Faurecia una delle chiavi della fusione FCA PSA. Parliamo di uno dei maggiori produttori di componentistica per auto sul pianeta, con sede aziendale è a Nanterre, Francia. Un colosso che fornisce componenti a numerosi gruppi auto. Sappiamo che le attività di PSA si estendono anche al finanziamento con Banque PSA Finance e agli equipaggiamenti automobilistici con Faurecia. Partiamo da metà settembre: i due gruppi hanno concordato di modificare alcuni termini del Combination Agreement 50/50 vincolante per creare Stellantis. Ma attenzione al passaggio fondamentale che leggete in basso.
Faurecia una delle chiavi della fusione FCA PSA: meno dividendo per le quote
Da una parte, il dividendo speciale che sarà distribuito da FCA ai suoi azionisti prima del closing è fissato a € 2,9 miliardi (precedentemente era fissato a € 5,5 miliardi). Quindi, meno bonus speciale a FCA.
Dall’altra, la quota del 46% detenuta da Groupe PSA nella super azienda Faurecia sarà distribuita a tutti gli azionisti di Stellantis subito dopo il closing dell’operazione. E successivamente all’approvazione da parte del Consiglio di amministrazione e degli azionisti di Stellantis. Pertanto, in cambio di un bonus speciale inferiore, FCA “entra” in Faurecia, ciclope della componentistica.
I rispettivi azionisti di FCA e Groupe PSA riceveranno una uguale partecipazione in Faurecia pari al 23% (capitalizzazione € 5,867 miliardi alla chiusura del mercato, 14 settembre 2020). Mentre la loro proprietà 50/50 di Stellantis rimarrà invariata.
Faurecia gioca un ruolo così determinante che i due gruppi dedicano una nota a parte per questa azienda. Exor, EFP/FFP, Bpifrance e DFG hanno convenuto di essere ciascuna soggetta a un lock-up delle proprie azioni in Faurecia. Fino al termine del periodo di 6 mesi dal completamento della distribuzione della partecipazione del 46% di Groupe PSA in Faurecia a tutti gli azionisti di Stellantis: vedi qui.
Su Faurecia si fanno parecchie ipotesi
Fin qui, le certezze. Da adesso, solo ipotesi. Per l’indotto italiano che ruota attorno a FCA, per le aziende che forniscono componenti, potrebbe non cambiare assolutamente niente. Magari tutto prosegue come prima: vince chi offre soluzioni migliori sotto il profilo tecnologico (con un occhio ai costi).
Oppure, chissà, visto quel 23% di Faurecia a FCA, potrebbero trarre vantaggio la stessa Faurecia (francese) più eventuali piccole aziende di componentistica francese ruotanti attorno al gigante Faurecia. A svantaggio dei fornitori italiani. Ma questa seconda illazione gira da tempo, priva di conferma di FCA e PSA.