Nel garage di lusso di Brian Johnson c’è anche una Ferrari 458 Italia, che domina la scena come una regina. Il cantante del gruppo hard rock degli AC/DC è innamorato di questa supercar di Maranello, scelta in tinta rossa. Del resto, come dargli torto? Stiamo parlando di un’opera d’arte tricolore, nata nel paese della bellezza. Sembra una proiezione automobilistica del genio di Michelangelo; una scultura dinamica impeccabile.
Storia del modello 8 cilindri di Maranello
Costruita dal 2009 al 2015, la Ferrari 458 Italia è una berlinetta da sogno, dalle linee agili e sublimi. Il suo look miscela con grazia l’eleganza all’aggressività: miracoli compiuti spesso da Pininfarina con i gioielli del “cavallino rampante”.
Nella vista frontale si notano le piccole alette aero-elastiche, capaci di adattare la loro forma ai bisogni aerodinamici del momento. Un modo per garantire ottimali responsi in termini di deportanza e scorrevolezza. L’attento sfruttamento dei flussi è una costante di questa vettura, che ottiene grandi valori di downforce, senza turbare l’armonia della sua esecuzione stilistica, per un risultato assolutamente impeccabile.
Energia Made in Maranello per emozioni uniche
Cuore pulsante del modello è un motore V8 aspirato da 4.5 litri, che eroga 570 cavalli di razza: la sua corsa fino ai 9000 giri al minuto è accompagnata da un crescendo rossiniano. Se le melodie sono quelle giuste, non meno esaltante è il quadro prestazionale, che ha fatto della Ferrari 458 Italia il benchmark nel suo segmento di mercato. Qui si è imposta in modo evidente sulla concorrenza. Dalla sua una guidabilità e un equilibrio dinamico d’eccellenza, che hanno fatto scuola.
Presentata ufficialmente al Salone dell’Auto di Francoforte del 2009, questa supercar non ha faticato ad entrare nel cuore degli appassionati e dei potenziali acquirenti, con la forza del suo fascino. D’altronde, una simile prova di bravura, firmata dagli uomini di Maranello, era destinata ad attecchire nell’apparato emotivo di tutti.
Evidente il salto generazionale rispetto alla precedente F430, che pure toccava i vertici della qualità. Il suo propulsore si caratterizza per un rapporto di compressione particolarmente alto (12,5:1). Anche questo aiuta a comprendere la nobile discendenza, frutto di un know-how maturato in anni di corse ai massimi livelli.
La potenza della Ferrari 458 Italia viene scaricata a terra con l’ausilio di un cambio elettroidraulico a doppia frizione con 7 rapporti. I passaggi di marcia avvengono alla velocità del pensiero, come i cambi di traiettoria, grazie alla precisione estrema dello sterzo.
Anche Schumacher in pista con la Ferrari 458 Italia
Sviluppata su telaio in lega d’alluminio, frutto di tecnologie di derivazione aerospaziali, questa “rossa” unisce leggerezza e robustezza, per un handling al top. Il fatto che alla messa a punto della vettura abbia collaborato il mitico Michael Schumacher aggiunge un’ulteriore nota di bontà alla proposta. Grande l’elasticità del suo motore, con una coppia massima di 540 Nm a 6000 giri al minuto, oltre l’80% della quale disponibile dai 3250 giri al minuto. A smorzare la marcia ci pensano dei potenti freni a disco della Brembo.
Al momento del lancio, la Ferrari 458 Italia era un modello innovativo sotto punto di vista: gruppo moto-propulsore, design, aerodinamica, handling, strumentazione e interfaccia uomo-macchina. Gli altri modelli del listino del tempo sembravano roba da passerella alla Croisette rispetto a lei. Anche se la California e la 599 Gtb Fiorano sono bellissime, la sorella a 8 cilindri, con motore posteriore-centrale, è tutta un’altra cosa.
Il fascino della Ferrari 458 Italia tocca vette inarrivabili. Ogni espressione stilistica si coordina armonicamente alle altre, per un design che conquista gli occhi, passando poi dalle pupille al cuore. Questa berlinetta a due posti beneficia dell’esperienza maturata in Formula 1. L’attitudine prestazionale dell’auto viene comunicata anche dalle cifre più comuni per misurarla: accelerazione 0-100 km/h in meno di 3,4 secondi, velocità massima superiore ai 325 km/h. Mi pare che Brian Johnson degli AC/DC non abbia proprio ragione di lamentarsi…