Se tutto andrà come previsto in questo mare di incertezze in cui viviamo, entro la fine di gennaio 2021 Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot Citroën (PSA) annunceranno la fusione delle loro entità, creando il gigante Stellantis, la quarta casa automobilistica al mondo.
Sotto lo stesso cappello, Fiat, Jeep, Chrysler, Dodge, RAM, Peugeot, Citroën, Opel, Vauxhall, DS, Lancia, Alfa Romeo, Abarth e Maserati saranno in grado di generare risparmi annuali superiori a 5 miliardi di euro.
Alla guida di questo nuovo conglomerato ci sarà il portoghese Carlos Tavares, attuale direttore esecutivo di PSA, mentre Mike Manley, ora CEO di FCA, guiderà Stellantis in tutta l’America, non a caso la regione principale in termini di vendite.
Sulla carta, l’unione di questi due gruppi sembra avere un senso. Entrambi hanno accumulato perdite nel decennio e trovano difficile sviluppare nuovi prodotti e tecnologie, ancora di più in un momento in cui la matrice energetica sta cambiando rapidamente, dai combustibili fossili all’elettricità.
In altre parole, unendosi in Stellantis queste due aziende potranno concentrare i loro investimenti su soluzioni congiunte e risparmiare così denaro, oltre a guadagnare scala, altro fattore molto importante della catena di produzione. E, naturalmente, ci saranno enormi sinergie nell’ottimizzazione dei processi di sviluppo, acquisto e produzione.
Questo significa che diventeranno più efficienti e sicuramente più snelle, con meno dipendenti di oggi e, si spera, una maggiore produzione di veicoli. Ma è proprio su questo fronte che Stellantis dovrà affrontare la sua sfida più grande.
Fusioni di queste dimensioni significano una somma di virtù, ma anche potenziali problemi e in questo caso sia FCA che PSA ne hanno in gran numero. Del resto queste due entità sono già il risultato di precedenti fusioni alla ricerca dello stesso obiettivo di adesso, efficienza e maggiore presenza globale. Tuttavia, ad oggi non si sono avvicinati a questo.
Fiat Chrysler Automobiles nasce dallo sforzo di Sergio Marchionne, imprenditore visionario che ha realizzato ciò che sembrava impossibile, di unire il gruppo italiano all’ex colosso americano Chrysler. Il dirigente, purtroppo vittima di un problema cardiaco nel 2018, ha saputo puntare sulle virtù nate dalla fusione privilegiando Jeep rispetto ad altri marchi, in quanto è l’unico marchio con caratteristiche globali.
Ma la FCA finora non ha ottenuto nulla con gli altri marchi sotto il suo ombrello. L’azienda ha anche provato a portare Fiat e Alfa Romeo negli Stati Uniti, ma con scarsi risultati. Il fatto è che questi e altri marchi del gruppo come Chrysler e Dodge non hanno il potenziale per essere venduti in varie parti del mondo, creando qualcosa di simile a quello che hanno Toyota e Volkswagen, per esempio.
La situazione di PSA è ancora più oscura. Supportata dal governo francese, la società ha ottenuto qualcosa di inaspettato acquistando Opel (e il braccio britannico Vauxhall) da General Motors nel 2017, dopo che una gestione fallimentare l’aveva quasi cancellata. Ma dopo una certa ripresa, il marchio tedesco ha venduto poco: nel 2020 il calo ha raggiunto il 40% fino a ottobre contro circa il 30% degli altri tre marchi (Peugeot, Citroën e DS).
A differenza di Fiat Chrysler, PSA non ha un nome mondiale. Insieme, i loro marchi vendono l’85% dei veicoli in Europa, un mercato competitivo praticamente stagnante. L’America Latina, invece, rappresenta una modesta quota complessiva del 3,8%, un numero che non accenna a risalire, nonostante i recenti investimenti.
Anche in Cina, dove è stata più presente, le vendite sono in netto calo. Il partner locale, Dongfeng (e che è membro del gruppo), ha ottenuto solo 35.000 auto immatricolate nei primi dieci mesi del 2020, poco più di un terzo del 2020. Un’altra joint venture con Changan è fallita nel 2019 dopo aver tentato di vendere modelli DS prodotto nel paese.
Ciò che dovrebbe togliere maggiormente il sonno ai dirigenti di Stellantis è definire una strategia per così tanti marchi in futuro. Se Jeep continuerà ad essere un pezzo chiave in questo puzzle, gli altri marchi sono sconosciuti, soprattutto i generalisti.
La grande domanda che si pone al tavolo è cosa fare con Fiat, Peugeot, Citroën, Opel, Chrysler e Lancia. Per quanto sia possibile condividere piattaforme versatili e moderne che danno vita a buoni prodotti, resta da vedere chi è disposto ad acquistarli.
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