Quando, nell’immediato dopoguerra, l’allora Ministero della Guerra bandì una commessa per un “Autoveicolo ricognitivo” leggero, il riferimento del settore era la Jeep Willys, di cui l’Italia ha subito un’invasione a seguito dell’intervento delle forze alleate. La risposta Fiat è il progetto di quella che sarebbe stata la Campagnola, con meccanica derivata dalla berlina 1900. Finmeccanica, quindi Alfa Romeo, raccoglie la sfida alla fine del 1950, con due anni di ritardo rispetto alla concorrente torinese, ed affida l’incarico al team guidato da Giuseppe Busso.
Il primo passo è quello di procurarsi una Land Rover, la versione “riveduta e corretta”, secondo le parole dello stesso Busso, della fuoristrada americana. E’ il 4 gennaio 1951. Il 14 aprile un primo prototipo – che non è altro che la Land Rover (col frontale ridisegnato) cui è stato trapiantato il propulsore con un bialbero 1900.
Le carenze del prototipo, però emergono sin dalle prime prove “sul campo” a cui seguono una serie di sostanziali modifiche: marce basse più corte, sbalzi contenuti, lubrificazione a carter secco e possibilità di bloccare il differenziale.
Il 5 ottobre la “vera” 1900 M, progettata in Alfa, vede la luce. Nel frattempo, il 16 settembre, all’autodromo di Monza vi era stata la presentazione ufficiale della 1900 M (effettuata ancora con la Land Rover-Alfa Romeo), con tanto di giri in pista nelle mani di Nino Farina.
La nuova vettura venne quindi trasferita a Serravalle personalmente da Busso e dal collaudatore Guido Moroni, per essere testata dal Colonnello Garbari. Questa volta la 1900 M, in seguito soprannominata “Matta” dall’ingegner Antonio Alessio (Direttore Generale Alfa), che la vide in azione, raccolse pareri entusiastici e venne messa in produzione. Durante il viaggio a Serravalle, lo stesso Busso scattò le ben note fotografie in cui Moroni sfoggia le doti “arrampicatrici” della fuoristrada sulle scale della Basilica di Assisi.
La commessa del Ministero della Guerra venne assegnata alla Fiat, ma furono comunque prodotti 2075 esemplari fra 1900 M – AR 51 (Autoveicolo Ricognitivo 1951, secondo l’Esercito) e AR 52.
I primi vengono affidati per la maggior parte a Carabinieri, Esercito e Polizia mentre le 154 “Matta”, prodotte come AR 52 (con propulsore 1975 cc), vengono destinate per lo più ad usi civili. Alcuni esemplari subirono pesanti modifiche per l’utilizzo come spazzaneve, mezzo antincendio, agricolo, ambulanza e addirittura “macchina del vento” per l’addestramento dei paracadutisti.
SCHEDA TECNICA (AR 51)
Motore anteriore, longitudinale verticale, 4 cilindri in linea
Struttura monoblocco in ghisa, testa smontabile in lega leggera
Cilindrata cc 1884
Alesaggio x corsa mm 82,55×88
Distribuzione 2 alberi a camme in testa con comando a catena
Numero valvole 2 per cilindro
Rapporto di compressione 7:1
Alimentazione 1 carburator monocorpo
Accensione a spinterogeno
Raffreddamento a liquido
Lubrificazione a carter secco
Potenza massima 65 CV a 4400 giri/min
Trazione integrale
Frizione anteriore, monodisco a secco
Cambio 4 marce + RM, riduttore a 2 velocità
Telaio longheroni e traverse in lamiera scatolata, saldati
Sospensione anteriore ruote indipendenti, quadrilatero trasversale barre di torsione longitudinali, ammortizzatori idraulici
Sospensione posteriore assale rigido, balestre semiellittiche, ammortizzatori idraulici
Freni Idraulici, a tamburo sulle 4 ruote
Sterzo vite e madrevite
Serbatoio carburante capacità litri 50
Velocità massima km/h 105
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