Un video ci mostra l’azione di un’Alfa Romeo P3 del 1931, coi colori della Scuderia Ferrari, durante l’evento Phillip Island Classic 2020, sull’omonima pista stradale permanente, in Australia. Quando si parla di quest’auto, le pulsazioni cardiache degli appassionati si spingono a mille. Stiamo parlando, infatti, di una delle opere supreme della casa milanese, quindi dell’intero comparto automobilistico. In essa si concentra un’intero capitolo di motorsport del “biscione”.
L’Alfa Romeo P3, prodotta dal marchio del Portello tra il 1932 e il 1936, è il frutto della competenza di Vittorio Jano. L’ingegnere piemontese diede vita a un modello vincente, capace di esprimersi con grande efficacia competitiva sui diversi campi di gara. Alcuni esemplari dell’auto finirono alla Scuderia Ferrari, insieme alla consulenza dell’ingegner Bazzi e del tester Marinoni. Fu proprio in quel momento che la creatura di Enzo Ferrari divenne il reparto corse dell’Alfa Romeo: due miti si sposarono.
Storia sportiva nobile e prestigiosa
Con la P3 corsero e vinsero alcuni dei piloti più grandi di tutti i tempi, come Achille Varzi, Louis Chiron e Tazio Nuvolari. Quest’ultimo, soprannominato il “Mantovano Volante”, fece dipingere sul cofano motore dell’esemplare con cui vinse il Gran Premio di Germania del 28 luglio 1935 il motto “Donne e Motori, Gioie e Dolori”. Sopra la scritta, l’effigie della tartaruga ricevuta in dono da Gabriele D’Annunzio. Il “Vate” aveva scelto l’insolito cadeau con una frase paradossale: “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. Quella tartaruga divenne presto l’emblema, il simbolo di Nuvolari, che con l’Alfa Romeo P3 raccolse diversi successi.
La monoposto del “biscione”, spinta da un possente motore ad 8 cilindri in linea sovralimentato da 2654 cm3, viene considerata una delle migliori auto da corsa mai costruite. Il suo palmares brilla di tante vittorie e di molte imprese fuori dal comune. Battezzata ufficialmente Tipo B, ma conosciuta da tutti come Alfa Romeo P3, questa vettura trae diversi spunti dalla Tipo A e dalla 8C 2300 Monza, ma è sostanzialmente diversa. Fu realizzato anche un esemplare a due posti, che si impose alla Mille Miglia del 1935, con Carlo Maria Pintacuda e Alessandro Della Stufa. A volerlo, un certo Enzo Ferrari, che ebbe ragione, perché il trionfo fu marcato: i due piloti si imposero con 40 minuti di vantaggio. Gli inseguitori furono costretti ad inchinarsi alla superiorità dell’erede spirituale della P2, in una insolita versione biposto.
Alfa Romeo P3: un mito nel mito
La spinta dell’Alfa Romeo P3 era inizialmente affidata a un cuore in lega leggera di 2.7 litri, sovralimentato da una coppia di turbocompressori volumetrici Roots. In quello step, la potenza massima erogata dal motore era nell’ordine dei 215 cavalli. Poi venne il turno della versione da 2.9 litri del 1934, che portò la riserva energetica a quota 255 cavalli. L’anno dopo, la Scuderia Ferrari, portò in gara le varianti da 3.2 e 3.8 litri, con una potenza cresciuta fino a 265 cavalli. Il quadro prestazionale ne ebbe giovamento, senza inficiare l’equilibrio dell’innesto con il telaio a longheroni e traverse in acciaio di cui l’auto era dotata.
La storia luminosa dell’Alfa Romeo P3 prese forma, sul piano sportivo, con il successo di Tazio Nuvolari all’esordio del modello nel Gran Premio d’Italia. Era il 5 giugno 1932 e quella tappa segnò il primo passo di un cammino luminoso. Fu sempre il “Mantovano Volante” a chiudere nel modo più brillante la carriera dell’auto, con la vittoria nel Gran Premio di Germania del 1935, quando l’esile pilota italiano fece suonare l’inno tricolore davanti alle autorità tedesche, in casa loro. L’Alfa Romeo P3 corse sia nei colori del biscione che con quelli della Scuderia Ferrari, mostrandosi efficace e vittoriosa sui campi di gara, per impreziosire la storia del marchio del “biscione”. Oggi possiamo gustarne le dinamiche in pista, sul tracciato di Phillip Island, vivendone la magia, perché le emozioni più belle non hanno scadenza. A voi una buona visione del video.