Dal momento che ormai siamo dentro un autentico Grande Fratello del Fisco, con banche dati che si incrociano e che sono ad uso e consumo delle Amministrazioni finanziarie e degli organi accertatori, anche il solo possedere un veicolo di grossa cilindrata o di elevato valore può far scattare gli accertamenti.
Questo ciò a cui devono prestare attenzione i contribuenti, tra redditometro e risparmiometro, che sono gli strumenti che il Fisco italiano utilizza per scovare presunti casi di evasione e per verificare che il tenore di vita di un contribuente non sia fuori asse rispetto ai redditi e agli introiti che dichiara di avere.
E le auto non potevano non essere dentro questi strumenti perché spesso è il parco auto di un contribuente la prima cosa che il fisco controlla nel momento in cui apre un fascicolo su un contribuente. Per ritardi legislativi comunque, come vedremo in seguito, i controlli relativi al parco auto di un contribuente sono stati congelati.
Occorre aggiornare i decreti attuativi da troppi anni fermi. Resta il fatto che anche l’auto può essere un fattore che porta il contribuente a controllo fiscale.
Come funzionano i controlli del fisco
Anagrafe tributaria, Motorizzazione Civile (MTCT), Pubblico Registro Automobilistico (PRA), banche dati Istituti di Credito, Catasto e così via, sono queste le banche dati aperte alle Amministrazioni finanziarie e ai controlli.
L’incrocio dei dati può determinare l’avvio delle procedure di accertamento contro un contribuente che potrebbe avere una discordanza particolare tra tenore di vita, possedimenti e redditi dichiarati.
E come dicevamo le auto sono uno di questi campanelli di allarme per il fisco ed una delle cose a cui i contribuenti devono prestare attenzione.
Se i soldi dichiarati annualmente sono pochi rispetto all’acquisto di una casa di un certo prestigio scatta l’allerta del fisco nostrano. Lo stesso può scattare se si dichiara poco come reddito ed allo stesso tempo si effettua un bonifico ingente per le vacanze in un super resort in un Paese Tropicale per esempio.
E anche se l’auto che possediamo o compriamo è poco allineabile con i redditi dichiarati. Anche il mantenere una auto di lusso a volte può sembrare agli occhi del fisco impossibile se si dichiarano redditi bassi.
“Se il denaro necessario per acquistare e mantenere una auto di un certo tipo, superano i redditi dichiarati dal contribuente, può scattare l’accertamento fiscale”.
Impossibile comperare o mantenere una auto di lusso se si dichiarano redditi troppo bassi e spesso una situazione del genere porta il contribuente ad avere anche difficoltà a giustificare gli appunti mossi dal fisco.
Come ci si può difendere da un accertamento per una auto che sembra fuori portata
Per capire di che auto stiamo parlando e di quali veicoli balzano di più sotto la lente di ingrandimento del fisco, non c’è un solo parametro perché vale tutto, dalla cilindrata al modello, dalla rarità agli allestimenti.
L’accertamento del fisco parte in genere con la richiesta di spiegazioni al contribuente. Una richiesta bonaria con la quale si chiede al contribuente di spiegare la provenienza dei soldi utilizzati per comperare o mantenere un veicolo come quelli prima descritti e non in linea con i redditi dichiarati dal contribuente.
In questa fase il contribuente deve provvedere a dare spiegazioni al fisco prima che scatti il controllo vero e proprio. Solo dimostrando la fonte delle entrate il contribuente può scampare ad un controllo fiscale più approfondito. Oppure c’è la via del bene strumentale, nel senso che si deve dimostrare che il veicolo “fuori luogo” rispetto ai redditi sia necessario e funzionale all’attività economica esercitata.
Dal redditometro non si scappa perché è lo strumento analitico e sintetico che determina tramite la presa in considerazione di alcuni elementi ritenuti indicativi, tra cui il parco auto, la capacità contributiva di un soggetto dal punto di vista fiscale.
E se tutti questi elementi producono uno scostamento del 20% rispetto ai redditi di un contribuente, può scattare il controllo fiscale che diventa automatico se la discordanza è per più anni di imposta consecutivi (almeno 2).
Dal momento che si tratta di dati presunti e di stime, è facoltà del contribuente difendersi, magari dimostrando la provenienza die soldi da un lascito ereditario piuttosto che dallo smobilizzo di beni patrimoniali.
Una giustificazione può essere anche il dimostrare che ci sono alcuni redditi che non sono visibili al fisco perché esenti per esempio.
Nessun controllo perché servono gli aggiornamenti dei decreti
Proprio per questo il fisco italiano convocando il contribuente per gli opportuni chiarimenti, chiede allo stesso di compilare una specie di questionario. L’anomalia è che quelli che in gergo tecnico sono chiamati elementi di capacità contributiva, tra cui anche le auto, vengono stabiliti mediate decreti del Mef (Ministero di Economia e Finanze).
Ogni anno questi indicatori dovrebbero essere aggiornati e se necessario cambiati. Da anni però non sopraggiungono novità in questo senso e l’ultimo intervento è del 2015. Il fatto è che questi indicatori sono validi per il biennio di imposta di validità e pertanto, quelli oggi presenti nel sistema valgono per gli anni 2015 e 2016.
In pratica, non sono più validi e dal momento che prevedevano allerte per veicoli di potenza superiore a 250 cavalli, per i i Suv, i fuoristrada, le auto storiche e le auto d’epoca, oggi come confermato dall’Agenzia delle Entrate, il controllo singolo per possesso di questi autoveicoli non può scattare.
In attesa che vengano aggiornati i parametri quindi, i contribuenti sono di fatto fuori pericolo da questo punto di vista, a meno che il controllo non scatti per anomalie ben più marcate. Resta il fatto che eventuali contenziosi riferiti a quelle annualità prima citate, restano in corso.