Il gruppo Fiat Chrysler Automobiles ha ottenuto finora grande giovamento dall’elezione a Presidente della repubblica del repubblicano Donald Trump che come tutti sappiamo ha sconfitto a sorpresa la candidata del Partito Democratico Hillary Clinton. Dal giorno della sua elezione a Presidente degli USA, il titolo di Fiat Chrysler Automobiles a Piazza Affari è cresciuto del 20 per cento.
Questo è dovuto principalmente alle promesse fatte da Trump in campagna elettorali di massicci investimenti negli Stati Uniti per incentivare ulteriormente la crescita economica del paese di cui beneficerebbe ovviamente anche il settore dell’automotive. A differenza di questo evento, la crisi che ha colpito il mondo politico italiano in queste ultime ore non sembra aver creato grossi problemi al gruppo diretto da Sergio Marchionne.
Fiat Chrysler il titolo vola in Borsa dal giorno dell’elezione di Trump
Il motivo di questa crescita è legata al fatto che ormai per Fiat Chrysler il 90% dei profitti derivano proprio dagli Stati Uniti e dunque le promesse di Trump stanno facendo decollare le quotazioni del gruppo di Sergio Marchionne, questo nonostante il corposo calo nelle immatricolazioni che ha colpito il gruppo italo americano nel mese di novembre che si è da poco concluso e che ha visto l’azienda del Presidente John Elkann perdere oltre il 14% rispetto a quanto ottenuto nello stesso mese del 2015.
Altra notizia che ha contribuito a galvanizzare l’ambiente e a far crescere ulteriormente le quotazioni di FCA è stata la nomina di Mary Barra Ceo di General Motor a Consigliere del comitato di esperti di politica economica che Donald Trump ha voluto al suo fianco per attuare i nuovi piani economici per gli USA.
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Con Trump cresce la fiducia degli analisti del settore
La nomina dell’amministratore delegato di General Motor a membro del Comitato che consiglierà il Presidente Trump nella sua politica economica ovviamente fa sperare in interventi che possano aiutare il settore e dunque la stessa Fiat Chrysler. Non è un caso che infatti gli analisti del settore scommettono che rispetto al governo Obama, Trump potrebbe attuare politiche più morbide nei confronti dei produttori di auto.
Questo nonostante la minaccia di tassare del 35% le auto prodotte fuori dai confini americani e vendute nel mercato interno. Evidentemente questa minaccia non fa paura più di tanto agli investitori e ai dirigenti del gruppo italo americano.