Si svolgerà a Parigi il 13 febbraio prossimo un’asta RM Sotheby’s di grande fascino che tra Ferrari, Porsche e Aston Martin introduce una incredibile Alfasud Bimotore Wainer. Un pezzo incredibile, una vettura quasi soffocata da un parterre così eccezionale ma un incredibile ritrovato storico di indubbia rarità.
Per aggiudicarsi la particolare Alfa Romeo Alfasud Bimotore Wainer non è stato fissato alcun prezzo di riserva, in accordo con stime di acquisto non rese note per l’ovvia difficoltà di quantificare uno specifico valore intrinseco di una variante pazzesca e senza precedenti. Nell’Alfasud Bimotore Wainer c’è tutta l’idea di un’Italia romantica del motore a scoppio, realtà che oggi è difficile trovare persino a cercarle col lanternino.
Idea pionieristica
Si può dire che il progetto alla base dell’Alfasud Bimotore è probabilmente rappresentativo di un’idea pionieristica a tutti gli effetti. A contribuire nell’arduo compito di base di partenza c’è l’iconica Alfasud, un modello di grandissimo successo per la storia del Biscione, realizzata a Pomigliano d’Arco in oltre un milione di unità da immatricolare risultando quindi la seconda Alfa Romeo più venduta della storia.
È il 1974 quando Gianfranco Mantovani (Wainer) decide che proprio la gettonatissima Alfasud può rappresentare la base utile ad un progetto folle. D’altronde Mantovani era un profondo conoscitore del marchio e soprattutto di rally, tanto da divenire ben presto consulente dell’Autodelta vista anche la vicinanza tra la sua personale officina di Corsico e Settimo Milanese allora sede del reparto sportivo del Biscione. L’idea era quella di fornire alla storia dell’automobile da corsa una vetturetta adatta alle incredibili corse su strada e allo stesso tempo anche ai rally. Il 1976 è quindi l’anno giusto per il debutto sotto le insegne dell’Autodelta.
Come ti installo un secondo motore sull’Alfasud
Il progetto faceva una certa impressione: bisognava estrarre i sedili posteriori dell’Alfasud Ti smontando anche tutto il retrotreno in modo da alloggiare in quest’area un secondo propulsore, sempre un 4 cilindri boxer da 79 cavalli e 1.186 cc di cilindrata. Il propulsore veniva quindi gemellato a quello già a disposizione sotto il cofano anteriore in accordo con la trasmissione. Raddoppiava quindi la potenza complessiva e la trazione a disposizione che fino a quel momento era rappresentativa del solo asse anteriore, per buona pace degli Alfisti più accaniti che avevano visto la soluzione come uno pseudo sacrilegio.
Se l’accoppiamento tra le due motorizzazioni viene formalizzato, si può dire che tutto rimane doppio sull’Alfasud Bimotore Wainer: c’è infatti un doppio carburatore, un cambio doppio e una conseguente frizione doppia. L’avviamento è invece rappresentativo di una procedura precisa: bisogna girare la chiave e quindi avviare i motori tramite due pulsanti previsti fra i due sedili anteriori. Il problema del raffreddamento del motore dice che quello posteriore viene raffrescato da radiatori con ventole elettriche di fianco alle prese d’aria laterali.
Le nere prese d’aria laterali e lo spoiler dello stesso colore rappresentano la firma estetica della mitica Alfasud Bimotore Wainer in accordo con la denominazione applicata sulla carrozzeria. All’interno, per gestire perfettamente la doppia unità motrice, la plancia prevedeva una doppia strumentazione per controllare tutti i parametri provenienti dalla doppia motorizzazione. Insomma, un esempio di pazzia (in senso buono ovviamente, ce ne fossero altri oggi…) all’Italiana peraltro già praticata dall’Alfa Romeo 16C Bimotore degli Anni Trenta. Scopriremo a febbraio l’effettivo valore dell’Alfasud Bimotre del mitico Wainer.