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Quella volta che un Andretti avrebbe potuto ritornare in Ferrari

Michael Andretti ha raccontato un episodio finora rimasto nell’ombra, nel 1992 aveva firmato un contratto (probabilmente triennale) con la Ferrari

Michael Andretti

Associando Andretti alla Ferrari la prima cosa che viene in mente sono gli interessanti successi prodotti dal buon Mario che con le monoposto del Cavallino Rampante riuscì ad ottenere ottimi riscontri. Ma c’è da dire che nel 1992 le cose sarebbero potute andare anche diversamente, quella volta ad essere vicino alla Ferrari non era Mario, bensì il figlio Michael Andretti.

Alla fine del 1992 proprio Michael Andretti si preparava a lasciare la CART per virare verso una Formula 1 marchiata McLaren che possedeva nell’ovvio ruolo di prima guida un campione come Ayrton Senna. Il 1993 si rivelò però un anno deludente, formalizzato da un confronto decisamente fuori da ogni logica laddove quell’unico podio di Monza avrebbe segnato l’ascesa e allo stesso tempo la decaduta del buon Michael in Formula 1.

L’intrigo Ferrari

Ma un anno prima le cose potevano pure andare diversamente visto che per il 1992 si paventava un possibile approdo proprio in Ferrari. Il suo tentativo di riprendere l’eredità di famiglia alla Ferrari, dove suo padre ha corso e vinto tre gare di Formula 1 tra il 1971 e il 1982, rappresenta un dato assai affascinante.

Lo stesso Michael Andretti ha parlato di questa particolare situazione all’interno di un contributo apparso su Racer.com: “Era il 1991. Eravamo a Elkhart Lake e avevo appena firmato un contratto per il 1992”, ha detto Michael Andretti “ma c’era una clausola sulla Formula 1 in Newman/Haas Racing (team con cui correva in America) che diceva che se avessi preso la via della Formula 1 non mi avrebbero mai fermato. Così nel 1991 mi è capitato di firmare un contratto. È qualcosa che non sa quasi nessuno: ho firmato un contratto con la Ferrari per guidare per loro nel 1992”.

Ma le cose non andarono come previsto grazie ad una resistenza proveniente proprio da Carl Haas: “così, quando sono tornato da Carl lui mi disse: ‘Non ho intenzione di lasciarti fare’. Quindi io gli ricordai che mi avrebbe lasciato fare un passaggio in Formula 1. Ero davvero, davvero arrabbiato con lui. Alloggiavamo nello stesso hotel ma non ci parlavamo. Una volta saliti in macchina per raggiungere il circuito la manica del suo cappotto rimase fuori dalla portiera una volta chiusa. Volevo essere ancora arrabbiato con lui ma non ci riuscii, probabilmente aiutato da quella situazione esilarante”.

Il tempo per adattarsi

Sebbene la Ferrari F92A del 1992 sia stata tra i più grandi fallimenti della Scuderia in Formula 1, la possibilità di affiancare ad Andretti un tre volte campione del mondo (a quel tempo) come Alain Prost appariva come una eventualità interessante per apprendere qualcosa in più da un pilota di sicura esperienza.

“Sarebbe stato un accordo di tre anni”, ha aggiunto Andretti “in Ferrari sapevano che ci sarebbe voluto del tempo per me per andare avanti ma Prost sarebbe stato il mio compagno di squadra. Quindi mi sentivo come se potessi imparare molto in quel contesto. Ho pensato che fosse una grande opportunità. Guidare per la Ferrari proprio fuori dopo aver messo da parte la IndyCar sarebbe stato fantastico. Quindi è oggi è qualcosa di veramente deludente”.

Quando la prospettiva di avere Prost e Andretti nel 1992 fallì, la Ferrari preferì puntare su Alesi licenziando anche Alain Prost che aveva fornito commenti sprezzanti proprio sulla monoposto del 1991 e aggiungendo al sedile vacante Ivan Capelli. “Forse se avessi potuto correre con Prost, col fatto che a quel tempo si potevano anche fare test illimitati sarei stato in grado di essere molto più preparato. E penso che ci sarebbero stati meno giochi politici rispetto a quando mi sono unito alla McLaren. Sarebbe stato un esercizio interessante, ma sfortunatamente non è mai andato a buon fine” ha concluso Michael Andretti che giunto il momento della scadenza del contratto in Newman/Haas firmò quindi per la McLaren imbarcandosi in quello che oggi descrive come il suo peggior anno di gare.