L’Italia ha bucato due volte i target imposti dall’Ue in fatto di sicurezza stradale: come incidenti, siamo messi male. Nel 2019, secondo l’Istat, sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in lieve calo rispetto al 2018 (-0,2%), con 3.173 vittime (morti entro 30 giorni dall’evento) e 241.384 feriti (-0,6%). Tra le cause più frequenti si confermano la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata (nel complesso il 38,2% dei casi). A cosa si deve la distrazione? Allo guida con smartphone in mano. Il legislatore ben lo sa, visti gli allarmi negli ultimi 15 anni. Ma nulla si muove: nessuna normativa.
Guida con smartphone in mano: la multa
La multa per chi viaggia impugnando il cellulare è la solita: 165 euro e taglio di 5 punti-patente. Lo dice l’articolo 173 del Codice della Strada. È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici. O di usare cuffie sonore. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive a entrambe le orecchie. Senza usar le mani.
Per la recidiva: 165 euro, 5 punti, sospensione patente da uno a 3 mesi. La recidiva si ha per 2 violazioni identiche in 2 mesi.
Le idee cadute nel vuoto per la sicurezza stradale
Questa multa fa il solletico. Non ha potere deterrente. Infatti, i morti salgono e in Europa facciamo figuracce. In passato, da 15 anni, si susseguono i disegni legge:
- ritiro della patente immediato, alla prima infrazione;
- oppure raddoppio della multa in euro;
- o raddoppio della sottrazione di punti;
- in alternativa il sequestro dello smartphone.
Tutte idee apprezzabili. Ma cadute nel vuoto. Risultato: ormai a fine 2020, la guida con smartphone in mano viene punita con una multina piccola piccola. La sicurezza stradale va a ramengo.