Carenza di chip automotive: Costruttori in difficoltà. Causa Covid, mancano semiconduttori, memorie, processori, componenti elettroniche che i fornitori hanno sempre garantito ai Costruttori. Così, ci sono blocchi della produzione. Oppure, per limitare i danni, sfuttare le forniture rimaste “in magazzino” per assemblare le auto a più alta redditività. Si usa il minimo per avere il massimo.
Carenza di chip automotive: problemi per più Gruppi
Ma perché i fornitori hanno a loro volta prodotto meno chip, semiconduttori, memorie, processori, componenti elettroniche? Perché per un certo periodo, in piena pandemia di marzo 2020, la domanda era calata. Poi, d’improvviso, due nuovi fattori: la domanda da parte delle Case auto s’è alzata e c’è stata la crescita delle vendite di apparecchiature elettroniche. A sua volta, questo è stato causato dal lockdown: computer portatili e console per videogiochi sono più richiesti, con le persone obbligate o tenute a restare a casa per combattere le infezioni di coronavirus.
Così, si hanno problemi per FCA, Ford, VW, Toyota, fra gli altri, in Nord America. E per Nissan in Giappone.
Componenti elettroniche in aumento per le auto
A tutto questo si aggiungano due elementi. Anzitutto, di recente, un incendio ha danneggiato una fabbrica di semiconduttori di uno dei principali fornitori giapponesi, la Asahi Kasei. Andati bruciati numerosi componenti già pronti per la consegna. Secondo, sulle auto moderne aumenta di continuo la presenza di chip, semiconduttori, memorie, processori, componenti elettroniche.
Basti pensare ai sensori moderni, come quelli laser e a ultrasuoni (LIDAR), abbinati a telecamere ambientali: rilevano la distanza e riconoscono l’ambiente circostante. Una centralina elabora i dati convertendoli in segnali di allarme ottici o acustici oppure in impulsi diretti per accelerare o frenare. In digitale. Le Case automobilistiche utilizzano i sistemi più diversi di assistenza alla guida, in più combinazioni.