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Incentivi auto: ufficio complicazioni degli affari semplici

Il decreto Agosto rende tutto più difficile

auto elettrica

Assurda scelta del Governo Conte sugli incentivi auto: l’Esecutivo s’è trasformato in un ufficio complicazioni degli affari semplici. Si sussurra che sia stata l’anima del M5S a volere i cambiamenti astrusi. Comunque, una torta così pasticciata è indigesta ai consumatori. E in parte alle Case auto. Sempre meglio, in ogni caso, dei bonus monopattini elettrici e bici: nessuno ha visto ancora un euro di rimborso, coi ministeri che litigano sugli scontrini parlanti.

Incentivi auto: come funzionano

Il decreto Agosto poteva semplicemente fare una cosa: mettere sul piatto 500 milioni da sommarsi ai 50 milioni del decreto Rilancio. Invece, il Governo ha fatto un pasticcio. C’è un significativo cambiamento degli ecoincentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, appena entrati in vigore. L’introduzione di un plafond per ogni singola fascia incentivata non rispetta minimamente la reale capacità di assorbimento del mercato: la dotazione doveva essere totale. Ora hai più soldi per elettriche e ibride plug-in; meno soldi per auto a benzina e diesel.

Perché? Non ci sono così tanti acquirenti in grado di comprare elettriche e ibride plug-in. Non ci sono consumatori con colonnine di ricarica. È presto per spingere così tanto sugli ecobonus per le elettrificate di prim’ordine: non c’è la rete di ricarica che esiste in Norvegia o in California. C’è parecchia ideologia dietro la scelta di favorire elettriche e ibride plug-in: poca concretezza.

Soluzione per sistemare gli ecobonus

La parola al Parlamento. È lì che le cose vanno sistemate. Serve una modifica in sede di conversione: i soldi delle elettriche e delle ibride plug-in devono essere distribuiti in modo intelligente. Bisogna semplificare. Specie in epoca post Covid: urgono politici che ragionino come in Nord Europa. Frugalità, semplicità, concretezza per il rilancio dell’economia italiana e del settore automotive, che è vitale. Per mostrarci moderni in Unione europea, che deve prestarci i soldi necessari alla nostra sopravvivenza.

 

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