Lo sciopero indetto dai sindacati di base per la giornata di oggi 30 giugno ha avuto un impatto molto limitato nello stabilimento di produzione di Cassino dove si producono, a pieno regime, le nuove Alfa Romeo Giulia e Stelvio e, a ritmi un po’ ridotti, l’intramontabile Alfa Romeo Giulietta. Stando ai dati rilasciati dall’azienda, infatti, nel primo turno si sono registrati 4 scioperanti su quasi 1.600 lavoratori mentre nel secondo turno una sola adesione allo sciopero su oltre 1.100 lavoratori.
Ricordiamo che lo sciopero nello stabilimento di Cassino è stato indetto per protestare contro i ritmi forsennati di produzione ma anche per richiamare l’attenzione sullo stato dei lavoratori di altri stabilimenti del gruppo FCA. A Melfi, ad esempio, è da poco ritornata la cassa integrazione con alcuni giorni di stop a cavallo tra la fine di giugno e l’inizio di luglio e sul finire sempre del mese di luglio, mentre a Termoli, dove si producono i motori delle nuove Alfa Romeo, si lavora su 20 turni di lavoro con sabato e domenica lavorativi.
Nel frattempo si avvicina il termine degli ammortizzatori sociali per gli 800 lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori, ancora fermi nonostante l’avvio a pieno regime della produzione del Maserati Levante.
La situazione degli stabilimenti italiani di FCA è, quindi, decisamente complicata con alcuni impianti che lavorano a pieno ritmo spremendo al massimo i dipendenti ed altri che devono fermarsi a causa delle basse richieste del mercato (come a Melfi con il calo, definito temporaneo, delle richieste di Jeep Renegade) o a causa dei pochi modelli prodotti (come a Mirafiori dove il Levante non basata a soddisfare l’intera capacità produttività dello stabilimento).
In una nota congiunta firmata da in una nota congiunta a firma di Si Cobas Fca Pomigliano, Usb Fca Melfi, Cub Fca Melfi/Basilicata, Operai autorganizzati Fca Termoli si legge quanto segue:
“Un gruppo di operai iscritti a Fiom Cassino”, “Usb Fca Termoli”, Cobas Fca Mirafiori e Cobas lavoro privato si legge “La Fiat vive alla giornata, fa lavorare metà di noi a ritmi impossibili e con pause ridotte e l’altra metà la tiene a casa con gli ammortizzatori sociali”
I Cobas attaccano sia gli altri sindacati, definiti “filo aziendali”, che la dirigenza di casa FCA che non fornisce informazioni precise in merito al futuro degli stabilimenti. “I sindacati filo aziendali le reggono il gioco. Nonostante non ci sia nessuna prospettiva reale per il futuro, osannano le parole dell’amministratore delegato sull’annuncio, in un futuro più o meno prossimo, di nuove produzioni che assicureranno la piena occupazione negli stabilimenti italiani. Tutto pur di tenere gli operai tranquilli. Il solito trucco che va avanti da oltre un decennio”.
Ricordiamo che Marchionne, poche settimane fa, ha confermato che l’obiettivo per il futuro di FCA è rappresentato dal raggiungimento della piena occupazione in Italia a partire dalla fine del 2018. Nonostante queste dichiarazioni, l’amministratore delegato non ha ancora chiarito quali sono i reali piani del gruppo per i prossimi modelli da produrre.
Per Mirafiori si parla del nuovo Alfa Romeo E-SUV da affiancare al Maserati Levante entro il prossimo anno, ma il progetto non è ancora confermato. Allo stesso modo, FCA pur annunciando lo spostamento della Panda da Pomigliano alla Polonia non ha ancora chiarito quali modelli entreranno in produzione nello stabilimento partenopeo (si parla del crossover di segmento C a marchio Alfa Romeo). Nel frattempo a Melfi si avvicina la fine della produzione della Fiat Punto e la 500X e la Renegade non sono più sufficienti a garantire la piena occupazione nel sito. Anche a Modena, dove è ripresa la produzione di GranTurismo e GranCabrio in versione restyling, c’è molta incertezza sui futuri modelli che andranno a sostituire le due sportive del Tridente.