Nei giorni scorsi è arrivata la conferma dell’avvio di una seconda linea di produzione per la Jeep Compass a Melfi. Tale linea, che dovrebbe essere collegata in modo particolare alla salita produttiva della variante plug-in hybrid, sarà attiva a partire dal prossimo 29 giugno e coinvolgerà circa 1400 addetti contribuendo a ridurre l’esubero giornaliero per lo stabilimento lucano.
A Melfi, in ogni caso, dal 18 giugno e sino al successivo 16 di luglio è previsto il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per affrontare questo periodo di estrema difficoltà del settore automotive europeo, evitando un surplus produttivo. Da una parte, quindi, lo stabilimento si prepara alla crescita della produzione della Compass, modello da cui dipendono buona parte delle attività future del sito, mentre dall’altra bisogna fare i conti con la realtà del mercato delle quattro ruote.
Secondo Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Aqcf, la notizia arrivata nei giorni scorsi è “l’ulteriore conferma che gli investimenti vanno avanti e che la salita produttiva permetterà di eliminare l’esubero giornaliero“. La situazione è comunque molto difficile e, secondi i sindacati, è necessario “un provvedimento governativo di incentivi su tutto il settore, che accompagnati dalla spinta del piano industriale per lo stabilimento di Melfi, possano permettere a tutto il territorio, dopo mesi bui, di uscire finalmente da una crisi globale”
Sulla stessa linea delle altre sigle sindacali c’è anche la Fiom che, in una nota stampa, sottolinea la delicata situazione dello stabilimento e, più in generale, del mercato auto “se pur mitigata dalla prosecuzione della salita produttiva dei modelli ibridi e della Jeep Compass, permane una situazione instabile delle richieste di mercato per lo stabilimento di Melfi: in questa cornice consideriamo preoccupante l’assenza di interventi del governo per la tenuta dei livelli occupazionali”
I sindacati di categoria non sono i soli a chiedere un significativo intervento governativo in grado di sostenere un settore strategicamente troppo importante per l’economia italiana. In questa settimana, ricordiamo, anche l’intervento di Anfia, l’associazione che rappresenta la filiera automotive italiana, e la dura presa di posizione di Unrae, l’ente che raccoglie le case estere attive in Italia.
I problemi di Renegade e 500X ed il futuro di Melfi
Al netto di una breve ripresa necessaria per smaltire alcuni ordinativi, la produzione di Renegade e 500X è ancora ferma. I due crossover compatti rappresentano il fulcro delle attività di FCA nello stabilimento di Melfi e fanno parte della strategia “a tre modelli” prevista dall’azienda per lo stabilimento lucano, un sito che da solo regge buona parte dell’economia locale grazie ad un notevolissimo indotto.
Al momento, la produzione di Renegade e 500X continuerà ad essere ferma per le prossime settimane di cassa integrazione e sarà necessario una netta crescita degli ordini per poter tornare, quanto prima, a livelli produttivi sufficienti per garantire un’attività regolare per lo stabilimento di Melfi. La salita produttiva della Compass è, chiaramente, una buona notizia ma c’è bisogno di molte più richieste da parte del mercato per ritornare ai livelli pre-lockdown.
Ricordiamo, inoltre, che già sul finire dello scorso anno, quando i lavori di pre-produzione della Compass erano appena partiti, diverse fondi sindacali avevano sottolineato come la sola Compass insieme a Renegade e 500X non sarebbe stata sufficiente a garantire la “piena produzione” nello stabilimento di Melfi, sito che rappresenta uno dei principali riferimenti delle attività di FCA in Europa.
Secondo le prime stime (pre-lockdown, ripetiamo) è necessario avviare un nuovo progetto a Melfi per poter colmare le potenzialità produttive dello stabilimento e garantire i livelli occupazioni e il sostentamento dell’indotto. La crisi dovuta all’emergenza sanitaria ha, chiaramente, complicato ulteriormente la situazione.
In ogni caso, FCA non ha mai confermato l’idea di voler avviare nuovi progetti a Melfi. In passato si è parlato di una possibile partenza di una linea riservata ai nuovi modelli dei marchi FCA che utilizzeranno la piattaforma CMP del gruppo PSA. I ritardi della fusione, alle prese con l’indagine dell’antitrust, complicano ulteriormente le cose mettendo a rischio il futuro anche dello stabilimento di Melfi. Continuate a seguirci per saperne di più.