“Poveri noi”. Ad onor del vero potrebbe essere proprio questa l’espressione più diffusa tra quelle a disposizione dello sconfinato popolo di alfisti di ogni dove. Polacchi di certo no. Sono infatti trascorsi appena 7 (sette) anni da quelle parole di Sergio Marchionne rilasciate al Financial Time: “non costruiremo mai Alfa Romeo fuori dall’Italia. Siamo a uno stadio evolutivo molto diverso. Potrà forse essere il prossimo CEO a dare l’ordine, ma non sarò io”. La volontà di Sergio Marchionne allora era quella di sottolineare l’importanza del Made in Italy nel settore delle vetture premium: “non c’è dubbio che l’origine della produzione sia importante per Maserati. Penso anche che sia importante per Alfa Romeo”, aggiunse in quell’occasione.
Evidentemente dopo sette anni non è più così. Sergio Marchionne non c’è più e l’Italia dell’Alfa Romeo, a poche ore dalla fine di un anno terribile su tutti i fronti ovvero lo stesso in cui sono stati celebrati anche i 110 anni di storia del Biscione, prende atto di una decisione che non ti aspetti.
Fusione a profusione
La notizia che il primo B-SUV a marchio Alfa Romeo sarà realizzato in Polonia ha sconvolto praticamente tutti. L’Alfa Romeo è sempre più diversa, lontana da quel Made in Italy e in qualche modo da quell’idea forte di sportività e da un passato gloriosissimo. A Tychy ci sarà quindi anche spazio per Alfa Romeo, in buona compagnia tra Fiat, Lancia e ora anche Jeep. In Polonia si materializza il primo passo di un futuro che è quello della fusione con PSA che coinvolgerà chiaramente anche Alfa Romeo. Si capisce quindi bene che con la condivisione delle piattaforme tra i due Gruppi, quello dello spostamento verso la Polonia rappresenta solo la prima pagina di un romanzo a tratti drammatico.
Gli investimenti rivolti allo stabilimento polacco di Tychy sono ampi e pesanti dal punto di vista economico. Non è detto quindi che un’Alfa Romeo polacca sarà una ciofeca, ma sicuramente sarà meno Alfa. Sicuramente quando vedremo per la prima volta un’Alfa Romeo uscire dalle linee polacche lo stato d’animo che proveremo sarà di difficilissima interpretazione, ma proveremo a farcelo passare.
In questo 2020 ci siamo accorti della estrema labilità di ogni cosa. Sono ormai relegate al passato le parole di Sergio Marchionne, peraltro rimarcate fino a poco tempo prima della sua morte avvenuta solamente nel 2018. Le esigenze sono mutate e si procede verso altri lidi e Paesi per puntare all’elettrico che avanza e all’elettrificazione. Sono lontani quegli Anni Settanta e Ottanta quando l’Alfa Romeo sperimentava il CEM (Controllo Elettronico Motore) o l’ESVAR (Energy Saving Vehicle Alfa Romeo). Indimenticabili gli oltre 150 miliardi di investimento a Pomigliano d’Arco per la gestazione dell’Alfa 33 utilizzata in seguito proprio per i progetti di riduzione delle emissioni. Per dire che un tempo si innovava in Italia e si sperimentava nel Bel Paese.
Nasce poi una ovvia malinconia a pensare che il modello d’accesso del listino Alfa Romeo futuro sarà un SUV di segmento B, in accordo con possibili provenienze tecniche Made in PSA. L’attesa peraltro condurrà probabilmente al 2022 o 2024 e forse il B-SUV prodotto in Polonia con le insegne dell’Alfa Romeo potrebbe anche essere l’unico prodotto al di là dei confini dello Stivale.
In definitiva, le parole di Sergio Marchionne sono la risultanza di una profezia attesa da sette anni mentre l’Italia dell’Alfa Romeo rimane un riferimento di stile e di emozioni alle quali bisogna guardare con nostalgia.