Un vero colosso dell’Automotive, una società di dimensioni considerevoli che abbraccia ben 14 marchi e che diventa tra i top del settore come dimensione, questo è Stellantis, nato dalla fusione di FCA con PSA.
Francia e Italia insieme, per una fusione tra due delle società già in precedenza leader del mercato, con la PSA a farla da padrona nel mercato Cinese e la FCA a fare lo stesso negli USA.
Ma la partenza del nuovo colosso dell’Automotive non è stata delle migliori, con polemiche sulla maggiore influenza francese rispetto a quella italiana e con problematiche di produzione e di occupazione che a onor del vero, va detto, si verificano in ogni settore quando c’è una rivoluzione societaria come quella avvenuta nella fusione tra le due società.
In Italia i sindacati sono già in allerta per il ricorso a sorpresa, alla cassa integrazione nello stabilimento di Mirafiori.
E arrivano notizie a dir poco preoccupati da oltre Oceano, con alcuni licenziamenti di operai, che in Italia adesso non potrebbero avvenire perché vige lo stop per via del Covid. Proprio la pandemia potrebbe essere una delle concause di questa partenza particolare di Stellantis, con il calo della domanda di autoveicoli che per esempio ha portato in alcuni posti della Spagna, ad un calo di produzione.
La Cassa integrazione in Italia e le polemiche coi sindacati
Potremmo definirlo un fulmine a ciel sereno il ricorso agli ammortizzatori sociali nelle Carrozzerie di Mirafiori. Una cassa integrazione che scatterà dal 1° marzo e durerà un paio di settimane e che riguarderà la linea di montaggio della nuova Maserati Levante. E saranno oltre 900 gli operai che saranno fermati e messi in casa integrazione.
E dal 22 febbraio sono in cassa integrazione già 441 operai delle Presse dello stabilimento di Mirafiori. Ma non solo, perché scatterà la cassa integrazione anche a Grugliasco e per oltre 1100 operai della Maserati.
La motivazione del ricorso agli ammortizzatori è per l’adeguamento della produzione a nuovi modelli di auto che si andranno a produrre, ma questo non ha certo smorzato le polemiche soprattutto alla luce del fatto che da più parti viene ventilata l’ipotesi che la preponderanza francese miri a spostare la produzione del gruppo in territorio transalpino, nonostante il costo della manodopera in Francia sia più alto che in Italia.
Ma Tavares nella recente visita negli stabilimenti Piemontesi ha anche sottolineato che a livello generale (manodopera esclusa quindi), i costi di produzione di un veicolo in Italia sono maggiori di quelli in Francia, e le sue parole hanno avvalorato la tesi di un trasloco della produzione oltralpe.
La crisi di mercato, dagli Usa alla Spagna fino all’Italia
E sono i numeri della produzione e le leggi del mercato un altro tassello che mette in agitazioni le componenti organizzative del gruppo e gli operai dal loro punto di vista. Da Stellantis infatti avvertono che per quanto concerne la 500E, il calo della produzione è sceso da 300 vetture al giorno a 210. E così anche la Levante, passata da 72 a 54.
Ma non ci sono solo le problematiche del Bel Paese perché anche dagli stabilimenti esteri del gruppo arrivano notizie poco confortanti. Per esempio in Spagna, a Saragozza, nello stabilimento Stellantis la produzione è ferma da giorni.
Un po’ quello che è successo a Melfi in Italia, perché la produzione di Saragozza si è fermata per carenza di materiali soprattutto dell’indotto. E sarebbe di 10.000 auto il calo produttivo nello stabilimento Iberico con uno stop alla produzione di ben 5 giorni e con oltre 5.000 lavoratori a casa.
E notizie non certo positive arrivano dagli Stati Uniti d’America. Infatti nello stabilimento di Belvidere, noto per la produzione dei nuovi Jeep Cherokee, sono stati licenziati 150 lavoratori. Licenziamenti veri e propri, non ricorso ad ammortizzatori sociali o stop alle produzioni. La fabbrica dell’Illinois che occupa circa 3.300 dipendenti ha licenziato, a detta dei vertici di Stellantis, per far fronte al calo della domanda per le nuove Jeep Cherokee.
Tra Pandemia e crisi del settore
Come dicevamo in premessa, la crisi del settore auto che da tempo era già in corso, insieme alle problematiche del Coronavirus hanno di fatto messo in ginocchio diverse casa. Anche il gruppo Stellantis, con i suoi 14 marchi non poteva non essere influenzato da questa situazione. Da qui nascono le problematiche che ricadono anche sui livelli occupazionali in Italia come all’estero.
I dati ufficiali di Stellantis, come vendite, soprattutto in Europa, sono a dir poco deludenti se pensiamo che il primo mese di vendite dopo la fusione tra PSA e Fiat Chrysler Automobiles, cioè gennaio, ha fatto registrare un drastico calo di vendite in Europa, con una perdita del 27,4%.
Una fusione che se da un lato ha fatto diventare Stellantis il quarto gruppo automobilistico più grande del Pianeta, in quanto a vendite, per i motivi già citati, non ha sortito un effetto positivo.
Il paragone con gennaio 2020, quando però c’è da dire che in Europa la Pandemia non era ancora arrivata, non regge. La quota di mercato di Stellantis (naturalmente sommando i dati di entrambi i gruppi prima della loro fusione) a gennaio 2020 era pari al 21,7%, mentre dodici mesi dopo si è assestata a 21,2%.