Quando Sebastian Vettel abbandonava la Red Bull per approdare in Ferrari, ovvero nel 2015, le sue intenzioni erano chiare. Il quattro volte campione del mondo voleva seguire le orme del suo idolo più grande, il connazionale Michael Schumacher che tanto aveva vinto in Ferrari.
Vettel era in quel momento il pilota di maggior successo che gareggiava in Formula 1. Il suo totale di quattro campionati vinti significava la somma del numerico dei di titoli messi insieme da Lewis Hamilton e Fernando Alonso.
Ma l’introduzione dei propulsori turbo ibridi V6 nel 2014 e l’arrivo del nuovo compagno di squadra, Daniel Ricciardo, avevano fermato la scia di vittorie di Vettel. Quella stagione fu la sua prima volta trascorsa senza aver registrato una vittoria.
Anche in Ferrari le cose non andavano tanto bene. Il team aveva sopportato un 2014 privo di vittorie con Fernando Alonso che si apprestava a trasferirsi in McLaren. Ma la stagione 2015 sembrava essere cominciata col piede giusto: Vettel vince al suo secondo Gran Premio con la Ferrari, a Sepang.
Inoltre con la Ferrari, in quella stessa stagione, Vettel vince altre due volte rimanendo comunque una minaccia per la coppia dominante della Mercedes fino all’ultimo tanto da concludere terzo in campionato concludendo l’anno con più del doppio dei punti rispetto al compagno di squadra Kimi Raikkonen.
L’avvio sembrava incoraggiante
Dopo questo inizio incoraggiante, ci si aspettava molto dalla Ferrari e da Vettel per l’anno successivo. Invece il team ha subito una battuta d’arresto sconfortante. Vettel non è riuscito a vincere una gara, in parte a causa dei ritiri, anche se la Ferrari ha fatto pochi progressi significativi nel ridurre il loro deficit dalle frecce d’argento che hanno conquistato tutto quello che si poteva vincere.
Peggio ancora per Vettel, il suo ex team Red Bull ha invece combattuto contro la Mercedes, vincendo due volte e battendo la Ferrari al secondo posto nel campionato costruttori. Ricciardo ha anche lasciato Vettel al quarto posto nella classifica piloti.
Insolitamente Vettel, tipicamente tra i migliori nel giro secco, ha faticato molto in qualifica contro Raikkonen che tra tutte le sue abilità raramente è stato considerato uno specialista delle qualifiche.
La Ferrari nel 2017 compie invece un significativo passo avanti riuscendo anche ad impensierire la Mercedes durante tutto lo svolgimento della stagione. La vittoria nella gara di apertura della stagione a Melbourne e altre due vittorie nei sei turni di apertura del Mondiale portano Vettel davanti a tutti con serie possibilità di impedire a Hamilton di eguagliare il suo conteggio di quattro titoli mondiali. La rivalità tra i due si intensifica in Azerbaijan, dove Vettel, credendo che Hamilton lo avesse frenato lo “punisce” con l’ormai nota ruotata.
Vettel vince soltanto un altro Gran Premio nel 2017. Una vittoria potenzialmente vitale, mentre la possibilità di riconquistare il vantaggio su Lewis Hamilton, poteva essere messa in pratica quando con la pole position di Singapore. Ma alla partenza accade l’impensabile: Vettel si scontra con Raikkonen, coinvolgendo anche Verstappen. Alla fine dell’anno Vettel avrà conquistato cinque vittorie e soltanto un secondo posto nel campionato mondiale che gli lascerà non pochi rimpianti.
Il 2018 comincia bene
Il 2018 inizia in maniera ancora più promettente per Vettel: vince infatti le prime due gare dell’anno. Ma una serie di errori permettono ancora a Hamilton di conquistare il suo quinto titolo mondiale. Inutili penalità in griglia in Austria e ad Austin, le collisioni con Bottas (al Paul Ricard), con Hamilton (a Monza), con Verstappen (a Suzuka) e con Ricciardo (ad Austin) hanno contribuito a lasciare molti punti per strada.
Ma l’errore più doloroso arriva in modo inaspettato durante la gara di casa del tedesco. Vettel parte davanti a tutti con Hamilton quattordicesimo. Le possibilità di sfruttare la situazione sono altissime; al giro 51 Sebastian finisce contro le barriere della Sachs, una delle curve più celebri del Motodrome ma anche la più lenta. In un attimo cambia tutto. Vince a Spa ma colleziona ulteriori errori nel prosieguo della stagione. Aumentano i rimpianti. Nel frattempo muore improvvisamente il presidente Sergio Marchionne nel luglio del 2018. Mattia Binotto sostituisce Maurizio Arrivabene in tempo per avviare la stagione 2019.
Un 2019 nel segno di Leclerc
Ma nello stesso tempo arriva anche Charles Leclerc che aveva appena terminato la sua prima stagione in Formula 1 con Alfa Romeo Racing. Dalla loro prima gara come compagni di squadra il monegasco ha sempre provato a spodestare Vettel, fornendogli anche grosse dosi di tensione con cui collaborare oltre ad una monoposto al di sotto delle aspettative del tedesco.
La rivalità tra i due si intensifica nella seconda metà dell’anno quando la Ferrari è finalmente in grado di puntare alla vittoria. Dopo aver segnato la sua prima vittoria a Spa, Leclerc ne aggiunge una seconda a Monza, provocando anche qualche malumore in quell’occasione ignorando un team order durante le qualifiche. Vettel appare quindi frastornato in quell’occasione, tanto da commettere un errore autonomo che assieme alla vittoria di Leclerc complica le cose. Nel corso della stagione si erano già visti anche errori in Bahrain e a Montrel (comunque discutibile).
Una vittoria arriva invece a Singapore col team che favorisce (per una volta) Vettel. È stata la sua unica vittoria dell’anno.
In Russia è invece Vettel a ignorare gli ordini di squadra fino a che in Brasile la coppia si rende protagonista dell’ormai noto scontro. Ma a Suzuka Vettel sembra quello dei tempi migliori ma mentre il 2019 volge al termine appare sempre più chiara la volontà di separarsi dalla Ferrari.
Cosa è mancato a Vettel?
Fino ad ora Sebastian Vettel si unirà ad Alain Prost e a Fernando Alonso cioè a quei campioni del mondo giunti a Maranello ma che sono andati via senza vincere alcun titolo. A meno che, naturalmente, non riesca a mettere in saccoccia un titolo del mondo in questa stagione incerta che ci attende.
Anche se ciò dovesse accadere, le speranze di Vettel di costruire un impero di vittorie simile a quelle di Schumacher in Ferrari, ottenendo successi con più titoli che lo spingono oltre i traguardi di riferimento del suo eroe d’infanzia, sono finite.
Ma non è tutta colpa del tedesco. È mancata quasi sempre una monoposto competitiva. Negli anni trascorsi a Maranello, Vettel non ha mai avuto a disposizione una monoposto capace di offrirgli la possibilità di vincere qualche campionato come invece successo in Red Bull. Ma bisogna pur sapere che le cose non vanno sempre bene.
Di Vettel rimane l’immagine di un ragazzo, divenuto nel frattempo uomo, che non è riuscito a realizzare il sogno di vincere quanto Schumacher e magari di superarlo. Sono mancate le condizioni, quelle che gli hanno permesso di affermarsi come un campione altrove.
La storia d’amore tra Vettel e la Ferrari è apparsa quindi come un fiore mai sbocciato del tutto che sfiorirà per sempre alla fine di quest’anno.