Ci si aspettava qualcosa in più al Mugello da parte della Ferrari, sebbene le speranze erano oggettivamente poche, almeno per mitigare i disastri delle ultime settimane presso un impianto dove veniva celebrato un traguardo così importante per la Scuderia. Il nono e il decimo posto finale (con Leclerc poi migrato in ottava posizione grazie alla penalità di Raikkonen) certificano un risultato purtroppo ancora deludente, che avrebbe potuto essere anche peggiore se le macchine al traguardo fossero state tutte quante.
Ora Mattia Binotto, che aveva escluso la crisi ammettendo però la tempesta, parla di una situazione difficile da risolvere in quattro e quattr’otto. D’altronde lo stesso team principal ha da sempre sostenuto che i problemi della SF1000 sono da ricercare alla base dello stesso progetto, quindi non risultano di facile comprensione e risoluzione. Secondo Binotto non si possono risolvere così i guai di una monoposto nata male, malissimo, con sviluppi che non possono risolvere questa o quell’altra situazione. Al Mugello, Kimi Raikkonen con un’Alfa Romeo che non è di certo la Ferrari è stato davanti alle Rosse (Amaranto) sia in classifica che in termini di giri più veloci. I distacchi si tramutano in più di un secondo di ritardo nei confronti di un ottimo Alexander Albon con la Red Bull e in otto decimi dalla Renault di Ricciardo, ovvero i primi degli altri.
Ormai non sorprende più il fatto che questa Ferrari si trova via via sempre più in ritardo da una concorrenza che produce sviluppi su soluzioni già interessanti in partenza, ovvero due aspetti sui quali questa SF1000 non può assolutamente contare. Non è un caso che la Scuderia si ritrova alle calcagna della classifica costruttori persino un’AlphaTauri capace di vincere a Monza.
Si guarda al lungo termine
Finalmente al Mugello si è visto Louis Camilleri, in accordo col fatto che a Firenze la Ferrari festeggiava in pompa magna i 1000 Gran Premi di una storia dorata che stride con un presente difficile. O meglio destinato ad affossare in una buca, è perlomeno questo il giudizio dell’amministratore delegato della Scuderia che, come Binotto qualche giorno fa, non ha parlato di crisi vera e propria. Ma c’è ben poco da nascondersi perché la condizione attuale di questa Ferrari è quella sotto gli occhi di tutti, con evidenti difficoltà praticamente irrisolvibili nel breve termine.
Con la stasi regolamentare proposta per il prossimo anno, che aprirà la strada soltanto a qualche piccola revisione dal punto di vista aerodinamico e motoristico, non c’è molto da sperare. Lo sa Camilleri che in ogni caso si augura che le cose possano andare un pochino meglio durante la prossima stagione. “Siamo in una buca per una concatenazione di fattori, ma sono consapevole che ogni cosa che io potrei dire verrebbe interpretata come una scusa. In Ferrari non ci piacciono le scuse ma piuttosto è molto più importante concentrarci sui problemi che abbiamo per lavorare sodo e tornare dove eravamo” ha ammesso Louis Camilleri provando a fornire una sua personale visione dei fatti.
Ma l’AD della Scuderia sa bene che risulta particolarmente complicato tornare a competere per le posizioni che contano già a partire dal prossimo anno: “realisticamente sarà dura tornare a far bene il prossimo anno. In Formula 1 si combatte contro il tempo, sia in pista che durante la fase di sviluppo. Ci prenderemo del tempo ma spero che possiamo fare almeno un passo avanti rispetto alla condizione attuale” ha ammesso.
Impossibile fare presto
Mattia Binotto sa che in questa fase bisogna essere realistici al punto giusto. La Ferrari è tornata a casa dal Mugello del 1000esimo Gran Premio con una piccola dose di punti che nella condizione attuale rappresenta un lieve sollievo visto come era andata nelle ultime due settimane a Spa-Francorchamps e a Monza. Ma bisogna anche stare attenti perché l’AlphaTauri è ormai a due passi dalla Scuderia in classifica costruttori dato che a separare i due team italiani insistono soltanto tredici lunghezze.
C’è davvero poco da sperare e non si può pretendere che a Sochi vedremo una Ferrari differente, visto che anche al Mugello avremmo dovuto ragionare su altre circostanze. Il terzo posto nella classifica costruttori è ora a quaranta punti di distanza e viene occupato stabilmente da una McLaren in grande spolvero. La terza forza di questo mondiale non è la Ferrari, meglio non illudersi.
Il giudizio post Mugello prodotto da Mattia Binotto è relativo al passo gara che non c’era poiché “dopo qualche giro perdiamo ritmo e il risultato è la conseguenza di questa condizione”. Dal punto di vista di una possibile spiegazione ad una condizione clamorosa, per Binotto non è facile trovarla. Ma il team principal della Scuderia di Maranello ha ammesso che dalle difficoltà che accompagnano il progetto della SF1000 “non è scontato uscirne. Abbiamo problemi di degrado delle gomme e non possiamo risolvere ogni cosa producendo qualche sviluppo perché non può migliorare la situazione. Si tratta di problemi profondi dai quali bisogna uscirne il prima possibile per provare a fare dei progressi”.
C’è poco da illudersi perché anche gli aggiornamenti che arriveranno già dal prossimo appuntamento “non faranno la differenza. I problemi di questa monoposto sono da ricercare più in fondo, penso sia necessario più tempo per fare un passo indietro riposizionandosi per farne due in avanti. Stiamo lavorando sodo a Maranello per correggere il progetto in vista del 2021” ha aggiunto Binotto.
Momento doloroso
Oltre a Camilleri, al Mugello c’era anche John Elkann. Finalmente il presidente del Cavallino Rampante ha fornito un ulteriore suo punto di vista sulla questione ammettendo che per la Ferrari, quello attuale, è un vero e proprio momento doloroso “che ci fa soffrire”. L’entusiasmo in effetti è poco anche nelle parole del presidente che governa una Ferrari capace di disporre di una SF1000 problematica come non mai.
“In questo momento vedere la Ferrari in lotta per la sesta o quarta posizione è davvero molto difficile da accettare. Ma è l’unico modo per andare oltre. Ci sono varie ragioni che non ci permettono di fare altro, soprattutto quando ci sono cambiamenti come quelli praticati fin qui. Però sono scuse che in Ferrari non ci piace avere. La realtà è questa e dobbiamo prenderne coscienza sebbene tutto questo ci dà la possibilità di progredire. Nel 2022 avremo l’opportunità di ripartire su nuove basi” ha detto Elkann alla fine del Gran Premio del 1000esimo anniversario.
Inoltre Elkann ha anche ammesso che non bisogna fornire false speranze in una situazione simile, l’unica volontà è quella di fare piccoli passi per il 2021 in ottica podio mentre per vincere ci sarà da aspettare il 2022. Si spera. “È peggio creare aspettative che poi vengono disattese per tutti quelli che amano la Ferrari. In questi 1000 Gran Premi abbiamo vinto tanto creando una passione che anima le persone” ha aggiunto John Elkann. L’augurio da parte sua è quello di “rivivere un periodo magico come quello vissuto con Schumacher”, un po’ lo stesso richiesto dai tifosi in attesa da fin troppo tempo. D’altronde gli insegnamenti migliori possono giungere dal passato e bisognerebbe cominciare a fare seriamente mente locale per ripartire da un futuro che è praticamente alle porte.