Nel giro di poche settimane si è passati dall’annuncio ufficiale con cui FCA confermava la richiesta del prestito da 6.3 miliardi di Euro con garanzie statali, come previsto dal Decreto Liquidità di aprile, all’approvazione del prestito da parte di Intesa Sanpaolo e al successivo ok di Sace per l’effettiva erogazione delle garanzie necessarie per la copertura del prestito.
Il tema, in queste settimane, ha generato tantissime polemiche ed un acceso dibatto politico. In queste ore, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri è intervenuto sul maxi prestito in arrivo per FCA sottolineato che “sono stati definiti dei meccanismi sanzionatori fino al rimborso anticipato dell’intero finanziamento. I flussi transiteranno su conti correnti dedicati e vincolati per assicurare il controllo sulla destinazione delle somme. Il finanziamento prevede specifici obblighi di rendicontazione periodica”
Secondo l’amministratore delegato di Sace, Pierfrancesco Latini, “il finanziamento, che come noto, vale circa 6,3 miliardi è rivolto al perimetro italiano del gruppo FCA. E’ distribuito su 18 entità del gruppo FCA e ha una destinazione specifica molto ben qualificata a copertura dei costi del personale di stabilimenti in Italia, pagamento di fornitori della filiera italiana, fornitori anche strategici degli stabilimenti italiani, e investimenti destinati a centri e laboratori di ricerca e sviluppo in Italia”
Le parole di Gualtieri e Latini arrivate in queste ore confermano come la concessione delle garanzie statali per il prestito da oltre 6 miliardi di FCA sia stata strettamente legata a precise assicurazioni da parte dell’azienda che utilizzerà tali fondi per affrontare il periodo di emergenza legato al post-lockdown. Il prestito, come sottolineato dall’amministratore delegato di Sace, dovrebbe servire a garantire la stabilità dell’intera filiera automotive italiana, un comparto fondamentale per l’intero sistema industriale del nostro Paese.
Le difficoltà degli stabilimenti italiani di FCA
In queste ultime settimane, la crisi post lockdown ha iniziato a mostrare le prime evidenti difficoltà per gli stabilimenti italiani di FCA e, di conseguenza, anche per tutto l’indotto. La ripresa della produzione di veicoli in Italia dopo la fine del lockdown è stata solo parziale. Le operazioni di FCA nel nostro Paese procedono, infatti, a ritmo ridotto e non ci sono segnali di un’imminente accelerazione.
Alcuni stabilimenti, come la Sevel di Atessa, lavorano in modo costante mentre altri sono fermi e continueranno ad esserlo ancora per molto tempo. Un paio di settimane fa, ad esempio, è arrivata la conferma che lo stabilimento di Cassino sarà fermo sino a fine giugno con ricorso alla cassa integrazione in deroga e poi alla cassa integrazione ordinaria. Per lo stabilimento dove vengono prodotti i modelli Alfa Romeo ci dovrebbero essere pochi giorni di lavoro a luglio e poi una nuova maxi chiusura con anche lo stop di tre settimane ad agosto per la pausa estiva.
Nel frattempo, continua ad essere rimandata la ripartenza della produzione della Fiat Panda a Pomigliano d’Arco dove è attivo solo un reparto di componentistica che impiega meno del 10% della forza lavoro dello stabilimento. Con il mercato italiano ancora quasi fermo, ad oggi non c’è una data per la ripresa produttiva della Panda. Problemi anche per gli stabilimenti piemontesi di FCA dove, come confermato ieri dai sindacati, è stata richiesta ancora cassa integrazione per quasi 10 mila dipendenti.
Anche a Melfi, uno dei punti di riferimento delle operazioni di FCA in Italia, la produzione non è ancora costante e si prevede ulteriore ricorso alla cassa integrazione con lo stop della produzione di 500X e Renegade (ma le nuove ibride di Jeep continueranno ad essere prodotte senza sosta). Per ogni stabilimento di FCA che non riparte, inoltre, ci sono decine di aziende piccole e medie in grossa difficoltà e che rischiano la chiusura definitiva.
La speranza è che questa notevole immissione di liquidità nelle casse di FCA Italy possa garantire la spinta giunta ad affrontare la crisi nel corso dei prossimi mesi. E’ chiaro che il mercato delle quattro ruote dovrà registrare una netta ripresa per poter garantire una nuova crescita delle attività industriali della filiera automotive del nostro Paese. Continuate a seguirci per tutti gli aggiornamenti.