L’Alfa Romeo dei primi anni 2000 vive un periodo non particolarmente semplice, all’inizio di marzo si prova la via dell’accordo con la General Motors che si lega in questo modo al Gruppo Fiat. L’accordo con gli americani arriva dopo che negli anni antecedenti al 2000 l’Alfa Romeo 156 aveva ottenuto già buona parte del grande successo disponendo anche di giudizi di grande interesse. In questo clima di gioie e dolori a sparigliare le carte nel segmento delle vetture compatte viene introdotta l’Alfa Romeo 147.
La vettura veniva presentata proprio 20 anni fa; il Biscione la proponeva in anteprima presso il Salone di Torino del giugno 2000 con la chiara ambizione di proseguire la scia di successi intrapresa dalla 156 nel suo segmento di appartenenza. Con questa condivide infatti anche la meccanica e il pianale. La vettura rimarrà in listino fino al 2010, anno in cui viene sostituita dalla Giulietta.
Con la Tipo sotto
Nella storia della Alfa Romeo molte cose si ripetono. La necessità di doversi arrangiare in qualche modo è una delle peculiarità del marchio, soprattutto nei periodi più critici e quello in cui nasce la 147 lo è. L’esempio di arrangiamento lo si vede proprio con l’Alfa Romeo 147 ma anche con la 156 e la GT. Con la 147 si decide che è giunto il momento di cambiare, sostituendo le 145 e 146 in modo da avvicinare la nuova vettura ad un DNA del marchio rivisto con l’approdo sul mercato della 156. Ma le risorse a disposizione sono quelle che sono sebbene c’è qualcosa in più a disposizione rispetto a quanto stanziato in precedenza per le due vetture citate. La piattaforma però rimane la medesima ed è quella della vecchia Fiat Tipo, o meglio, il Pianale C utilizzato sulla 147 derivava fortemente dalla piattaforma Tipo 2 utilizzata proprio sulla Tipo, Tempra, Alfa Romeo 155 e seconda serie della Delta. Una vettura risalente al decennio precedente, ma in Alfa Romeo sanno pure dare vita a miracoli che non ti aspetti. La 147 non dà mai l’impressione che si sia appoggiata su una piattaforma datata, d’altronde lo stesso si ravvisava anche sulla 156.
Ne risulta una vettura ben piantata a terra, nella guida simile a quella di un kart che per una trazione anteriore non è cosa semplice da mettere in pratica. Ma in Alfa Romeo ci riescono e pure bene ma il merito non proviene soltanto dal rapporto di demoltiplicazione che in ogni caso produce uno dei comandi più incredibili del panorama automobilistico. La 147 si guida benissimo in ogni frangente. La trazione davanti non è un problema, sulle 147 e 156 si ravvisa un avantreno dalle incredibili doti che fa dimenticare ben presto le qualità della trazione applicata sull’asse posteriore.
Sospensioni ben progettate
La base della ricercatezza che fa dimenticare ben presto una genesi poco nobile in termini di piattaforma deriva da un avantreno abilmente studiato. Davanti c’è infatti un interessante e sofisticato impianto sospensivo a quadrilatero alto che permette di gestire meglio le variazioni subite dalla ruota minimizzandone anche i fastidiosi ritorni di coppia sul volante. Sotto viene installata una traversa inferiore ben rinforzata che permette di irrigidire il telaio aumentando la precisione delle risposte provenienti dall’intero corpo vettura. Si comprende quindi che con la 147 ci si può sentire al sicuro e si può instaurare ben presto un rapporto di intimità uomo-macchina. Lo sterzo risulta preciso e gli inserimenti in curva rapidi e ben calibrati, non è raro sentire giudizi lusinghieri sulla 147 anche a 20 anni dal debutto.
Ma nonostante tutto l’Alfa Romeo 147 risulta ben impostata nella sua ottima capacità di isolare la vettura dalle irregolarità dell’asfalto. All’anteriore molto sofisticato si aggiunge un posteriore dove l’impianto sospensivo prevede un McPherson evoluto a doppi bracci trasversali. In definitiva nell’intero complesso le sospensioni della 147 prevedono un progetto raffinato che già da sé permette di non irrigidire molle e ammortizzatori in modo che la vettura rimanga comunque morbida al punto giusto.
