Tutto nasce nelle scorse ore, quando la ministra ai Trasporti De Micheli dice che il nuovo Ponte di Genova va in concessione ad Autostrade per l’Italia. Una bizzarria, visto che per due anni esponenti dell’Esecutivo hanno affermato che puntavano alla revoca della concessione ad Aspi. Che però ora si difende.
Autostrade per l’Italia sul Ponte di Genova: 6 punti chiave
- La società dice, che nel corso di questi due anni, ha supportato in ogni modo la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera. Facendosi carico della totalità delle spese di demolizione e costruzione. Le risorse complessivamente erogate per Genova, sotto forme di indennizzi e sostegno a cittadini e imprese, sono pari a circa 600 milioni di euro.
- Aspi sostiene di aver realizzato un profondo e radicale cambiamento del suo management e di tutti i suoi processi aziendali. Entro il 2023 la società investirà 2 miliardi di euro in spese di manutenzione e cura della rete, di cui 550 milioni di euro nel solo 2020. Adoggi sono attivi oltre 300 cantieri di manutenzione sulla rete nazionale.
- Il Piano di Trasformazione di Autostrade per l’Italia prevede una spesa complessiva di 7,5 miliardi di euro tra investimenti e manutenzioni e l’assunzione di 1.000 nuovi ingegneri e tecnici nei prossimi 3 anni.
- È stato radicalmente cambiato il sistema di monitoraggio dei 1943 ponti e viadotti, affidati a primarie società esterne.
- Del programma di investimenti di 14,5 miliardi di euro, Aspi ha definito e presentato al ministero progetti di sviluppo della rete esecutivi per 7,4 miliardi di euro, di cui attende il via libera da oltre 20 mesi.
- Autostrade per l’Italia ha lavorato con la massima determinazione, anche allo scopo di preservare i posti di lavoro dei suoi 7000 dipendenti.
La palla a Governo sulla questione concessione
Ma la parte più interessante delle difesa di Autostrade per l’Italia riguarda il fatto che Aspi, a oggi, non ha mai ricevuto nessun riscontro formale alle proposte inviate all’Esecutivo per la definizione del contenzioso sul Ponte Morandi. Quindi, la palla passa al Governo, vero sconfitto da tutto questo caos. Una danno d’immagine per la compagine giallorossa, con M5S e Pd che escono male dalla faccenda.