Quando si parla della Ferrari 250 GTO è praticamente come parlare di un’opera d’arte su quattro ruote. La vettura, che quando venne presentata nel 1961 non venne subito apprezzata, è divenuta infatti la più desiderata tra le Ferrari e probabilmente tra tutte le vetture di ogni epoca e specie. Di certo è anche quella che ha ottenuto il pagamento più esagerato nella storia dell’auto dato che nel 2018 una Ferrari 250 GTO del 1963 è stata venduta per 80 milioni di dollari, ovvero 70 milioni di euro circa. Non è quindi un caso se anche la seconda vettura più pagata della storia è un’altra Ferrari 250 GTO, stavolta del 1962, aggiudicata per oltre 48 milioni di dollari.
Proviamo quindi a capire perché la Ferrari 250 GTO è una vettura speciale come poche.
Nata per correre
L’idea posta in essere dallo stesso Enzo Ferrari consisteva nella realizzazione di una vettura Gran Turismo destinata al mondo delle corse, quindi realizzata per vincere nella sua categoria. Quando una 250 GTO venne messa in pista per la prima volta, l’11 agosto del 1961, non disponeva nemmeno del nome ufficiale tanto che i tecnici del Cavallino Rampante decisero di soprannominarla Il Mostro a causa del suo aspetto sinistro e perché l’assemblaggio era stato prodotto prendendo in prestito diverse parti già esistenti a Maranello.
Giotto Bizzarrini, ingegnere e padre tecnico della Ferrari 250 GTO, aveva utilizzato il telaio della 250 GT Berlinetta a passo corto con supporti modificati in accordo con rinforzi specifici e traverse metalliche. Il motore a 12 cilindri con disposizione a V di 3.0 litri era quello della 250 Testarossa che aveva già vinto la 24 Ore di Le Mans; era stato rivisto però il posizionamento, ora più arretrato e disposto in basso. La denominazione ufficiale faceva derivare il numero 250 dai centimetri cubici di ogni singolo cilindro mentre l’appellativo GTO identificava l’ormai nota denominazione Gran Turismo Omologata.
La 250 GTO viene introdotta in un momento in cui il ramo sportivo del Cavallino Rampante vinceva praticamente ovunque ma dietro l’angolo si nascondevano situazioni non proprio positive. Proprio nel 1961 la Ferrari vinceva la 24 Ore di Le Mans e in Formula 1 si mirava dritti al Titolo Mondiale vinto da Phil Hill sulla 156 F1. Ma nello stesso anno l’altra Ferrari guidata da Wolfgang Von Trips, a Monza, vola sul pubblico dopo aver colpito la Lotus di Jim Clark. È un disastro, Von Trips muore assieme a quindici spettatori. La tragedia colpisce la Ferrari e la sua gente. Qualche mese dopo un’ottantina di persone abbandona la Ferrari, tra i quali Carlo Chiti (destinato all’Alfa Romeo) e il progettista della 250 GTO, Giotto Bizzarrini, che migra in Lamborghini. Quella che è nota col nome di “rivoluzione di palazzo” segna il passaggio del progetto 250 GTO nelle mani di Scaglietti, che era già artefice della carrozzeria, e di un giovane Mauro Forghieri.
Pochissimi esemplari realizzati
Con l’aiuto di Stirling Moss, la Ferrari 250 GTO prosegue il suo sviluppo che l’avrebbe condotta alla presentazione definitiva nel febbraio del 1962 durante la conferenza stampa che apriva la stagione. A quel tempo la Federazione aveva imposto un numerico di vetture prodotte per essere omologato per le competizioni pari a 100 unità. Tuttavia, sulla base di numeri confermati dal Cavallino Rampante, di Ferrari 250 GTO non ne furono prodotte 100 ma soltanto 39. Le poche unità prodotte furono diventarono una possibilità grazie al fatto che i telai venivano numerati in modo non sequenziale.
A questo punto la 250 GTO vede la pista della 12 Ore di Sebring proprio nel 1962 ottenendo la vittoria nella categoria GT3 con Hill e Gendebien su una GTO con motore V12 dotato di carter secco, sei carburatori doppio corpo Weber 38 DCN e 300 cavalli di potenza erogati a 7.500 giri: la velocità massima era di 280 km/h. La trasmissione era affidata ad un cambio sincronizzato a cinque rapporti realizzato in Ferrari e accoppiato ad un differenziale autobloccante ZF. L’impianto frenante adoperava quattro freni a disco mentre le sospensioni erano state modificate rispetto a quelle viste sulla Testarossa in modo da mitigare alcune problematiche legate all’aderenza. Fino al 1964 la 250 GTO ha vinto praticamente tutto e dappertutto tanto da vincere il campionato GT per tre anni di seguito. La vettura si rende protagonista di un set di successi importanti in appuntamenti di rilievo: vince alla Targa Florio, alla 24 Ore di Le Mans, alla 12 Ore di Sebring, alla 1000 km del Nurburgring, alla 500 km di Spa-Francorschamps e in molteplici altri appuntamenti.
Nasce il mito
Il mito nasce dalle ceneri. La Ferrari 250 GTO inizialmente viene bistrattata, proposta a cifre pari a quelle di un’utilitaria di oggi quando termina la sua carriera da corsa in giro per il mondo. Ma il ricordo di chi ha memoria non può perdersi e le gesta della 250 GTO rimangono bene impresse nella testa di ogni appassionato.
Nasce così il mito legato a una vettura straordinaria come poche. Circa una ventina d’anni dopo il debutto sulle piste di mezzo mondo, nel 1985, una Ferrari 250 GTO viene acquistata da Ralph Lauren per l’interessante cifra di 650mila dollari. Soltanto un anno dopo si gioca già al raddoppio: Frank Gallogly ne acquista una per 1 milione di dollari. Quando nel 1988 Enzo Ferrari se ne va per sempre, il valore delle sue Ferrari cresce seguendo una curva esponenziale: cresce quindi anche quello della 250 GTO. Chi cerca una Ferrari sa che quella nata sotto la supervisione dell’immenso Drake vale più di qualunque altra che è venuta dopo.
Il fatto che il numerico complessivo è stato fissato a sole 39 unità, fa della Ferrari 250 GTO un autentico oggetto del desiderio per tanti. La rarità in questi casi è una caratteristica superiore. Inoltre fra chi ne possiede una c’è gente di un certo calibro: su tutti lo stesso Ralph Lauren ma anche Nick Mason, batterista dei Pink Floyd, e Jon Shirley, ex presidente di Microsoft. E poi non è così mostro come l’avevano definita, anzi appare raffinata e cattiva al punto giusto. È una Ferrari vera.