Nei giorni scorsi l’annuncio effettuato al Salone auto di Ginevra 2017 dall’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne sulla fine della produzione di Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano, ha creato un vero e proprio putiferio. Infatti la nuova generazione della mitica city car della principale casa automobilistica italiana verrà quasi certamente prodotta all’estero, forse in Polonia dove già vengono prodotte Fiat 500 e anche Lancia Ypsilon.
Ovviamente questo annuncio ha spiazzato i sindacati che si dicono preoccupati per questa novità, sebbene Marchionne si sia affrettato a dire che a Pomigliano la produzione di Fiat Panda sarebbe stata sostituita da quella di vetture premium di Alfa Romeo o Maserati.
Maurizio Landini leader di Fiom teme che questo annuncio possa segnare la fine della produzione di Auto Fiat in Italia. Infatti secondo il famoso sindacalista questo potrebbe essere solo l’inizio di una vera e propria emigrazione di massa di veicoli Fiat all’estero. Del resto già alcuni dei più famosi veicoli della casa italiana sono prodotti all’estero.
Fiat Tipo viene prodotta in Turchia negli stabilimenti Tofas di Bursa. Fiat 500 in Polonia e Fiat 500L in Serbia. Secondo Landini questo è un problema perchè nel 2010 Marchionne aveva detto che l’obiettivo era quello di produrre oltre 1 milione di veicoli l’anno in Italia per garantire la piena occupazione di tutti gli stabilimenti. Ma a quanto pare questa promessa potrebbe anche non essere più mantenuta, secondo quanto dichiara Landini.
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Infatti il voler puntare in Italia solo ed esclusivamente sulla produzione di vetture premium significa che i numeri della produzione si abbasseranno inesorabilmente e dunque sarà difficile garantire la piena occupazione di tutti gli stabilimenti.
Questo nel lungo periodo potrebbe significare, sempre secondo Maurizio Landini, una riduzione del numero degli occupati negli stabilimenti Fiat Chrysler Automobiles. Proprio per questo motivo per il leader della Fiom urge un incontro con i vertici del gruppo italo americano. Vedremo come si evolverà la situazione.
Che i sindacati siano sciacalli è risaputo ma sta volta non hanno tutti i torti