La Fiat 128 nell’immaginario collettivo degli italiani che hanno vissuto appieno gli Anni Settanta del Bel Paese rappresenta quasi un oggetto di culto. Probabilmente anche perché la berlina del Lingotto era diffusissima allora: fino al 1983 ne furono realizzate oltre tre milioni. Tutti si ricordano la 128.
Ma nel 1971, al Salone di Ginevra di cinquant’anni fa, debuttava una variante che faceva innamorare chi aveva le corse nel cuore. A quel tempo si era infatti diffusa la voglia, e un po’ anche la moda, di realizzare varianti “rally”: lo fa anche la Fiat che introduce l’iconica 128 Rally proprio nell’occasione della kermesse ginevrina. Nasce così una versione sportiveggiante equipaggiata con un ottimo 1.300 da 150 chilometri orari di velocità massima che faceva battere il cuore a più non posso.
Poche differenze
Volendo essere sinceri, la Fiat 128 Rally possedeva nella denominazione una trattazione forse particolarmente esasperata visto che comunque rimaneva una berlina adatta all’utilizzo giornaliero. In ogni caso le sue doti sportiveggianti si abbinavano bene alla semplicità di utilizzo che la rendeva perfettamente gestibile praticamente da chiunque si fosse seduto al posto di guida. D’altronde in Fiat servono pochi passaggi per dare vita alla Rally. Lo fanno servendosi di un naturale aumento di cilindrata che porta il quattro cilindri posto sotto il cofano in posizione trasversale da 1.116 cc a 1.290 cc di cilindrata con rapporto di compressione che passa da 8,8:1 a 8,9:1 e alesaggio – corsa pari a 86 e 55,5. C’è poi un nuovo carburatore a doppio corpo che produce un suono quasi impressionante allo scarico e una modifica alla fasatura dell’albero di distribuzione.
La Fiat 128 Rally introduce inoltre il servofreno, gruppi ottici con piccoli fari supplementari, modanature dedicate, monogramma “Rally” sul cofano e nuovi interni con sedili avvolgenti ma reclinabili e poggiatesta regolabili. I finestrini posteriori si aprivano a compasso mentre la strumentazione permetteva di avere ora il contagiri, il manometro per monitorare la pressione dell’olio e il termometro dell’acqua. Il paraurti era stato alleggerito e davanti faceva da supporto ai fari aggiuntivi che con la fascia nera alla base delle portiere contribuiva ad incrementare l’aspetto “racing”, mentre al posteriore c’erano ora quattro elementi circolari per i nuovi fanali: si potevano quindi avere anche i cerchi in lega.
Prestazioni incrementate
La Fiat 128 Rally permetteva quindi di configurare un incremento prestazionale sicuramente interessante. Il propulsore rivisto permetteva di incrementare di 12 cavalli la potenza erogata che cresceva ora fino al valore di 67 cavalli a disposizione contro i 55 esprimibili dalla 128 tradizionale dotata del canonico 1.100.
Se oggi toccare i 150 orari di velocità massima sembra quasi un dato che fa sorridere, ripensando a cinquant’anni fa il valore espresso dalla 128 Rally fornisce l’idea di velocità dura e pura che questa piccola berlina riusciva ad esprimere al massimo del suo potenziale. Il dato al tachimetro aveva infatti subito un incremento di circa 10 unità rispetto alla variante tradizionale della medesima vettura. Il divertimento che la 128 Rally riusciva a configurare era un aspetto sul quale in Fiat avevano puntato sin dall’inizio del progetto.
La 128 Rally veniva proposta dalla Fiat al prezzo di 1.220.000 Lire, ma per 7.000 Lire si poteva avere l’antifurto, quindi i vetri atermici con lunotto termico per 21.000 Lire. I cerchi in lega di magnesio costavano 50.000 Lire mentre per 10.000 Lire si aveva le cinture di sicurezza anteriori e per 15.000 Lire il parabrezza che incorporava l’antenna per la radio. Si poteva avere in Rosso-Arancio, Grigio Artico, Bianco o Giallo. La produzione cessò tre anni dopo il debutto quando la Fiat 128 Rally venne sostituita dalla Fiat 128 Coupé 3P.