Pedaggi Autostrade cuore della trattativa. Ci sono stati proclami, annunci, promesse a parte del Governo Conte M5S-Pd e in particolare dei grillini. Subito dopo il crollo del Ponte di Genova, su un tratto gestito da Autostrade per l’Italia (Atlantia, Benetton), soprattutto Di Maio ha promesso la revoca della concessione ad Aspi. Ma non se n’è fatto nulla. C’è stata la trattativa Esecutivo-Atlantia, che pareva la soluzione. E invece è tutto bloccato, anche per via delle tariffe.
Pedaggi Autostrade cuore della trattativa: ecco perché
Chi compra da Aspi da Atlantia vuole giustamente garanzie. Il compratore può essere la Cassa depositi e prestiti o le società di investimento straniere, o una cordata. Se acquista, ci vuole guadagnare. Il problema è che il Governo, fra le numerose promesse, ha anche detto che i pedaggi scenderanno.
Domanda: se gli incassi scendono, come fa l’acquisto di Aspi a essere allettante?
Il Sole fa due calcoli. Con un incremento limitato all’1,67% i ricavi al 2038 caleranno di 1-1,5 miliardi. Aspi può valere 850 milioni in meno. Ma sarà decisivo il metodo di calcolo.
Vendita di Aspi: settimana cruciale
Per il quotidiano, si va verso una settimana cruciale per il destino di Atlantia e soprattutto della controllata Autostrade per l’Italia. È possibile che nei prossimi giorni venga trovata la quadra con il ministero dell’Interno e con il ministero dell’Economia. Oggetto: il piano economico finanziario (pef) della concessionaria. Che però è stato bocciato dall’Art, Autorità di regolazione dei trasporti.
Senza dimenticare che chi compra deve fare manutenzione aggiuntiva di 1,2 miliardi di euro. Fino al 2024. Obiettivi: compensare le mancanze di gestione degli anni precedenti; mettere maggiormente in sicurezza la rete autostradale. Sul piatto della bilancia, queste uscite rispetto a entrate che potrebbero scendere. Situazione delicata e complessa, dal punto di vista economico e politico.
Sentiamo l’authority: l’addebito dei relativi oneri agli utenti per 1,2 miliardi di euro va attentamente valutata dalla competente direzione generale del ministero dei Trasporti sotto il profilo dell’ammissibilità. Necessario assicurare completezza informativa sui motivi di non porre tra gli impegni a carico del concessionario l’incremento dei costi.
Occorre poi capire chi paga i costi legali per le eventuali controversie pendenti di Aspi.
Morale: il crollo del Ponte è di agosto 2018. A novembre 2020, c’è il nulla totale. Sembrava dovesse risolversi in fretta, per come ce la propinavano. Una vittoria clamorosa per i Benetton. Mentre, sotto il profilo dell’immagine, il Governo Conte M5S-Pd non ne esce molto bene.