L’altroieri se n’è andato un grande: Cesare Romiti. L’ex top manager della Fiat, di cui è stato amministratore delegato e presidente, ci ha lasciati all’età di 97 anni. Quasi tutta la stampa lo ha dipinto, in queste ore, come un manager di altissimo livello. Questo è anche il nostro giudizio.
Cesare Romiti: un grandissimo
Vogliamo iniziare con la montagna di elogi a Romiti, che condividiamo. Quasi tutti i mass media ne parlano benissimo: noi siamo su quella linea. Viene descritto come uno tra i principali manager e imprenditori italiani. Vero. Una figura positiva, sia sotto il profilo professione sia dal lato umano. Vero. Trovate gli articoli ovunque online.
Romiti: le eccezioni nei mass media
Ci scusiamo per aver riportato qui in basso solo alcuni brani degli articoli, estrapolando qua e là. Ci sembrava interessante dare voce anche a chi la pensa diversamente.
In particolare, ilmanifesto.it titola: “Sarà beatificato per falsità, il declino Fiat partì con lui”. Intervista a Diego Novelli. L’ex sindaco Diego Novelli ricorda Cesare Romiti e la vertenza del 1980: altro che marcia dei 40mila.
Su www.vicenzapiu.com, Giorgio Langella (figlio e nipote di partigiani, segretario regionale del Veneto), scrive: “Ho sentito ex-sindacalisti che ne tessevano lodi. Romiti, sostenevano, ‘non ha mai diviso il sindacato’ e ‘dialogava e rispettava le posizioni del movimento sindacale’. Sarà, ma io ricordo un’altra storia. Ricordo la marcia dei 40.000 (che poi non erano così tanti) che ‘affossò’ la lotta della Fiat. Ricordo, durante quella lotta, Enrico Berlinguer davanti ai cancelli della Fiat, lasciato solo anche da molti dei “compagni” dirigenti della CGIL che guardavano altrove. Ricordo Camilla Ravera parlare agli operai e dire che la Fiat doveva riconvertire la produzione da beni individuali a collettivi. Ricordo che diceva che licenziare non solo non era giusto ma era, proprio per la miopia dei dirigenti, sbagliato.
Su ilriformista.it (articolo di Angela Stella), si legge questo: “Giorgio Cremaschi, già presidente del Comitato centrale della Fiom, e attualmente portavoce di Potere al Popolo non accetta la narrazione elogiativa di Cesare Romiti. […] Insieme a Romiti voglio ricordare le centinaia di lavoratori che purtroppo si sono suicidati durante gli anni 80 per le discriminazioni e la cassa integrazione. La nostra sconfitta e la vittoria di Romiti hanno rappresentato il punto di svolta affinché l’Italia divenisse quella che è oggi: un Paese liberista dove vige il dominio totale del mercato e delle imprese, dove il lavoratore è continuamente schiacciato in nome del profitto.