Quando nel 1951 l’Alfa Romeo aveva abbandonato la Formula 1, dopo aver vinto due titoli mondiali consecutivi con Farina e Fangio, decise che era il tempo di ragionare su alcune vetture sportive di serie. Da questa idea aveva preso vita già nel 1950 l’Alfa Romeo 1900 dalla quale era stata derivata la C52 (nota come Disco Volante) grazie ad una interessante collaborazione con la Carrozzeria Touring di Milano. Tuttavia si comprese ben presto che la Disco Volante non era una vettura adatta per le corse tanto che nel 1953 la casa del Biscione diede vita alla Alfa Romeo 6C 3000 CM.
Si trattava di una vettura da competizione più convenzionale con la quale Juan-Manuel Fangio raggiunse il secondo posto alla Mille Miglia del 1953 vincendo il Trofeo Supercortemaggiore nello stesso anno. Tuttavia, l’Alfa Romeo decise di chiudere il reparto dedicato alle competizioni alla fine del 1953 per concentrarsi soltanto su attività di supporto ai team privati.
Una Gran Turismo ad alte prestazioni
A questo punto in Alfa Romeo si iniziò ad esplorare la possibilità di produrre un’ammiraglia più potente che potesse essere offerta come una Gran Turismo ad alte prestazioni. L’idea si tramutò in realtà già nel 1954 quando venne presentata la Alfa Romeo 2000 Sportiva. La vettura utilizzava un telaio in tubolare d’acciaio derivato da quello della C52 anche se disponeva ora di un passo accorciato di 20 mm (portato quindi a 2200 mm).
Il comparto sospensivo prevedeva all’anteriore bracci trasversali doppi con molle elicoidali e ammortizzatori idraulici. Sul retro era stato installato un Ponte De Dion con Parallelogramma di Watt. I freni erano a tamburo con alette diagonali montati fuoribordo nella parte anteriore e entrobordo nella parte posteriore. Le ruote a raggi Borrani da 16 x 6 pollici erano calzate con pneumatici Pirelli. Rispetto alla C52, la carreggiata è stata allargata di 40 mm all’anteriore e di 110 mm al posteriore.
A differenza della C52, che utilizzava un blocco motore in lega speciale, la 2000 Sportiva adoperava un più convenzionale blocco in ghisa. La testata DOHC era realizzata in lega di alluminio e presentava camere di combustione emisferiche. Mentre la 1900 Super Sprint possedeva una cilindrata di 1975 cc, sulla 2000 Sportiva era stata portata a 1997 cc grazie ad un aumento dell’alesaggio di ciascun cilindro da 84,5 mm a 85 mm mentre la corsa rimaneva pari a 88 mm. Il motore della 2000 Sportiva disponeva di alberi a camme, lubrificazione con carter secco e un rapporto di compressione aumentato da 8.0:1 a 9.0:1. L’alimentazione era affidata a due carburatori Weber 50 DCO3 invece della solita coppia di Solex 40 PII. La potenza massima era di 138 cavalli a 6500 giri/min, mentre la 1900 Super Sprint produceva 115 cavalli a 5500 giri/min.
Entrambi i modelli utilizzavano lo stesso cambio manuale a cinque marce, frizione monodisco e differenziale interno.
Il ruolo di Bertone e Franco Scaglione
In quegli anni era una pratica molto diffusa quella di commissionare lo stile di una vettura ad un carrozziere esperto. L’Alfa Romeo 1900 era un perfetto esempio di tale modus operandi tanto che tra il 1951 e il 1959 il modello ha utilizzato stili differenti prodotti da almeno una dozzina di carrozzieri diversi. Per la 2000 Sportiva, l’Alfa Romeo aveva commissionato due diversi stili della carrozzeria in modo da comprendere le possibilità offerte.
La prima ad arrivare negli uffici del Biscione fu una splendida Coupé a due posti firmata da Franco Scaglione che all’epoca militava in Bertone. La creazione di Scaglione era senza dubbio uno tra i migliori progetti del tempo; fondeva dettagli unici con curve complesse e una gestione aerodinamica all’avanguardia. I fari erano montati sotto coperture di plastica sul bordo anteriore dei parafanghi anteriori. Una presa d’aria alimentava il radiatore e ospitava ordinatamente lo scudo distintivo dell’Alfa Romeo. I delicati paraurti cromati avvolgevano il frontale e i passaruota mentre trovavano posto discretamente sotto di questi i condotti ovali di raffreddamento dei freni ciascuno con una griglia cromata a stecche.
