Le telecamere invadono le strade, col risultato che l’Italia ha bucato due volte gli obiettivi di dimezzare i morti sull’asfalto: dal 2001 al 2010, e poi dal 2011 al 2020. Ecco perché l’Unione europea ci guarda malissimo in fatto di sinistri stradali. Qualcosa non quadra, c’è poco da fare. Ma in questi giorni tiene banco il problema dei ciclisti investiti dagli ubriachi. La risposta di molti amministratori è: mettiamo un sacco di autovelox.
Questo efficace strumento contro la velocità eccessiva ha un limite. Non per colpa sua. Ma per responsabilità di chi lo usa, ossia i gestori delle strade. Il limite è che l’autovelox non becca drogati e ubriachi. Non li ferma neppure. La multa arriva a casa. Di chi? Del proprietario dell’auto. Pertanto, se l’ubriaco guida la macchina di un altro, è assolutamente e totalmente inarrivabile. Il titolare del mezzo dovrebbe dire alle Forze dell’ordine chi guidava, ma può anche pagare una multa supplementare di 300 euro (magari d’accordo col guidatore) per non comunicare il nome del conducente.
Insomma, per il fenomeno dei ciclisti investiti dagli ubriachi, l’autovelox è inutile. Anzi: è dannoso. Chi guida in stato d’ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di stupefacenti sa che la farà franca. La verità è che servono controlli in carne e ossa, sulle strade. Stabiliti da chi amministra la cosa pubblica. In tutto questo, gli stessi agenti delle Forze dell’ordine fanno già i miracoli coi mezzi a disposizione.
Su tutto, grava la questione dei numeri. In Italia, quanti sono gli incidenti da alcol? Mistero. L’Istat non è messa in condizione di dirlo. L’Istituto superiore di Sanità (ISS) stima che gli incidenti stradali alcol correlati in Italia sono pari al 30-35% degli incidenti mortali. Ma se conosci poco il fenomeno, è difficile combatterlo con efficacia.