Al debutto tre i motori previsti
All’inizio le motorizzazioni apparse sulla 147 prevedono varianti derivate da quelle viste già sulla 145 “restyling”, si tratta di quattro propulsori a 4 cilindri Twin Spark a benzina da 1.6, 1.8 e 2.0 litri di cilindrata. Scompare quindi la variante da 1.4 litri mentre le potenze rimangono comprese tra i 105 e i 150 cavalli: si comincia proprio dal 1.6 dotato di 105 cavalli di potenza sebbene venga reso disponibile anche col variatore di fase che ne aumenta la potenza fino a 120 cavalli. Il 2.0 da 150 cavalli, posto al vertice del lotto, si poteva avere anche col cambio robotizzato Selespeed.
Le ovvie differenze in termini di prestazioni tra i motori disponibili permettevano di ottenere in ogni caso un ottimo piacere di guida. Dal punto di vista delle varianti alimentate a gasolio ci sono soltanto propulsori di tipo common rail. All’inizio l’unico frazionamento disponibile era da ricercare nel 1.9 JTD a 8 valvole e 110 cavalli che venne subito “portato” a 115 cavalli di potenza. Inoltre fino al 2002 viene resa disponibile anche un’unità identica ma depotenziata a 100 cavalli. Lo stesso anno invece viene introdotto anche un 1.9 JTD a 16 valvole capace di erogare 140 cavalli. Al top in termini di motori, sempre nel 2002, arriva il 3.2 V6 Busso per la versione GTA da 250 cavalli di potenza.
La brutale GTA
Merita quasi un capitolo a parte la variante GTA dell’Alfa Romeo 147. La vettura riportava in auge (assieme alla 156) la mitica sigla della Gran Turismo Alleggerita che tanto aveva dato in casa Alfa Romeo. È un vero tuffo nel passato per gli appassionati, quasi un mito che torna ad essere realtà abbinato ad un motore che è storia e romanticismo puro: sotto al cofano veniva installato l’iconico V6 dell’ingegner Busso, qui nel frazionamento più esasperato da 3,2 litri di cilindrata e 250 cavalli di potenza utili a spingere la 147 fino alla soglia limite dei 248 km/h di velocità massima. Un dato pazzesco per una compatta che accelera da 0 a 100 km/h in appena 6,3 secondi.
La potenza è tanta, la brutalità parecchia e le carreggiate necessitano di uno specifico intervento che produce un considerevole allargamento in accordo con passaruota più pronunciati. La vettura doveva stare a terra e questo rappresentava un passaggio fondamentale in quest’ottica. Le linee esterne la rendono ancora più cattiva senza però strafare in termini di aerodinamica e di elementi aggiuntivi: ci sono aperture ben definite ai lati dello scudetto anteriore, un nuovo paraurti anteriore, cerchi ruota dedicati, minigonne sotto alle portiere, un paraurti posteriore con ulteriori sfoghi per l’aria e uno spoiler più pronunciato. Niente di incredibile ma tutto votato all’utilità di una variante che ben presto si fissa nel cuore degli appassionati. La trazione rimane sempre davanti e manca il differenziale a slittamento limitato che arriverà solo sulla Q2, variante che comunque viene abbinata soltanto al motore diesel da 170 cavalli.
Ottima personalità
Quando in Alfa Romeo si comincia a pensare alla 147, si intuisce che non c’era più bisogno di diversificare le varianti a tre o cinque porte per uno stesso modello come successo con le 145 e 146. Meglio puntare su una vettura che abbia il coraggio di sfidare le straniere del segmento C in modo da riaffermare il marchio all’interno di un segmento non favorevole negli ultimi tempi. Si comprende che il nuovo impianto stilistico fornito dalla 156 è la base giusta da cui partire in termini di linee e design esterno: la purezza delle linee e delle forme esterne è un dato su cui basarsi. Quando viene presentata si svela nella sola variante a tre porte, ma da lì a poco arriverà anche la versione a cinque porte con l’iconica maniglia nascosta nel montante per l’apertura delle portiere posteriori. Il frontale deriva da quello della 156 sebbene lo scudetto possieda una nuova impostazione stilistica, particolarmente apprezzata. Piace il lunotto appuntito e le luci posteriori con motivo a goccia oltre che di piccole dimensioni.
