Autovelox su strade urbane di quartiere: il nuovo Codice della Strada, se approvato, introdurrà questa novità. Per la sicurezza stradale o per fare cassa? Il problema è, per il multato, andare a contestare l’infrazione. Come dimostrare che andavi sotto il limite? Come capire se l’autovelox è tarato minimo una volta l’anno come impone la Corte costituzionale?
Autovelox su strade urbane di quartiere
Oggi nelle città gli autovelox possono essere posti solo nelle strade di scorrimento. È già fin troppo: servirebbero motivi speciali per metterli. E verifiche costanti e puntuali del funzionamento delle macchinette.
Domani sarà possibile installarli, sempre previa autorizzazione del Prefetto, anche sulle strade E e F e cioè “urbane di quartiere” e “locali”. Questo permette ai Comuni, previa documentazione accurata sugli incidenti e autorizzazione del Prefetto, di poter collocare l’autovelox dove vuole. Senza ok della Prefettura. In teoria, nei luoghi pericolosi per gli utenti deboli: pedoni, ciclisti, monopattinisti. Nella realtà, anche le strisce blu della sosta a pagamento andavano solo in determinate zone speciali, a rilevanza urbanistica. Chissà perché e chissà come le città sono piene di strisce blu ovunque.
Quando ai Comuni fa comodo, il Codice della Strada esiste. Quando è scomodo, non esiste: vedi i 90 giorni fra infrazione e notifica della multa, non rispettati nonostante il dettato del Codice della Strada.
Autovelox in mano a chi?
Attenzione a chi decide dove come quando e perché mettere gli autovelox. I Comuni anti-auto? Le associazioni di ciclisti? Qualche lega ambientale? Occhio. Qualcuno dice che dietro ci sia il lavoro certosino del Governo Conte, specie della ministra ai Trasporti De Micheli. Per curiosità, è la stessa ministra che vuole la pista ciclabile sul Ponte di Messina? Massima cautela con questi autovelox. Calma, equilibrio con questa mobilità dolce. A Milano e Roma, monopattinisti scatenati rischiano la vita ogni giorno: mettendo a rischio la vita dei pedoni.
Ci vuole equilibrio. Vanno ascoltati e sentiti anche esperti di sicurezza stradale, persone che sanno quali sono le esigenze della mobilità di tutti i cittadini su tutti i veicoli. È democrazia. No alla dittatura ideologica della bici e del monopattino.
È una pioggia di strade ciclabili, corsie ciclabili, doppio senso ciclabile. Senza prova, senza test, senza sperimentazioni.