L’Alfa Romeo Alfasud Sprint è stata costruita dalla casa del “biscione” negli anni che vanno dal 1976 al 1989. Il modello, a partire dal 1983, ha perso l’appellativo Alfasud dalla sigla. In totale sono stati prodotti 116.552 esemplari. Questa coupé, nata come sostituta ideale della GT Junior, si caratterizza per le dimensioni compatte: lunghezza 4920 mm, larghezza 1620 mm, altezza 1305 mm. Il suo look, snello e sportivo, porta la firma di un grande maestro dello stile italiano: Giorgetto Giugiaro. Facile cogliere la parentela con l’Alfetta GT.
Le linee di taglio molto geometrico e il lunotto fortemente inclinato sono due note del suo stile, che trasmette un senso di dinamica freschezza sportiva. Fra le caratteristiche insolite, merita di essere menzionata anche la presenza dei finestrini posteriori abbassabili. Soluzione, quest’ultima, di natura molto pratica, difficilmente riscontrabile sulle vetture coupé.
Buona la capienza del bagagliaio, pari a 325 dm³: una cifra importante, se si tiene conto della natura dell’auto e delle sue dimensioni esterne contenute. Purtroppo, l’impossibilità di abbassare lo schienale dei sedili posteriori ha sacrificato l’ipotesi di un volume di trasporto ancora maggiore. Lo studio attento del design di Giorgetto Giugiaro ha miscelato la snellezza formale all’abitabilità, buona anche per i passeggeri seduti dietro.
Un’auto piacevole, in continua evoluzione
Ad alcuni anni dall’esordio, l’Alfa Romeo Alfasud Sprint perse diversi elementi di finitura in metallo, per lasciare spazio all’uso di materiali plastici, che non turbarono la qualità dell’esecuzione stilistica delle origini. Il modello, così, si allineò meglio ai canoni del tempo, attualizzando la sua formula espressiva. Nel 1983 il nome Alfasud andò in archivio. Da quel momento prese inizio una fase di grande dinamismo commerciale, che vide sbocciare diverse serie speciali, destinate soprattutto alla Francia, alla Germania e alla Svizzera.
Il motore dell’auto, nella prima versione, era un quattro cilindri boxer di 1.286 cc, in grado di sviluppare una potenza massima di 76 cavalli a 6.000 giri al minuto. Nel 1978, questa unità propulsiva lasciò il posto a due nuovi cuori, sempre con la stessa architettura, ma con cilindrate diverse e più alte: 1.351 cc e 1.490 cc, quest’ultimo destinato soprattutto ai mercati esteri. La potenza era, rispettivamente, di 79 cavalli a 6.000 giri al minuto e di 84 cavalli a 5.800 giri al minuto. Il modello, che continuava ad essere prodotto a Pomigliano d’Arco, guadagnò così un ulteriore tono muscolare. La sua energia veniva scaricata a terra con l’ausilio di un cambio manuale a cinque marce sincronizzato.
Alfa Romeo Alfasud Sprint: lunga vita
Nel 1979 giunse un’altra versione: l’Alfa Romeo Alfasud Sprint Veloce, che ricevette un nuovo step evolutivo sul motore. Grazie, soprattutto, al più elevato rapporto di compressione, la potenza crebbe a 86 cavalli sul cuore di 1.3 litri e a 95 cavalli sul cuore di 1.5 litri. Nel 1983 fu il turno dell’Alfa Romeo Sprint, che perse il nome Alfasud nella sigla. Fra le differenze, oltre al cambio di denominazione, i già citati innesti di componenti in plastica e la rivisitazione ad hoc di alcuni elementi dell’abitacolo.
Venne introdotta la versione 1.5 Quadrifoglio Verde, che conservava la cilindrata del precedente motore di 1.490 cc, ma qui la potenza cresceva a quota 105 cavalli a 6.000 giri al minuto. Arrivarono i dischi anteriori ventilati, per contrastare meglio la superiore energia dinamica. Lo spoiler posteriore e il taglio dei cerchi in lega consentivano di distinguere facilmente questo allestimento. Le modanature laterali e lo scudetto Alfa erano in tinta verde. C’erano anche i fendinebbia di serie. Le modifiche all’assetto regalavano al guidatore delle doti di handling di più alto livello.
La casa del “biscione”, intanto, cominciava a pensare ai clienti dal cuore più sportivo. Il frutto del loro impegno fu una versione ancora più muscolosa, nata nel 1987, dove l’unità propulsiva da 1.490 cc lasciava spazio a un più possente cuore da 1.712 da 118 cavalli a 5.800 giri, che regalava un supplemento di vigore dell’Alfa Romeo Sprint Quadrifoglio Verde. Tale motore fu declinato anche in versione green, con iniezione elettronica e catalizzatore. Poche le modifiche estetiche. Ormai il modello aveva fatto il suo tempo e il ciclo produttivo stava per chiudersi.