persino i gusti delle persone.
Ed è per questo motivo che i responsabili marketing dell’epoca non erano sicuri che le linee troppo curvilinee dei modelli “1750” e “Giulia” avrebbero retto alla concorrenza estera e Italiana. Quindi decisero di mettere in produzione un nuovo modello che potesse rispecchiarsi meglio nei canoni dell’epoca e quindi invogliare all’acquisto anche la clientela più giovanile, che in quel periodo di Boom economico aveva adeguate disponibilità economiche per procurarsi un auto di qualità come quelle proposte dall’Alfa. Peccato che i dirigenti dell’epoca non fecero una scelta azzeccata, infatti i modelli antecedenti all’Alfetta vendevano bene e quindi non se la sentirono di spingere troppo questo nuovo modello. Quando però i suoi predecessori non erano più in grado di reggere il passo l’Alfetta era un auto che era ormai “vecchia” per il mercato e quindi non fece mail il boom di vendite che i suoi creatori si erano prefissati.
Ma oltre a scelte di marketing poco azzeccate l’Alfetta non soddisfò nemmeno gli alfisti puri, che non si risparmiarono diverse critiche per questo modello. La maggior parte di queste critiche era indirizzato al cambio che a differenza dei suoi predecessori non era più fluido e piacevole e chiunque l’abbia guidata sa benissimo che ingranare la prima senza grattare era praticamente impossibile, quindi sovente i suoi possessori passavano prima alla seconda e poi alla prima, per evitare di grattare.
La progettazione
In ogni caso nonostante le varie problematiche l’Alfa Romeo Alfetta fu uno di quei modelli che sicuramente segnarono la storia del marchio Milanese. Infatti proprio perchè nata per essere innovativa e al passo con i tempi fu il modello che segnò una linea di demarcazione fra il design passato e la futura linea stilistica dell’Alfa.
La linea dell’Alfetta è squadrata, scevra da venature e pieghe, moderna per l’epoca ma classicizzata dal frontale tipicamente Alfa Romeo con i doppi fari tondi in cornici cromate e lo scudetto in posizione centrale.
Guardavano alla tradizione i paraurti a lama in acciaio inossidabile, le tre barre cromate sulla calandra e le maniglie delle portiere. Così se la parte anteriore era bassa, raccolta e relativamente slanciata la parte posteriore presentava la novità più evidente: La coda alta che oltre a garantire vantaggi sul piano aerodinamico offriva una capacità di carico quasi da record per la categoria. Gli interni al contrario erano in pieno stile Alfa Romeo quindi era presente la classica didascalia “Alfetta” in corsivo, gli interni in pelle con prestigiosi inserti in legno rendevano l’auto un modello lussuoso ma comunque accessibile al pubblico. Il cruscotto era completato con una serie di strumentazioni ben definita e leggibile. L’assenza del cambio all’uscita del motore aveva permesso di snellire abbastanza la parte anteriore del tunnel centrale tanto da dare un’incredibile sensazione di spazio ai posti anteriori rendendo nel complesso l’abitacolo accogliente e spazioso. Questo piacque molto agli acquirenti dell’epoca.
Parlando della parte meccanica più nello specifico non si può non parlare del bialbero Alfa Romeo (tipico delle vetture del marchio) da 1779 cm³ era derivato direttamente dalla sua antenata 1750, aveva ricevuto modifiche tali da permettere di elevare la potenza del motore a 122 CV, raggiungendo alcune migliorie ingegneristiche che ancora oggi alcuni produttori stentano a raggiungere. Il motore era costruito . Costruito completamente in lega di alluminio aveva le canne dei cilindri di ghisa riportate e sfilabili. I due alberi erano studiati in modo tale da garantire un affidabilità e una durata che faceva invidia alle rivali dell tempo e di adesso.
L’Alfetta non è solo un auto che è rimasta impressa nell’immaginario collettivo solo per il suo stile e la sua storia, ma anche per l’adozione da parte delle forze di Polizia e dei Carabinieri che già dall’anno successivo alla sua presentazione decisero di impiegare per sostituire i modelli più vecchi della Giulia Super. Ma ahimè l’Alfetta è ricordata dagli Italiani come l’auto dell’attentato ad Aldo Moro, infatti una versione blindata era usata sovente dai funzionari pubblici come auto Blu. Ed è anche per questo che moltissimi associano l’Alfetta a serie televisive ambientate negli anni ’70. Moltissimi sono gli esemplari utilizzati per la registrazione di polizieschi, che prevedono l’impiego dell’Alfetta come auto delle forze del ordine o dei banditi. Venne quindi impiegata sovente per la registrazione di spettacolari inseguimenti.
Versione Anni di produzione Esemplari
- Alfetta dal 1972 al 1974 104.454
- Alfetta (guida a dx) dal 1972 al 1978 2.011
- Alfetta 1.8 dal 1975 al 1983 67.738
- Alfetta 1.6 dal 1975 al 1983 77.103
- Alfetta 2000 dal 1976 al 1977 34.733
- Alfetta 2000 (guida a dx) nel 1977 1.450
- Alfetta 2000 L dal 1978 al 1980 60.097
- Alfetta 2.0 dal 1981 al 1984 48.750
- Alfetta 2000 LI America dal 1978 al 1981 1.000
- Alfetta 2000 Turbodiesel dal 1979 al 1984 23.530
- Alfetta Quadrifoglio Oro dal 1982 al 1984 19.340
- Alfetta CEM nel 1982 1.000
- Alfetta 2.4 Turbo Diesel dal 1983 al 1984 7.220
Vale la pena Comprarla? Versioni prodotte
Alla fine il problema di ogni collezionista è sempre lo stesso, le risorse economiche non sono infinite ma le auto da dover possedere lo sembrano. Quindi l’Alfetta è una di quelle auto che merita di finire nella propria collezione? Sicuramente è un modello che ha fatto la storia del marchio e merita di finire nelle collezioni più prestigiose, d’altro canto però non aspettatevi di venir accolti a braccia aperte nei moto-raduni targati Alfa Romeo, infatti dovrete mettere in conto anche dei possibili rifiuti dovuti alla storia del’auto.
Perché come già detto l’Alfetta è un auto che è stata concepita per essere a passo con i tempi o addirittura innovare ed è per questo che pur avendo 40 anni molti giudicano la sua linea troppo moderna se confrontata a quella di modelli come la Giulia o la 1750. Resta comunque un ottimo investimento per il futuro perché ben presto dovrà perdere la sua “modernità” facendo aumentare d’obbligo le sue quotazioni.