Per il crollo del Ponte di Genova, Autostrade per l’Italia (gestore del tratto dove c’era il Ponte Morandi sul Polcevera) ha sempre detto di essere innocente. Intanto, le indagini proseguono. Il condizionale è d’obbligo, ma non soltanto Giuliano Mari, attuale presidente di Autostrade per l’Italia: pure anche altri sei dirigenti della società sarebbero stati a conoscenza di quel documento di “programmazione del rischio” relativo alle condizioni del ponte Morandi prima del crollo.
Crollo del Ponte di Genova: cosa sarebbe emerso
I sei avrebbero confermato negli scorsi giorni durante gli interrogatori compiuti dalla Guardia di Finanza. Gli ingegneri sono stati sentiti all’interno della caserma Testero di Genova-Sampierdarena come persone informate sui fatti.
Qual è la novità? Avrebbero ammesso che tra il 2014 e il 2016 c’era un attestato. Scritto dall’apposito ufficio di Aspi. Cosa diceva? Parlava di “rischio crollo” per il viadotto sul Polcevera. Questo documento sarebbe stato trasmesso alle varie società del Gruppo Atlantia (famiglia Benetton). Ed anche i vertici della holding ne sarebbero stati a conoscenza.
Rischio crollo: documento in viaggio
Ma dove ha viaggiato quel documento di rischio crollo? Forse, quell’attestato di “programmazione del rischio” potrebbe essere passato dai vari consigli di amministrazione. Sia di Aspi sia della capogruppo: per informare gli azionisti, programmare gli interventi, chiedere consulenze tecniche e studi a ditte esterne. Importante: rischioso quanto? Rischio teorico o reale?
Occhio: anche i vertici del ministero dei Trasporti ne sarebbero stati a conoscenza: alle sedute del cda di Aspi avrebbe partecipato un rappresentante del Mit come membro del Collegio sindacale.
In tutto questo, il Governo si gioca la faccia. Ha promesso la revoca della concessione. Poi ha fatto un accordo coi Benetton per la statalizzazione di Aspi, che deve passare alla Cassa depositi e prestiti. A oggi, è tutto paralizzato. La politica degli annunci.