Se la 145 che l’aveva preceduta risultava complessa e mai banale, le linee della 147 possiedono una personalità fortemente marcata pur non avendo niente in comune con la vettura che l’aveva preceduta. D’altronde il design della 145 era stato affidato a Chris Bangle mentre quello della 147 a Wolfgang Egger, sotto la direzione di Walter de Silva; tutti maestri del disegno dell’auto degli ultimi due decenni. Il team guidato da De Silva ed Egger percepisce che non bisogna copiare il frontale della 156 su cui avevano lavorato in precedenza, a cominciare dallo scudetto che come detto prima viene incassato e allungato. Risulta poi decisamente interessante la forma dei fari anteriori con un elemento circolare verso l’interno. Lateralmente la linea di cintura è alta e le superfici vetrate ridotte, tutti elementi che contribuiscono a rendere la linea votata alla sportività. In un attimo la 147 diventa un’icona e comincia a fare scuola tra le compatte, svecchiando di colpo la concorrenza. Nel 2001 viene eletta Auto dell’Anno da una giuria internazionale composta da 56 giornalisti specializzati che rappresentavano 21 Paesi europei.
Il restyling la sconvolge
Nel 2004 accade qualcosa di particolare. L’Alfa Romeo 147 viene sconvolta da un restyling che distrugge la filosofia portata in dote da una vettura nata appena 4 anni prima ma ancora moderna e ben integrata nel panorama dell’auto del tempo. Il frontale subisce una corposa rivisitazione che produce uno scudetto di differente concezione con elemento cromato in alto, i fari si allungano seguendo un disegno a goccia che non ha nulla da spartire con la precedente variante. C’è anche un nuovo paraurti e nuovi fanali posteriori, allungati anche questi, col portellone che presenta ora anche una scalfitura orizzontale sulla parte più bassa. Per tanti i giudizi non sono assolutamente positivi.
Per quanto riguarda i motori vengono invece introdotte potenze maggiorate per i turbodiesel grazie all’approdo dei MultiJet che in Alfa Romeo chiameranno JTDm. Il 1.9 a 16 valvole dispone ora di 150 cavalli (che si può avere con differenziale Torsen Q2), il 1.9 da 8 valvole viene incrementato di 5 cavalli fino a raggiungere i 120; si tratta in entrambi i casi di propulsori che rispettano la normativa antinquinamento Euro 4, mentre il 1.9 JTD da 115 cavalli Euro 3 viene messo da parte. Non cambiano invece i propulsori a benzina. A fine 2007 debutta il 1.9 JTDm da 170 cavalli e 16 valvole nella variante “Ducati Corse” (prodotta in 500 esemplari), con differenziale Torsen Q2 proposto di serie. Il restyling porta in dote anche miglioramenti per la sicurezza come barre di rinforzo nelle portiere, serrature rinforzate e longherone di acciaio posto sotto il pianale dal lato guida. Le modifiche si resero necessarie dopo che le prove dell’Euro NCAP del 2001 avevano permesso di ottenere soltanto 3 stelle su 5; uno risultato particolarmente scarso per il test di impatto frontale.
Interessanti gli interni
Gli interni dell’Alfa Romeo 147 rappresentano un notevole passo in avanti, in termini di qualità, rispetto a quanto visto sulla 145 qualche anno prima. Le plastiche risultano di qualità superiore e la parte superiore della plancia viene rivestita con un materiale molto ben realizzato che non ha niente in meno rispetto ad alcune soluzioni viste a quel tempo sulle tedesche. Molto interessanti poi alcuni vezzi come il portabicchieri e portatessere retraibili posti sulla console centrale. Un po’ più trascurato l’assemblaggio e anche lo spazio per chi siede dietro. In ogni caso i comandi sono posizionati nelle posizioni ideali e gli strumenti del cruscotto sono raccolti in tre elementi circolari con quello centrale di maggiori dimensioni.
La 147 poteva disporre di numerosi optional, anche molto avanzati per l’epoca. C’erano il climatizzatore automatico, i fari allo xeno, i sensori di parcheggio e un evoluto sistema di navigazione satellitare “Connect” con info sul traffico in tempo reale. Diversi anche gli aiuti alla guida. Decisamente piacevoli le tinte perlate o gli interni in Pelle Pieno Fiore. Quando nel 2010 esce di scena se ne va portandosi dietro un grosso successo commerciale: dallo stabilimento di Pomigliano d’Arco ne uscirono quasi 652mila unità. Ancora oggi non dimostra i suoi anni e piace sempre di più.