Lungo ogni fianco c’era una linea che emergeva dalla cima di ogni passaruota anteriore. I passaruota posteriori avevano un aspetto muscoloso alette verticali in coda che aiutavano in termini di stabilità, dove venivano alloggiati i piccoli fanali posteriori. Le grosse gobbe sotto le portiere consentivano di montare facilmente scarichi laterali durante le competizioni.
Il lunotto avvolgente a goccia e l’elegante design della coda furono successivamente ripresi sulla Giulietta Sprint (anch’essa progettata da Bertone). I pannelli della carrozzeria erano realizzati in alluminio con finestrini in plastica ad eccezione del parabrezza. Il cruscotto aveva un elemento superiore nero e una parte inferiore in tinta con la carrozzeria. I quadranti erano posizionati secondo una disposizione triangolare con grandi indicatori accompagnati da quadranti più piccoli per la temperatura dell’acqua, la pressione dell’olio e il carburante. I sedili e i pannelli delle porte erano rivestiti con una tappezzeria bicolore e c’era un’utile area di stoccaggio per i bagagli nella parte posteriore. I finestrini laterali scorrevano quindi non andavano su e giù.
La variante Coupé pesava soltanto 915 kg e poteva raggiungere i 220 km/h di velocità massima. Bisogna aggiungere quindi che lo stesso Scaglione ha anche progettato per Bertone il prototipo della variante Spider.
La Spider
L’interessante Spider dell’Alfa Romeo 2000 Sportiva era una vettura senza fronzoli. Forse persino più semplice nell’impostazione rispetto alla Coupé. La Spider differiva dalla Coupé già nel frontale che appariva si altrettanto sinuoso ma con i fari esposti e una presa d’aria frontale singola più larga e bassa rispetto a quella della Coupé. La carrozzeria non disponeva quindi del tetto con un piccolo parabrezza curvo realizzato in plastica trasparente e finestrini che scendevano verso il posteriore. Il profilo laterale risultava molto meno complesso. Alle spalle dei passaruota anteriori c’erano delle grandi prese d’aria per lo sfogo dell’aria calda mentre lo scarico usciva già dal lato sinistro, sotto la portiera.
Nella parte posteriore la coda arrotondata presentava un tappo del serbatoio del carburante rapido montato centralmente. All’interno, il cruscotto in metallo in tinta con la carrozzeria ospitava una dotazione completa della strumentazione necessaria e lo stesso volante con corona in legno a tre razze della Coupé. Il vinile nero è stato utilizzato per rivestire i sedili avvolgenti, ma il resto degli interni è stato lasciato in metallo grezzo o verniciato.
L’Alfa Romeo iniziò a testare le sue 2000 Sportiva nell’estate del 1954, ma qualsiasi idea di produrre le 100 auto previste fu rapidamente abbandonata a causa dei costi di produzione più alti del previsto. Tuttavia, per alcuni mesi le vetture hanno rappresentato degli utili banchi di prova per valutare le ultime tecnologie in termini di pneumatici.
L’8 maggio 1955 una Alfa Romeo 2000 Sportiva partecipò alla cronoscalata Vermicino – Rocca di Papa alle porte di Roma disputando la Coppa Gallenga. Guidata sul percorso di 12,95 chilometri da Consalvo Sanesi, la piccola Alfa Romeo ha dimostrato il suo potenziale piazzandosi seconda assoluta alle spalle della Mercedes 300 SL Gullwing di Salvatore Casella. L’Alfa Romeo vinse la classe Sport mentre il terzo posto assoluto fu appannaggio della Lancia Aurelia B20-2500 di Germano Nataloni. In definitiva, sono state prodotte solo quattro 2000 Sportiva: due Spider (1366.00001 e 1366.00002) e due Coupé (1366.00003 e 1366.00004). Pare inoltre che il primo spider (“01”) sia stato demolito dopo aver subito una serie di test aerodinamici. Il secondo (“02”) è stato mantenuto dall’Alfa Romeo.
La prima Coupé (“03”) è stata verniciata d’argento mentre la seconda (“04”) di rosso. L’Alfa Romeo inizialmente mantenne entrambe le vetture, ma nel 1971 il telaio 04 fu ceduto a un collezionista australiano (insieme a un’Alfasud nuova di zecca) in cambio della sua 20-30 HP, la più antica vettura dell’Alfa Romeo esistente. La stessa 04 era stata precedentemente esposta insieme alla nuovissima Giulietta al Salone di Torino nell’aprile del 1956.